La grande storia della Fiat in Valle d’Aosta

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In occasione della recente apertura al pubblico del Museo di scienze naturali di Saint-Pierre e della lodevole iniziativa di dedicare una sala nel castello al suo fondatore, Efisio Noussan, noto imprenditore, collezionista e studioso di vicende valdostane, è tornata di attualità la questione legata ad un grande marchio, quello della Fiat, e alla sua storia in Valle d’Aosta, che nel secondo dopoguerra vide appunto nella Sicav-Società industriale commerciale autoveicoli valdostana un’artefice nello sviluppo economico della nostra regione.

L’idea di fondare la Sicav fu esclusivamente di Efisio Noussan, giovane tecnico della Cogne, già ideatore della Icav-Industria conserve alimentari valdostana, che in particolare acquistava la frutta, soprattutto le mele, per trasformarle in gelatine che molti di noi ancora ricordano con nostalgia. La leggenda - Efisio Noussan su questo argomento fu sempre molto riservato - narra che furono i rapporti di amicizia con Casa Savoia e in particolare con la regina di maggio Maria José a portare la Fiat ad affidare al giovanotto classe 1921, quindi neppure trentenne, la gestione del marchio torinese in Valle d’Aosta. Per concretizzare la sua idea, Efisio Noussan coinvolse Luigi Fresia, affermato imprenditore, come lui appassionato di auto e al tempo assessore regionale alle Finanze, designato in Consiglio Valle dal Partito d’Azione. Se Luigi Fresia avrebbe garantito la solidità finanziaria ed Efisio Noussan l’entusiasmo, la Fiat inserì nell’operazione un suo uomo di fiducia, il bolognese Arturo Lambertini, terzo socio della Sicav ed incaricato di occuparsi dei conti della nuova azienda.

Tuttavia per affidare alla Sicav la commissionaria, come si scriveva allora, la Fiat dovette risolvere un problema non secondario, cioè quello di convincere i titolari del marchio in Valle d’Aosta a trasferirsi. Ed è a questo punto - siamo nel 1948 - che la storia di Efisio Noussan incrociò quella di Mario Raiteri e Luigi Tha, per tutti Paolo. Una storia altrettanto interessante e pure avventurosa, che merita di essere raccontata perché furono proprio questi due imprenditori eporediesi i primi concessionari Fiat di Aosta.

Ad Ivrea i Raiteri erano i proprietari della trattoria del Tranvai, con camere e stallaggio per i cavalli, e quando la loro figlia Giulia, nata nel 1892, sposò il torinese Paolo Tha, classe 1888, questi nel 1911 aprì un’officina adiacente al locale. Paolo Tha aveva maturato la passione per i motori a Torino e divenne amico di Vittorio Valletta, dal 1918 procuratore generale della Chiribiri: così quando questi passò alla Fiat con il grado di direttore centrale affidò a Paolo Tha - che nel frattempo nell’attività di garagista a Ivrea aveva associato il cognato Mario Raiteri, di sei anni più giovane - la vendita delle autovetture dell’azienda torinese senza però un regime di esclusiva.

All’epoca ad Aosta, fresco capoluogo di provincia, non esitevano concessionarie, neppure per le moto. D’altronde la richiesta era minima e in caso di necessità Torino - vera capitale italiana dei motori in quegli anni - si trovava a due ore di treno. Erano però gli anni della crescita del mercato, sostenuto pure dal regime fascista, che vedeva nella motorizzazione di massa un obiettivo da perseguire per modernizzare il paese. Fu proprio in questa prospettiva che Vittorio Valletta chiese a Paolo Tha e Mario Raiteri di aprire un garage Fiat ad Aosta e il locale venne chiesto ufficialmente dall’azienda torinese al Comune, che destinò alla nuova commissionaria gli spazi sotto i portici, a fianco al Caffè Nazionale, in pratica dove ancora oggi si trova il grande portone in legno, all’interno del quale trovò posto l’officina, con l’esposizione nelle vetrine verso lo scalone di ingresso al Municipio.

