«Con le chiusure del Tunnel del Monte Bianco la Valle d’Aosta rischia il dieci per cento del Pil»

«Con le chiusure del Tunnel del Monte Bianco la Valle d’Aosta rischia il dieci per cento del Pil»
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I lavori previsti al Tunnel del Monte Bianco preoccupano Confindustria Valle d’Aosta che, insieme alle altre associazioni di categoria e a tutte le parti sociali regionali, ha realizzato una «Nota congiunta settori economici e parti sociali valdostani» in cui analizza la situazione e valuta le prospettive.

«Il Tunnel del Monte Bianco va raddoppiato - sottolinea il presidente di Confindustria VdA Francesco Turcato - altrimenti, con le chiusure previste per la manutenzione del traforo - che contemplano uno stop di circa 4 mesi l’anno per 18 anni - la Valle d’Aosta rischia di perdere quasi il 10 per cento del Pil e il Nord Ovest il 6 per cento».

I lavori

Il traforo che unisce Italia e Francia ha quasi 60 anni e richiede miglioramenti. «L’opera ha innegabilmente bisogno di interventi di manutenzione - spiega Francesco Turcato, citando il documento - importanti per il rifacimento della pavimentazione stradale e per il risanamento della parte superiore del piano viabile in cemento armato. Tali interventi, non più prorogabili, dal 2023 impatteranno pesantemente sulla viabilità del Nord Ovest dell’Italia e creeranno una situazione disastrosa per l’economia della Valle d’Aosta. I lavori sono stimati con una durata tra i 3 e i 4 mesi all’anno per i prossimi 18 anni, e serviranno al rifacimento completo, metro dopo metro, delle volte lungo i quasi 12 chilometri della galleria. Il Tunnel si ammoderna ma non agli standard che verranno imposti dall’Unione Europea. Alla fine dei 18 anni, infatti, chi rimarrà avrà un tunnel “rabberciato” ma orfano di una seconda canna. Uno dei pochi, se non l’unico, dei tunnel transfrontalieri che rimarrà mono canna».

Della doppia canna, non solo per la sicurezza ma anche per il transito, si parla almeno dal 2016: il confronto con altri trafori, da quello del Gran San Bernardo agli altri tunnel alpini, ha animato la discussione che però fino ad ora, cioè alla programmazione dei lavori, non aveva portato conclusioni.

«Chiediamo di mettere in atto la stessa strategia nazionale utilizzata per il Gottardo. - continua Confindustria - Questo traforo, per garantire la funzionalità e la sicurezza nella galleria principale, sarà oggetto di un risanamento integrale e sarà completamente chiuso».

Il 27 giugno 2012, infatti, il Consiglio federale svizzero ha scelto la variante di «Costruzione di una seconda canna con successivo risanamento di quella esistente (senza aumento della capacità)», esprimendosi quindi a favore di un secondo tubo.

La galleria stradale del San Gottardo sarà costituita da due canne parallele, a una corsia di marcia e un cunicolo di servizio al centro. In ognuno dei due tubi saranno presenti una corsia di marcia e una corsia di emergenza. «Questo consentirà - continua Francesco Turcato - non solo un aumento della sicurezza, anche la possibilità di passare all’altra canna in caso di incidente o di lavori di revisione delle singole canne, migliorando così ulteriormente anche la disponibilità sulla rete stradale svizzera e transeuropea. Inoltre, in fase di risanamento del primo tubo, sarà possibile mantenere la circolazione dell’importante collegamento nord-sud, senza congestionare o dover aprire in inverno la strada del Passo del San Gottardo. Questa è la strada che il mondo imprenditoriale italiano e valdostano chiede a gran voce al Governo in carica».

Le perdite economiche

La scelta, oltre che in termini di sicurezza, viene valutata per quanto riguarda l’impatto sull’economia valdostane e sull’ambiente. Ai dubbi della parte francese, il documento risponde presentando la seconda canna come l’opportunità di snellire il traffico, evitando lunghe code di tir inquinanti. Ma il tunnel è soprattutto una grande via di comunicazione tra l’Italia e la Francia, «è una infrastruttura cruciale per l’economia della regione», dice Confindustria. Se guardiamo ai dati relativi al 2018-2019, anni pre-pandemia, visto che in seguito il turismo è rimasto compresso fino al 2022 e in parte anche l’export, i transiti di auto e moto attraverso il Monte Bianco nel 2019 sono stati 1,3 milioni, quelli di camion e pullman 649 mila, per un totale di 1,96 milioni di passaggi.

Il valore dell’export valdostano verso la Francia è stato pari a 152 milioni di euro nel 2019 (circa 22 per cento dell’export regionale). Le presenze di turisti stranieri in Valle d’Aosta nel 2019 sono state pari a 1,5 milioni. Il valore aggiunto totale della Valle d’Aosta nel 2019 è stato pari a 4,2 miliardi di euro. «Una prolungata chiusura del traforo del Monte Bianco, cioè 3 mesi l’anno per 18 anni - conclude Confindustria - rappresenterebbe, quindi, un serio problema per l’economia regionale, sia per il mancato export e il mancato arrivo di turisti, sia per la scarsità di merci francesi. Le strade alternative per valicare le Alpi esistono, ma non sono disegnate in modo da collegare la regione con la Francia - il Frejus tra Piemonte e Francia, il Gran San Bernardo tra Valle d’Aosta e Svizzera -, quindi i tragitti per merci e persone sarebbero più lunghi e costosi».

Un’immagine della prima parte dei lavori nel Tunnel, eseguiti nei mesi scorsi, e Francesco Turcato presidente di Confindustria Valle d’Aosta

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