La fotografia e le bocce: la comunità di Gressan ha salutato Giulio Bracco

La fotografia e le bocce: la comunità di Gressan ha salutato Giulio Bracco
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Il Cristo di Chamolé di Mario Stuffer era il soggetto preferito di Giulio Bracco fotografo. Lo ritraeva in ogni stagione e con ogni luce possibile, amava il movimento di quella figura inarcata nel legno e molte di quelle immagini divennero cartoline e partirono per il mondo intero. A Pila dal 1984 al 1997 il negozio di tabacchi e souvenir lo gestivano infatti Cesira Garino e suo marito Giulio Bracco e per lui ogni momento libero era l’occasione buona per fotografare, scegliendo poi i soggetti migliori e trasformandoli in rettangoli di carta spessa che i francobolli portavano ovunque.

A Giulio piaceva ricordare quel periodo felice, una delle sue grandi passioni, insieme a quella per le bocce, lui fondatore nel marzo del 1973 del Gruppo Bocciofilo Le Carreau di Gressan e pure ottimo giocatore tra la D e la C, partecipante a parecchie edizioni dei Campionati Italiani. Allora i campi erano poco distanti da casa, di fronte alla chiesa di Chevrot, la comunità dove si era trasferito dopo avere sposato nel 1968 Cesira Garino. Si erano conosciuti nel 1966, durante una gita a Verbier organizzata dalla parrocchia di Gressan, perché entrambi abitavano a Gressan ma non si erano mai visti. Cesira a Chevrot, con il papà Albino, la mamma Armanda Villa che teneva il negozio di alimentari e il fratello Roberto, Giulio su al Pilet, con la mamma Lelia Quendoz e il nonno Giuliano, detto Ien. Proprio nella casa dei Quendoz era nato il 19 maggio del 1942 mentre il papà Savino si trovava al fronte, con i Bracco contadini originari di Drusacco in Valchiusella, arrivati a Gressan a fine Ottocento.

D’altronde all’epoca, come oggi, le scuole elementari erano sia a Chevrot che a Gressan e poi Giulio aveva frequentato le medie al Seminario, per poi passare ai corsi tecnici che lo avevano portato ad essere assunto dall’Olivetti ad Ivrea, destinato ai controlli del servizio qualità, ogni giorno al mattino presto il pullman da Aosta. Questo spiega perché Giulio Bracco non avesse mai incontrato Cesira Garino, la ragazza più bella di Chevrot, fino a quel giorno del 1966: si sposarono due anni dopo e lui nel 1969 lasciò l’Olivetti per diventare contabile della rappresentanza Invernizzi di Aosta, sino al 1974 quando entrò alla Cogne, sempre destinato al controllo qualità.

Nel frattempo erano diventati genitori di Annie nel 1970 e di Christian nel 1972, poi il negozio a Pila e quello di Bonella, alimentari e edicola, a fianco alla strada regionale, un vero punto di riferimento per la piccola comunità di Chevrot, la passione per la fotografia e per le bocce, la voglia di impegnarsi per gli altri, anche come donatore dell’Avis.

Fu proprio durante un controllo prima di una donazione che si accorsero di un serio problema, Giulio Bracco venne operato al cuore nel 2005 poi sette anni fa ebbe un infarto nel prato della casa di Tivet. Lo salvarono l’ex infermiera Clara Piccinelli e Patrick De Gattis e gli regalarono un tempo supplementare, che lui mise a frutto occupandosi ancora di più di Alexis Imperial, il nipote con il quale intratteneva un rapporto speciale. D’altronde Giulio Bracco aveva assistito sino all’ultimo un altro piccolo sfortunato dono, Mathieu, mancato nel 1995 e quando Alexis era venuto al mondo un anno dopo per questo nonno amorevole una nuova intensa storia d’amore era iniziata.

Nelle prime ore di domenica scorsa, 5 febbraio, Giulio Bracco si è spento. Martedì tutta Gressan è scesa sino alla chiesa per salutarlo, in prima fila le giacche gialle del Le Carreau, i suoi compagni di tante giornate allegre che hanno sostenuto il feretro, poi i soci dell’Avis, gli amici, i vicini, in pratica l’intera comunità che ha così sottolineato in modo evidente e sincero quanto fosse apprezzato.

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