Cime Bianche, per la Regione «si può fare» Parere contestato dagli ambientalisti e dal Cai
Il collegamento a fune delle Cime Bianche, per collegare i comprensori del Cervino e del Monterosa Ski? Si può fare con una deroga nel caso in cui sia riconosciuto che «debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale ed economica». La giunta regionale dovrebbe adottare «ogni misura compensativa necessaria per garantire la coerenza globale della rete Natura 2000, dandone comunicazione al ministero dell'Ambiente». La deroga è possibile anche in caso di «conclusioni negative della Valutazione di incidenza sul sito o in mancanza di soluzioni alternative possibili».
Le conclusioni sono contenute in un parere dell'avvocatura regionale della Valle d'Aosta, firmato dal dirigente Riccardo Jans, che il presidente della Regione Erik Lavevaz, assessore ad interim all'Ambiente, ha citato lunedì scorso, 9 gennaio, nella seduta congiunta della terza commissione Assetto del territorio e della quarta Sviluppo economico.
Il parere era stato redatto nell'aprile 2021 e indirizzato all'allora assessora all'Ambiente, Chiara Minelli, poi dimissionaria e oggi all'opposizione.
Dopo aver sentito il presidente Erik Lavevaz, le commissioni hanno concluso il ciclo di audizioni sulla petizione popolare Salviamo il vallone delle Cime Bianche, depositata in Consiglio il 28 ottobre 2022 e accompagnata da 2.335 firme.
Secondo Albert Chatrian (Alliance Valdôtaine-Vallée d'Aoste Unie) e Giulio Grosjacques (Union Valdôtaine), presidenti delle 2 commissione, «il Presidente ha fornito a tutti i consiglieri il parere interno dell'avvocatura regionale dell'aprile 2021 che conferma e ribadisce la bontà del percorso amministrativo compiuto». Il parere «era stato redatto a seguito della presentazione di un esposto da parte di alcune associazioni ambientaliste, che conteneva la diffida alla prosecuzione delle attività inerenti allo studio di fattibilità del progetto Cime Bianche». Ora, entro pochi giorni sarà sottoposta alle 2 commissioni, per il voto congiunto, una bozza di relazione che sarà poi iscritta all'ordine del giorno dell'ultimo Consiglio del mese di gennaio.
«Parere vecchio»Quel parere? È vecchio e non risponde alle domande degli ambientalisti. Lo sostengono Erika Guichardaz e Chiara Minelli, consigliere del Progetto Civico Progressista, dopo l'audizione in mattinata nelle commissioni terza e quarta del Consiglio Valle del presidente della Regione, Erik Lavevaz, nella sua funzione di assessore ad interim all'Ambiente. Per Erika Guichardaz e Chiara Minelli il parere è «datato e non risponde in modo esaustivo alla domanda sul rispetto della normativa vigente».
Lo studio «per valutare la realizzabilità del collegamento, richiesto dal Consiglio nel 2020, è in possesso della Monterosa da più di un mese ma non è stato messo a disposizione dei consiglieri - denunciano le consigliere del Pcp - nonostante sia stato ripetutamente richiesto e sia importante ai fini di una valutazione più mirata dell'intera questione. Ancora una volta il presidente, a precisa domanda, non ha risposto riguardo al divieto di realizzazione di nuovi impianti e piste. Si sostiene ora che la conclusione dell'iter della petizione possa avvenire alla luce dei lavori fin qui svolti dalle commissioni, senza chiarire una volta per tutte l'aspetto normativo, trincerandosi dietro alla manifestazione di una scelta politica del Consiglio sui punti della petizione e senza tener conto del rispetto delle leggi».
Erika Guichardaz e Chiara Minelli proseguono: «È la Regione che ha scelto a suo tempo di inserire il vallone nella Zona di protezione speciale area Natura 2000 Ambienti glaciali del Gruppo del Monte Rosa, che prevede vincoli espliciti. Ora non vuole tenerli in considerazione? Perché non si chiarisce, prima di tutto, se si può fare il collegamento con le norme vigenti? Sono già stati spesi oltre 400mila euro di denaro pubblico, quando ne sarebbero occorsi molti di meno per chiarire i dubbi e agire di conseguenza. Ci si riempie la bocca di rispetto dell'ambiente, di tutela della biodiversità, di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, di sostenibilità a vario livello, e poi si sostituisce il rispetto delle leggi con la “scelta politica”».
Il Cai: «Trasparenza»Il presidente del Cai regionale Piermauro Reboulaz e Marcello Dondeynaz portavoce dell’Associazione Ripartire dalle Cime Bianche, rincarano la dose sul «parere fornito poco meno di 2 anni fa, nell’aprile 2021, a seguito della richiesta di chiarimenti sugli aspetti normativi avanzata dalle maggiori associazioni ambientaliste, depositata in data 5 dicembre 2020».
Il Cai Valle d’Aosta e l’Associazione Ripartire dalle Cime Bianche ritengono «del tutto irrispettoso in una normale dialettica democratica che, ad oltre 2 anni dalla richiesta di chiarimenti avanzata da parte loro sugli aspetti normativi, non sia mai stato dato un cenno di riscontro, neppure interlocutorio».
«A maggior ragione, a seguito della diffusione di alcuni estratti del parere dell’Avvocatura, - prosegue la nota - richiedono nuovamente, dopo il diniego dell’agosto 2021, che tale documento sia loro trasmesso e sia reso pubblico; questo in conformità al principio di trasparenza più volte citato dal vicepresidente della Regione in riferimento alla procedura di valutazione della fattibilità del collegamento funiviario di Cime Bianche».
Infine, ribadiscono «come sia irresponsabile continuare ad alimentare attese di vario genere in relazione ad ipotetici impianti nel Vallone delle Cime Bianche, senza che si annulli il divieto di realizzare impianti di risalita e piste da sci nella zona di protezione speciale Natura 2000, divieto imposto dalla vigente normativa di tutela».