La “rouotta” di Lillianes tra i giochi tradizionali nel Registro delle buone pratiche dell’Unesco
C'è anche la “rouotta” tra i giochi della più antica tradizione italiana contenuti nel programma condiviso per la salvaguardia dei giochi e sport tradizionali “Tocatì" che è stato ufficialmente iscritto nel Registro delle buone pratiche di salvaguardia dell'Unesco. L'ufficialità è giunta durante la diciassettesima riunione del Comitato intergovernativo della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell'umanità tenutasi a Rabat, in Marocco, da lunedì 28 novembre a sabato scorso, 3 dicembre. Insieme alla Comunità della Rouotta di Lillianes, fanno parte del programma Tocatì altri 26 giochi tradizionali di tutta Italia: tra questi, anche la Fent - Federachon Esport de Nohtra Tera.
La rete “Tocatì” e l’omonimo festival di Verona che si svolge dal 2003 sono organizzati dall’Associazione Aga - Associazione Giochi Antichi. La “rouotta” dal 2008 è presente al Festival “Tocatì” e ha suscitato un grande interesse tra gli studiosi e le delegazioni del Ministero per la sua storia e il suo valore antropologico. Si tratta di un gioco che era considerato antico già negli anni Cinquanta e la cui origine si perde nel passato. La partita di “rouotta” si disputa solo una volta all’anno, rigorosamente il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano. Se all’inizio era una disciplina riservata agli uomini, ora vi partecipano anche le donne e i ragazzi, in un’ottica sempre più inclusiva. Il gioco - che ha una forta componente goliardica - si pratica con un boccino chiamato “cochon” e con delle bocce di legno (o più raramente di pietra). Le regole sono poche e le prove da superare con le bocce - che possono essere di forza o di abilità - vengono inventate di volta in volta da chi perde la manche precedente. Si comincia dal ponte settecentesco per poi spostarsi in tutto il paese per concludere con una cena in cui i “peggiori” pagano una quota proporzionalmente maggiore del conto finale. Tre i premi previsti: al migliore, al peggiore (ovvero chi accumula più penalità) e il premio “cu”, per chi si dimentica più sovente la regola aurea di nominare il giocatore successivo al momento di lanciare la propria boccia.
«E’ un gioco che ha sempre avuto una valenza sociale, che fornisce l’occasione per stare insieme e, in passato, per prendere decisioni tra i capifamiglia del paese. - spiega il sindaco di Lillianes Daniele De Giorgis - Risalendo ancora più indietro nel tempo, è possibile che si tratti di un gioco propiziatorio di origine celtica, legato all’inizio del nuovo anno e all’allungarsi del giorno rispetto alla notte: un’ipotesi che ha affascinato gli esperti del Ministero nelle varie conferenze in cui siamo stati invitati a parlarne come relatori. Oggi la “rouotta” mette insieme tante età - dai ragazzi agli anziani -, gli uomini e le donne, e vi partecipano non solo i lillianesi ma pure i villeggianti e chi è originario del paese ma non vi abita più. Non c’è un campionato e l’organizzazione è spontanea». «E’ un gioco che è sempre stato intimo, locale, e di cui non si è mai sentito il bisogno di “fare pubblicità”. - conclude il sindaco Daniele De Giorgis - Proprio per questo dà ancora più soddisfazione il fatto che, insieme agli altri giochi del programma “Tocatì”, abbia destato l’interesse di un’associazione che è stata iscritta nel Registro delle buone pratiche di salvaguardia dell’Unesco».