Idroelettrico, «Siamo interessati agli impianti privati valdostani» Ma per crescere CVA adesso guarda fuori dai confini regionali
Jolanda di Savoia è un Comune a metà strada tra Ferrara e il delta del Po: 2.600 abitanti su 108 chilometri quadrati di territorio, poche strade che si incrociano. Un posto nato dal risanamento delle paludi, iniziato nel 1882 dalla società Bonifiche Ferraresi e completato ad inizio del Novecento. Nel 1950 aveva quasi 9.000 residenti, tutti contadini e braccianti, perché a Jolanda di Savoia i campi sono a perdita d’occhio, sotto il sole. Il patrono è San Giuseppe, una coincidenza favorevole deve avere pensato Giuseppe Argirò, l’amministratore delegato di CVA, perché è proprio da Jolanda di Savoia che inizierà la collaborazione tra l’azienda valdostana e Bonifiche Ferraresi. «E’ qui che abbiamo individuato le aree dove realizzare il nostro primo impianto agrivoltaico da 150 Megawatt, praticamente la stessa potenza delle nostre centrali idroelettriche più importanti, Valpelline e Avise.»
«CVA deve investire - dice Giuseppe Argirò - e lo stiamo facendo recuperando i ritardi derivanti dalle incertezze legate alla legge Madia, finalmente risolte grazie al recente e determinante intervento della Regione. Perciò abbiamo iniziato ad attuare il nostro piano strategico adottato nel 2021, cercando di accellerare i tempi: l’accordo con Bonifiche Ferraresi ne è un esempio importante. Si tratta di uno scambio azionario, che vale il 3 per cento, pari a 12 milioni di euro, del capitale della società che detiene tutto il loro gruppo, 30mila ettari di proprietà e 1 milioni di ettari con le altre compagini di riferimento, stiamo parlando di oltre 10.000 chilometri quadrati, una superficie pari a 3 volte la Valle d’Aosta ma in pianura. Con questo accordo CVA ha acquisito l’esclusiva per la posa e la gestione dell’agrivoltaico sulle loro superfici, mentre a sua volta l’Eni ha acquistato il 10 per cento di Bonifiche Ferraresi per il biofuel, cioè il biocarburante ricavato dalla materie biologiche. E’ un’operazione di grande prospettiva per noi.»
«E’ bene infatti capire - spiega Giuseppe Argirò - come l’idroelettrico non abbia più sviluppo in Valle d’Aosta, quello che poteva essere realizzato è già stato fatto, così l’eolico, l’impianto di Saint-Denis funziona ma la regione non è abbastanza ventosa in modo costante, quindi non abbiamo margini di crescita, mentre abbiamo ampi margini di decrescita. Mi spiego meglio, nel 2022 complice il calo di acqua in Valle d’Aosta la nostra produzione è diminuita del 28 per cento, i nostri concorrenti sul mercato sono andati addirittura peggio, ma le indicazioni su quello che sarà il futuro sono chiare e noi dobbiamo guardare almeno ai prossimi 20 anni. Quindi il nostro compito in CVA è differenziare: poca acqua significa più sole, quindi più fotovoltaico, nuvole e pioggia determinano più acqua e pertanto più idroelettrico. Tuttavia il fotovoltaico in Valle d’Aosta non è possibile, non esistono aree omogenee abbastanza vaste e poi l’impatto ambientale non sarebbe positivo in una regione dalle grandi bellezze naturali, perciò bisogna realizzare gli impianti fotovoltaici in zone in particolare del centro-nord Italia, nella quali si possa anche individuare la compatibilità degli impianti con la componente agricola, ad esempio le coltivazioni di erbe officinali oppure di piante come il trifoglio che riflettono la luce amplificando l’energia per irradiamento.»
«E’ comunque opportuno sottolineare - ribadisce Giuseppe Argirò - che CVA non perderà mai di vista la Valle d’Aosta, anzi tutta la nostra attività è improntata a creare sviluppo in Valle d’Aosta e non fuori da essa. Ad esempio - e lo voglio ribadire chiaramente - come CVA siamo interessati a tutti gli impianti privati operanti in Valle d’Aosta che siano sostenibili per l’ambiente, in quanto non vogliamo lasciare spazio a terzi sul nostro territorio. Quello che è successo in passato è successo, ora noi valuteremo ogni proposta, anche le piccole situazioni.»
«Attualmente la produzione di CVA viene consumata per il 13 per cento in Valle d’Aosta e per l’87 per cento viene esportata. E’ un dato molto rilevante - evidenzia l’amministratore delegato Giuseppe Argirò - che permette di comprendere bene quanto la nostra azienda debba guardare oltre i confini regionali, creando degli impianti fuori ma portando i soldi in Valle d’Aosta. I nuovi impianti che andremo a realizzare daranno delle ricadute positive alle categorie produttive valdostane e alla Regione, come riparto fiscale sulle imposte e pure come dividendi: basti pensare che nel 2020 i benefici per la comunità sono stati di 92 milioni, nel 2021 di 156 milioni e contiamo di avere un risultato ancora migliore per il 2022, visto che più CVA cresce più fa utili e più imposte versa alla Regione e dividendi alla Finaosta.»
«Tuttavia - sottolinea Giuseppe Argirò - la domanda che molti mi rivolgono è quella relativa al costo dell’energia elettrica per i valdostani. Attualmente tutte le utenze della nostra regione beneficiano di uno sconto superiore al 40 per cento rispetto ai prezzi praticati fuori Valle e si tratta di condizioni che CVA ha potuto offrire senza incorrere in sanzioni, perché il sistema di regole impedisce di regalare l’energia, possiamo praticare degli sconti giustificandoli legalmente, è questo è il meglio che si poteva fare.»
«Diverso è il discorso per le imprese, che a loro volta sono soggette alla normativa che riguarda gli aiuti di Stato. Da mesi - annuncia l’amministratore Giuseppe Argirò - Cva è al lavoro per costruire dei percorsi che non implichino dei rischi di sanzioni pesanti e un primo intervento molto positivo è stato concretizzato con l’Avif, l’Associazione degli impianti a fune. Ora dobbiamo puntare a migliorare la nostra offerta di energia indirizzata al sistema produttivo valdostano, stiamo studiando dei meccanismi compatibili con il nostro piano di sviluppo industriale, coinvolgendo proprio gli impianti di energia rinnovabile che possono beneficiare di particolari condizioni di vendita. Siamo in una fase di forte impegno, prima abbiamo sbloccato la Madia, poi subito dopo abbiamo lanciato il piano strategico, per essere in anticipo sulla scadenza della nostra programmazione del 2026 e per non rischiare, a causa della scomparsa dei ghiacciai e al calo delle precipitazioni, di avere degli anni con una forte riduzione della produzione e prezzi bassi, quindi dobbiamo guardare avanti ed accellerare tutte le nostre operazioni.»
Se l’idroelettrico rimarrà al centro dell’attenzione per CVA è chiaro da quanto visto nelle ultime settimane che il rinnovamento delle politiche aziendali e le nuove acquisizioni nell’eolico e nel solare rappresenteranno il futuro prossimo per la società valdostana, che guarda ormai come ad un ricordo lontano i negativi e polemici investimenti sulle turbine cinesi.