«Settimana corta», attesa la decisione del consiglio d’istituto di lunedì 28

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La settimana corta è una questione di cui si parla da anni alla scuola media di Brusson, parte dell’Istituto comprensivo Luigi Barone di Verrès. Sulla questione si esprimerà il consiglio d’istituto lunedì prossimo, 28 novembre, dopo che il collegio dei docenti ha già espresso parere negativo mentre un sondaggio tra le famiglie - sia scuole elementari che medie -, ha invece evidenziato che l’83 per cento dei genitori la vorrebbe. L’auspicio di questi ultimi è ora che i loro rappresentanti votino rispettando le preferenze espresse nel questionario, poiché «l’83 per cento è un’indicazione netta e importante a favore della settimana corta» dice un membro del consiglio di istituto. Ha votato il 70 per cento delle famiglie aventi diritto. Tra quelle della scuola primaria la percentuale di favorevoli sale addirittura all’89 per cento. Il Comune più interessato alla settimana corta è Ayas. Il 60 per cento dei favorevoli ha optato per la formula 36 moduli distribuiti su 5 giorni e 2 pomeriggi; il 40 per cento ha optato per i 3 rientri pomeridiani.

Sul tema nei giorni scorsi si è svolta una riunione alla quale hanno partecipato il dirigente scolastico Giovanni Peduto, i sindaci Alex Brunod di Ayas, Danilo Grivon di Brusson, Piero Dufour di Challand-Saint-Anselme e Michel Savin di Challand-Saint-Victor, una rappresentanza dei docenti e un nutrito gruppo di genitori.

Il preside - pur sapendo che in tutta la Bassa Valle il plesso di Brusson è tra le pochissime con la settimana lunga, che invece è più diffusa in Alta Valle - si è dichiarato favorevole a proseguire così, «anche per i risultati di eccellenza che raggiunge la scuola».

I sindaci dal canto loro hanno manifestato preoccupazione per l’organizzazione dei relativi servizi, qualora passasse la settimana corta, e in particolare della mensa e dello scuolabus e hanno dichiarato che avrebbero voluto essere interpellati prima per poter esprimere le loro perplessità alle famiglie. In particolare Michel Savin ha evidenziato come, qualora non si riuscisse a predisporre lo scuolabus, gli alunni che provengono da Challand-Saint-Victor potrebbero decidere di scendere a Verrès con il pullman di linea, mettendo a rischio l’esistenza di una scuola di montagna come Brusson.

Gli insegnanti hanno spezzato una lancia a favore del mantenimento dell’organizzazione attuale (settimana lunga) «perché altrimenti la didattica sarebbe meno efficace costringendo gli alunni a scuola fino al pomeriggio». Pertanto, secondo gli insegnanti, la settimana corta andrebbe «contro il benessere e gli apprendimenti degli studenti, oltre a limitare il tempo da dedicare nei pomeriggi allo studio individuale e alle attività sportive».

Secondo i genitori sostenitori della settimana corta invece questa formula «migliorerebbe il benessere dei nostri figli, soprattutto di quelli che abitano in montagna, che per raggiungere il plesso di Brusson affrontano percorsi lunghi e faticano di più. Per loro, che arrivano al venerdì già molto stanchi, sarebbe essenziale avere 2 giorni ogni settimana per riprendersi e per poter anche dedicare del tempo ai compiti e alle attività familiari e sportive. Speriamo che i Comuni collaborino e trovino la quadra ma, se anche non ci fosse lo scuolabus, noi genitori faremo i turni per aiutarci e andare a riprendere i ragazzi».

«Ne risente anche la gestione familiare, avendo la settimana corta sia la scuola primaria sia le scuole superiori. Avere un figlio a casa e l’altro a scuola crea qualche problema organizzativo. Senza considerare il fatto che così, con il sabato libero, le gare di sci o altri eventuali impegni familiari non impatterebbero sulle assenze».

«La settimana lunga non è in continuità né con il percorso precedente né con il successivo né con gli altri istituti, con l’eventualità che gli studenti di Brusson, in caso di ponti, non li abbiano perché devono andare a scuola il sabato. E’ probabile che possano avere più difficoltà nella didattica. Ma è anche vero che, avendo tutti i pomeriggi liberi, non imparano a gestire lo studio in modo proficuo. E tendono a non studiare quotidianamente, riducendosi all’ultimo». Per quanto la decisione finale spetti ora al consiglio d’istituto, «i genitori sono grati all’istituzione scolastica per aver permesso l’espressione della loro opinione».

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