Luciana Brocard, regina dei fornelli al Ristorante Borbey di Charvensod
Se ne è andata mercoledì 14 dicembre, discreta come sempre. L’annuncio a funerali avvenuti sabato scorso per informare che Luciana Brocard non è più fra noi tuttavia per tanti di noi rimane il ricordo dei piaceri che ha regalato con la sua cucina, con i suoi straordinari risotti, con la sapiente valorizzazione delle cose semplici, in quella piccola stanza con i fornelli a Charvensod dove regnava con la sua cuffia bianca. Il Ristorante Borbey, gestito dal 1976 al 1993 insieme al marito Bruno Clapasson, ha rappresentato il luogo amato da tantissimi, che da Aosta sceglievano di salire i tornanti sino al capoluogo per apprezzare la sua accoglienza e soprattutto le sue scelte culinarie, tanto che non era facile trovare posto senza prenotare. Lei Luciana era la cuoca per ogni evento, dai matrimoni ai pranzi per battesimi, cresime e comunioni, alle cene per la pensione: su ogni menu rifletteva di accoppiamenti e scelte, puntando ai suoi cavalli di battaglia ma pure sperimentando, scegliendo in base alle stagioni.
Nata a Gressan nel 1943, ultima figlia di Saturnino e Serafina Borney, famiglia di partecipata devozione religiosa, con la primogenita Emilia di dodici anni più grande che diventa suora, prendendo il nome di Miriam, poi i fratelli Pietro, per tutti Pierino, Italo, Elda e Aldo, appassionata di canto come tutti i suoi, Luciana Brocard sposa il fabbro Bruno Clapasson, si trasferisce a Charvensod e diventa mamma di Roberto e Romano: quando i bambini sono più grandi arriva l’avventura del Ristorante Borbey, con le sei camere annesse e il piccolo dehors, al di là della corte, fino al 1993 quando Luciana e Bruno, insieme ai loro ragazzi, con i quali condividono l’amore e la passione per il lavoro, si trasferiscono in basso, all’Hotel Miage del Pont-Suaz, i cui lavori erano iniziati nel 1991. Luciana Brocard ha finalmente la sua grande e moderna cucina, sia per i clienti delle trentadue camere che per la sua affezionata clientela che la segue. Poi la vita individua percorsi diversi per ognuno di noi e le cose non vanno come Luciana e Bruno pensavano.
Bruno Clapasson si è spento nel febbraio di dieci anni fa, proprio nell’albergo del sogno suo e della sua famiglia. Ogni giorno Luciana e Bruno mano nella mano dal Pont-Suaz attraversavano la città per andare a pregare in Cattedrale e per chi li incontrava o li osservava dal finestrino dell’auto rappresentavano sempre un’iniezione di positività, di una vita che continua nell’amore, tra i sacrifici e le difficoltà di un mondo troppo complesso. Da mercoledì scorso Luciana ha ritrovato la mano di Bruno.