Una vita per la sua gente e la sua terra Si è spenta la combattente Liliane Clos
Combattere con tutta la forza che hai, sapendo già che sarà stata una battaglia persa. Questa era Liliane Clos, fin da bambina una guerriera dal carattere risoluto, alla quale avevano insegnato il culto del rispetto, quello verso gli altri e quello verso quanto ci è stato donato da chi ci ha preceduto e che abbiamo il compito di trasmettere a chi ci seguirà. Per lei niente era impossibile ed ogni problema andava affrontato sempre con impegno, così aveva imparato dalla mamma Agathe Bionaz, dal papà Adolphe, dagli zii e dalle zie che vivevano con loro e che lei continuava a portare nel cuore dove averli assistiti sino alle ultime ore di vita.
D’altronde Liliane Clos era nata con la vocazione dell’aiuto e dopo il diploma come puericultrice si era specializzata nell’assistenza ai bimbi, prima alla Maternità di Saint-Martin de Corléans e poi alla Casa dell’assistenza alle mamme e i loro figli di via Cerise, all’angolo di via Festaz, dove abitava insieme alla sua numerosa famiglia, dopo essere venuta al mondo il 6 ottobre del 1946 a Jovençan, il paese che amava, la seconda - come le piaceva ricordare - dopo la ricostituzione del Comune.
Primogenita di Agathe e Adolphe, sorella di Bernard, Silvio, Jean, Pierre, François, Jeannine e René, nel 1969 aveva sposato Celestino Marguerettaz, manutentore all’Ospedale Mauriziano e alla Maternità, divenendo mamma di Denise e di Chantal, quindi zia di tanti nipoti, per i quali era semplicemente Tata, ed infine nonna di Noémie, Nelly, Gilles e Emile.
Dopo il matrimonio era salita a vivere sulla collina di Aosta, prima a La Ravoire nella casa dei Marguerettaz, poi costruendo una propria abitazione a Gioannet, con annessa stalla, perché la passione per gli animali che condivideva con Celestino, Citeun, li aveva portati ad allevare pecore e capre. Le reines invece facevano parte del suo dna e non mancava mai un’enarpa di famiglia e una finale regionale, spesso coinvolta anche per le sue capacità di cuoca, ma Liliane Clos più di tutto amava profondamente la sua terra e la gente che la abitava, anzi negli ultimi anni pativa molto il progressivo abbandono dei valori tradizionali della nostra gente, lei che era così attenta alla famiglia, all’educazione dei giovani e al rispetto ancestrale per gli anziani, per i loro racconti, per le loro parole. Un rispetto che dimostrava con i fatti, prendendosi cura di loro, seguendoli negli ultimi passi della vita, accompagnando i malati e gli infermi a Lourdes, come esprimendo pubblicamente e ad alta voce ciò che pensava, critica verso ciò che non andava, positiva nei confronti di chi operava per il bene della comunità.
Le nostre montagne le ha percorse tutte, guardando dall’alto questa terra meravigliosa, cantando, ridendo e scherzando, portando allegria e forza a tanti che stavano vivendo momenti difficili, sempre positiva e fiduciosa. Allo stesso modo ha affrontato il male quando è comparso, consapevole però di combattere una battaglia giusta ma purtroppo inutile. E ha lottato fino all’ultimo, guerriera come sempre: circondata e sostenuta dai suoi affetti Tata si è spenta sabato sera dopo avere salutato tutti.
Martedì la neve è scesa sul funerale di Liliane Clos, sulla folla che si è radunata per salutarla. Lei ha voluto tornare a Jovençan, in chiesa la sua lingua francese per il commiato, le parole commosse dei nipoti, poi il lungo corteo per ritrovare nella tomba di famiglia i legami a cui teneva tanto. Nel frattempo la neve, che per Liliane, così attenta ai cicli della natura, rappresentava la vita, si poggiava sulla sua bara. “Le Seigneur est mon berger: je ne manque de rien, sur des prés d’herbe fraîche, il me fait reposer.” Repose-toi Liliane, maintenant que tu es avec tes parents bien-aimés. Tu as mené le bon combat et tu a achevé la course.