Saison Culturelle, allo Splendor Elio canta e recita Enzo Jannacci
Sarà Elio, al secolo Stefano Belisari che ha raggiunto la celebrità come leader del più famoso gruppo italiano di rock demenziale Elio e le Storie Tese, il protagonista del prossimo appuntamento della Saison Culturelle. Giovedì prossimo, 24 novembre, alle 20.30, al Teatro Splendor di Aosta, infatti, andrà in scena “Elio ci vuole orecchio - Elio canta e recita Enzo Jannacci”. Uno spettacolo sospeso tra circo e teatro canzone, dove una band di 5 musicisti - Alberto Tafuri al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono e Giulio Tullio al trombone -, grazie agli arrangiamenti di Paolo Silvestri, permetterà a Elio, filosofo assurdista e per former eccentrico, di surfare sul repertorio dell’amato Jannacci. Quest’ultimo è nume tutelare e padre putativo di quella parte della storica canzone d’autore che mai si è vergognata delle gioie della lingua e del pensiero o dello sberleffo libertario, e che considera il comico, anche in musica, non come un ingrediente ciecamente spensierato ma piuttosto un potente strumento dello spirito di negazione, del pensiero divergente che distrugge il vecchio e prepara al nuovo. Sovversione del senso comune, mondo alla rovescia, ludica aggressione alla noia e ai linguaggi standardizzati e che, contemporaneamente, non teme di creare disagio o generare dubbi. Così, nel panorama infinito delle figure che abitano l’universo di Jannacci trovano posto anche personaggi dolenti, clown tristi e inadeguati che spesso inciampano nella vita. Questo spettacolo sarà perciò un viaggio in un pantheon teatralissimo, dove per vivere “ci vuole orecchio” e dove, da saltimbanchi si vive e si muore. Enzo Jannacci, il poetastro come amava definirsi, è stato il cantautore più eccentrico e personale della storia della canzone italiana, in grado di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia. E ogni volta il suo sguardo, poetico e bizzarro, è riuscito a spiazzare, a stupire: popolare e anticonformista contemporaneamente. Jannacci è anche l’artista che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni Sessanta e Settanta, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale.
Saison CinémaAl Cinéma Théâtre de la Ville di Aosta martedì 22, alle 15.30 alle 21, e mercoledì 23 novembre alle 18, 2023 nell’ambito della Saison Culturelle Cinéma verrà proiettato il film in versione originale sottotitolata “Jane by Charlotte - Jane par Charlotte” di Charlotte Gainsbourg (Francia, Gran Bretagna, Giappone 2021 - 88 minuti). Si tratta di un documentario - presentato in anteprima lo scorso anno al Festival di Cannes - su Jane Birkin realizzato da sua figlia, che si cimenta per la prima volta nella regia. Charlotte Gainsbourg ha iniziato a riprendere sua madre nel 2021, anno in cui l'attrice ha avuto un leggero ictus. Filmandola, Charlotte ha cominciato a guardarla con uno sguardo particolare. L'occasione delle riprese diventa per le 2 donne anche un modo per trascorrere del tempo insieme e Jane Birkin si lascia andare ai ricordi. Una conversazione tra 2 artiste, ma soprattutto un monologo a 2 voci, uno scambio intimo e familiare tra madre e figlia.
Martedì 22, alle 18, e mercoledì 23 novembre, alle 15.30 e alle 21, si potrà assistere a “Love Life” di Kôji Fukada, con Fumino Kimura e Kento Nagayama (Giappone 2022 - 123 minuti). La trama: Taeko vive tranquillamente accanto al marito Jiro e al figlioletto Keita, finché un fatto tragico segna il ritorno del padre biologico del bambino, Park, di cui la donna non aveva notizie da anni. Durante questa lunga assenza, l'uomo ha perso la casa, è un senzatetto, è sordo ed è gravemente malato. Taeko decide di aiutarlo, facendo fronte al senso di colpa. “Love Life” - in concorso al Festival di Venezia 2022 - è un film sulla solitudine e sulla difficoltà nell'esprimere il dolore che non va superato e dimenticato, ma gestito con il supporto necessario.