Quaranta anni fa l’incidente della funivia di Champoluc: morirono undici persone

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40 anni fa, alle 11 del 13 febbraio 1983, a Champoluc di Ayas avvenne uno dei più gravi incidenti funiviari dell'arco alpino. 3 cabine dell’impianto che portava gli sciatori al Crest - a seguito dello sganciamento di un’altra cabina dalla fune portante - vennero “scarrucolate” e caddero al suolo da un altezza di 20 metri: 10 persone persero la vita sul colpo, una ragazza di 20 anni morì qualche giorno dopo all'ospedale di Novara a causa delle gravi ferite riportate.

Unico sopravvissuto fu Stefano Borlini, che all'epoca aveva 9 anni: nella caduta riportò gravi fratture e rimase in coma 2 settimane prima di riprendersi. Suo padre, Mario Giuseppe Borlini, invece, morì nell'incidente. Il 29 enne torinese Maurizio Maria Verna quella mattina era partito dal capoluogo piemontese per andare a sciare a Champoluc: in attesa di salire su un ovetto, Verna lasciò il posto a un'altra persona. Pochi minuti dopo, il disastro: la cabina che il torinese cedette per gentilezza a quello sfortunato sconosciuto, era la numero 12. Sconvolto, il giovane lasciò la Valle d’Aosta e tornò a Torino.

Nel pomeriggio Maurizio Maria Verna decise di andare a vedere “La Capra”, un film leggero con Gérard Depardieu, proiettato alle 17.30 al Cinema Statuto.

Durante la proiezione, alle 18.15, un incendio divampò da una tenda e si propagò all’interno della sala, uccidendo 64 persone per l’intossicazione dovuta alle sostanze chimiche rilasciate dalle tende, dalla moquette e dalle poltroncine. Le uscite di sicurezza erano state chiuse a chiave per evitare che qualcuno potesse entrare senza biglietto. Maurizio Maria Verna fu tra le vittime.

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