Sia Paolo Tha sia Mario Raiteri, che nel frattempo avevano trasferito la concessionaria di Ivrea in via Circonvallazione, erano logicamente grandi appassionati delle corse automobilistiche. Paolo Tha non sfuggì al fascino dell’Aosta-Gran San Bernardo, nel 1925 fu secondo su Temperino, poi nell’edizione successiva, quella del 1930, ancora secondo su Fiat 509 e quindi nella prima competizione del dopoguerra, nell’agosto del 1947, fu in gara con una Fiat Sport.

La soluzione nell’allora piazza Carlo Alberto, pur centralissima, anzi troppo centralissima, si prestava poco all’aumentata clientela e pure alle esigenze della Fiat che nel 1936 aveva lanciato la Topolino, cioè l’auto che insieme alla Balilla avrebbe dovuto motorizzare l’Italia, insieme ai camion che sotto i portici del Municipio non manovrano proprio. Fu così che Paolo Tha e Mario Raiteri individuarono un lotto di terreno tra la nuova palestra di piazza del Popolo (l’attuale salle de gymnastique) e la fabbrica di mobili dei Brunod, dove peraltro si trovava l’officina di Giuseppe Brunod, all’epoca commissionario delle motociclette Frera. Quelle che attualmente sono le ampie vetrine dell’Oviesse, in precedenza Standa, su corso Battaglione Aosta, altro non erano che le vetrine della nuova commissionaria, ultimata nel 1940 in un bellissimo stile, con un vasto garage, l’officina e il distributore di benzina: in alto sulla facciata la scritta in rilievo Fiat e sotto, in un riquadro bianco, a grandi lettere maiuscole “Tha e Raiteri”, commissionari Fiat.

Gli spazi di piazza Carlo Alberto furono ripresi da Giuseppe Brunod, prima con la concessionaria Benelli e successivamente con la vendita delle Moto Guzzi e delle biciclette Legnano.

A causa dell’aumento del lavoro, malgrado la guerra, i cognati Mario Raiteri e Paolo Tha, pur rimanendo soci, si divisero le sedi, con il primo fisso ad Aosta (dove il 23 maggio 1940 nacque il figlio Massimo) e il secondo stabile a Ivrea. Luigi Paolo Tha scomparve nel 1949 a sessantuno anni e praticamente contemporaneamente Mario Raiteri cedette la vendita dei prodotti Fiat alla Sicav, trasferendosi a San Remo in Liguria, dopo avere affittato lo stabile di corso Battaglione Aosta proprio alla società di Luigi Fresia, Efisio Noussan e Arturo Lambertini, che da lì iniziarono la loro bella avventura imprenditoriale, poi nel 1960 trasferita nel nuovo fabbricato a poche centinaia di metri di distanza, completato negli anni successivi, noto agli aostani come Palazzo Fiat, che ancora oggi ospita il quartiere generale della Sicav.

Una storia quindi che ha quasi un secolo e che lega il marchio Fiat alla nostra regione e al suo sviluppo. Dalla Balilla alla Topolino, dalla Seicento alla Millecento, alla Campagnola, alla Cinquecento fino alla mitica Panda, senza dimenticare migliaia di camion e di furgoni, la Valle d’Aosta è terra di Fiat, il marchio da sempre più venduto tra le nostre montagne, un marchio che ha sostenuto la crescita economica della comunità e che ha accompagnato i valdostani durante la vita, regalando loro la gioia dell’esperienza del viaggio, corto o lungo che fosse, una soddisfazione che nel mondo di oggi appare scontata, forse superflua, ma che per chi l’ha vissuta nel tempo dei sacrifici e dei risparmi, delle cambiali e delle rate, della passione vera e dell’amore per l’auto, rimane per sempre indimenticabile.

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