Renzo Distort, vulcanico imprenditore che amava la Foire e il Coro Penne Nere
Curioso ed attivo come sempre Renzo Distort sabato 19 ha visitato i mercatini di Natale di Aosta, incappando in una caduta. Prontamente soccorso, si è rialzato senza problemi pur acciaccato, ma il colpo ha lasciato il segno ed esattamente sette giorni dopo lo ha portato via alla sua famiglia ed ai tantissimi amici, una morte improvvisa, inattesa per la moltitudine che lunedì scorso, 28 novembre, si è ritrovata senza parole e con molti ricordi sul sagrato della chiesa di Sant’Orso, cuore del borgo dove era cresciuto. Nato in via Lostan il 7 aprile del 1935, di fatto la sua casa divenne la torre medievale dei Signori di Quart, con il portone proprio al centro del cortile delle Porte Pretoriane.
Il papà Edoardo dei Reali Carabinieri, di Ponti d’Acqui nell’alessandrino con la moglie Rosina Manzone si era trasferito ad Aosta nel 1934 per diventare “vallet de veulla”, cioè vigile urbano. Renzo Distort quindi crebbe tra le pietre romane, medievali e barocche e il verde dei vergers, nei prati dietro alle case delle vie Porta Pretoria e Sant’Anselmo, con sede di gioco prediletta i cortili e le cantine di Palazzo Ansermin. Qui divenne amico, più fratello che amico, di Felice “Cino” Apostolo e di sua sorella Lucia, classe 1937, anzi i due furono presto fidanzatini, Renzo e Lucia, come nei Promessi Sposi e proprio sposi lo diventarono nel 1960.
Una delle caratteristiche di Renzo Distort era sicuramente il buon gusto, una dote giovanile che con il tempo divenne un suo modo di essere. Perciò da aspirante elettrauto, dopo il servizio militare come pompiere, venne coinvolto nell’attività della famiglia Apostolo, prima nel negozio e poi come rappresentante dei loro prodotti, soprattutto in cuoio, a cominciare dagli allacci degli sci, che Renzo riusciva a vendere a tutti i noleggi della nostra regione. D’altronde la sua simpatia era proverbiale e poco dopo si mise a produrre dei souvenirs con soggetti montani in cuoio e legno per la Camp, azienda che forniva pure i primi autogrill, dove queste sue creazioni venivano vendute. Però la passione per il legno prese il sopravvento dopo la conoscenza, diventata amicizia, con dei mobilieri del Val Vairata. Preciso come era, Renzo Distort ha avuto subito dei risultati, costituendo insieme a loro la famosa Arolla, vendendo molto in Francia oltre che in Valle e realizzando all’ingresso di Aosta il più bell’immobile commerciale che possiamo ancora oggi ammirare, l’unico con uno stile rispettoso del contesto in cui viviamo.
Da sempre legato a Pila, la località sciistica degli aostani, negli anni Ottanta prese in gestione l’Hotel Plan Bois, con il suo ristorante La Montanara che evocava il famoso storico locale di Peroulaz. A Pila fece di tutto, con il suo colbacco e la motoslitta, figura veramente mitica, partecipando all’organizzazione di Giochi senza Frontiere, al concorso delle sculture di ghiaccio, ospitando gli uffici gara di tutte le principali competizioni, divenendo in breve tempo un punto di riferimento per tutti, a cominciare dagli amici della Pro Loco di Gressan, guidata dal suo concorrente canoro Eligio Cuneaz, grandissimo amico del Coro Sant’Orso, con il quale le prese in giro erano all’ordine del giorno, come la generosità reciproca. Infatti Renzo Distort era uno delle Penne Nere, aveva conosciuto Guido Sportelli ed era entrato nel gruppo, lui così bravo ad organizzare, prima segretario poi presidente, quante memorabili trasferte e poi quella sede magica, proprio a Palazzo Ansermin e proprio nell’alloggio dove Renzo e Lucia abitavano prima di trasferirsi a Sarre.
Di Renzo Distort e del suo impegno per gli altri non è possibile ricordare tutto. Come quando nel 1976, in occasione del terremoto in Friuli fu l’anima dei soccorsi dalla Valle d’Aosta, coinvolgendo centinaia di persone ed installando un ristorante per i volontari insieme a Pierino Creux. Gli esempi sono tantissimi, perché Renzo Distort dava sempre tutto e soprattutto era una persona estremamente affidabile.
Il suo carattere era quello di un uomo preciso, la stessa precisione che metteva nel realizzare i suoi mobili, la stessa precisione che contraddistingueva i suoi oggetti per l’altro appuntamento imperdibile per lui, la Foire de Saint Ours. Praticamente per la prossima edizione della millenaria aveva già preparato tutto, pronto ed entusiasta di esporre al banco di via Porta Pretoria, a fianco al grande portone di Palazzo Ansermin, a pochi passi dalla cantina dove creava i suoi oggetti. La sua barba non sarà lì, non ascolteremo più la sua voce acuta, che salutava tutti, che offriva spiegazioni, che ricordava di Aosta e della montagna. Però speriamo che il suo banco rimanga al suo posto, almeno per il 30 e 31 gennaio 2023, così sembrerà a noi tutti di vederlo ancora e di omaggiarlo, insieme ai suoi figli Chiara, Riccardo, Claudio e Corrado e alla sua inseparabile compagna Lucia.