“Le otto montagne” è nelle sale cinematografiche Storia di amicizia sullo sfondo della Valle d’Aosta
Una montagna autentica e non patinata: è questa l’atmosfera in cui vengono immersi gli spettatori del film “Le otto montagne”, tratto dall’omonimo romanzo con cui Paolo Cognetti ha vinto il Premio Strega, proiettato in anteprima per i giornalisti sabato scorso, 17 dicembre, al Cinéma Théâtre de la Ville di Aosta. La storia narrata contiene forti riferimenti biografici a quella dello scrittore, che, da bambino milanese in vacanza nella nostra regione, conosce il valdostano Bruno e il villaggio di Graines (“Grana” nel libro e nel film) a Brusson, con il suo castello, il ghiacciaio di Verra e il lago di Frudière. La pellicola è nelle sale cinematografiche da giovedì 22 dicembre ed è prodotta da Wildside, Rufus/MenuettoPyramide Productions e Vision Distribution. I registi sono i belgi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. «E’ un caso speciale che anche il pubblico che non vive in luoghi con montagne si sia appassionato così tanto a questa storia», osserva Paolo Cognetti, consulente artistico dei registi, che ha dedicato il film, come già il suo primo libro sulla montagna “Il ragazzo selvatico”, al suo grande amico Gabriele “Rambo” Vuillermin, scomparso ad ottobre 2021. Proprio lui ha ispirato il personaggio di Bruno, interpretato da Alessandro Borghi, mentre Pietro è Luca Marinelli, che ha studiato Paolo Cognetti al punto di assimilarne le movenze. La cura del dettaglio è estrema. «Ho persino recuperato le mie foto da bambino per poter riprodurre fedelmente i capi di abbigliamento indossati dagli attori - riferisce lo scrittore - e la consulenza delle maestranze del paese è stata preziosa per ricostruire la “barma”, la casa di Pietro e di Bruno». Quella originale non si prestava alle esigenze delle riprese, per cui è stato scelto un vecchio alpeggio nella conca di Palasinaz. «Dovevamo trovare luoghi ad alta quota adatti a essere filmati. - raccontano i registi Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch - Alla fine abbiamo dovuto lavorare molto in post produzione». Così la neve, anche se scarsa negli ultimi inverni, è perfetta nelle scene cruciali. Le passeggiate in cresta mettono alla prova il protagonista Luca Marinelli, che ha superato le vertigini. I suoni sono “naturali”, o meglio lo è la fusione del silenzio con i rumori e la colonna sonora, come ha sottolineato il presidente della Film Commission Simone Gandolfo. Nel rendere la montagna “vera”, precisa Paolo Cognetti, la produzione si è avvalsa della consulenza di Adriano Favre, già direttore del Soccorso Alpino Valdostano.