Bruno Brunod, una vita di corsa arrivata a sessant’anni

Bruno Brunod, una vita di corsa arrivata a sessant’anni
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Bruno Brunod ha tagliato giovedì scorso, 10 novembre, un nuovo traguardo della sua vita da atleta e da maratoneta del cielo, i 60 anni, festeggiati a lavorare come tutti i giorni da muratore sui tetti di Gressoney-Saint-Jean e in serata circondato dai suoi cari nella casa di Verlez sulla collina di Chatillon, la moglie Enrica Seris, i figli Jasmine, Carol, Sophie, Christian e Mathieu, la nipotina Vittoria arrivata come cadeau a settembre. Il suo campione ideale è Killian Jornet Burgada e il grande skyrunner spagnolo e amico che gli ha strappato ultimamente, dopo tanti anni, molti record lo celebra così nel libro “Skyrunner il corridore del cielo” a lui dedicato: «Bruno ha fatto volare lo skirunning, è riuscito a dare una forma alla corsa nel cielo, una dimensione mitica a questo sport».

Bruno Brunod nasce a Châtillon da una famiglia di agricoltori divisi tra Verlez, Nissod e l’alpeggio di Tsesallet con mamma Lina Brunod ad allevare 5 figli, 4 maschi e 1 femmina. Subito lo sport di famiglia è lo tsan con i fratelli Mario ed Ezio, plurititolati di scudetti con il Chatillon, poi la scoperta della bicicletta. «Ho iniziato la mia attività sportiva da piccolo, 8 anni, per esigenze di famiglia, trascinando su e giù dall’alpeggio la leudze - sottolinea ridendo Bruno - e poi ho cominciato ad andare in bicicletta, la prima gara l’ho vinta Beileun sopra Avise, sembravo un selvaggio visto che avevo addosso come pantaloncini dei jeans strappati, poi ho corso per la Careglio Milk (n.d.r. fu ottavo nella tappa Chatillon-Torgnon del Giro della Valle il 7 settembre 1984) e quindi con l’amico e compagno di camera Claudio Chiappucci (terzo in quell’edizione del “Petit Tour” vinto da Flavio Giupponi, che ritiene Bruno uno dei più grandi scalatori mai visti) nella Isal Tessari. Ho però capito che quell’ambiente non faceva per me, era troppo sofisticato e sono tornato ad essere muratore a tempo pieno e a lavorare, qualche titolo nelle martse a pià e poi vedendo il guardaparco Valerio Bertoglio affrontare le scalate sul Cervino mi sono entusiasmato e ho capito che quello sport faceva per me.»

Vincitore della Coppa del Mondo in 6 gare nel 1996, quando ha iniziato a scoprire il mondo, primo campione mondiale di skyrunning a Breuil Cervinia nel 1998 e tanti record come la salita e discesa dal Cervino in 3 ore e 14 minuti nel 1995 (migliorato da Killian Jornet Burgada 18 anni dopo), Monte Rosa, Aconcagua, Kilimangiaro dove è stato festeggiato come un eroe dal popolo africano, Monte Elbert con 3 trionfi nelle prime edizioni sulla Becca di Nona. «Il più bel primato credo sia quello a 33 anni a Cervinia, quasi tutti i miei record li ha migliorati Killian, un campione che ammiro per umiltà e forza, forse mi resta solo il primato del Breithorn, salita e discesa dal Breuil in 2 ore e 26 minuti. I momenti più belli della mia carriera sono stati sicuramente la Coppa del Mondo del 1996, il titolo mondiale del 1998 a Cervinia e il record del 1995 sulla Gran Becca» Quali invece i momenti più difficili? «Sono pochi in verità nei miei ricordi, nel 2005 la salita al tetto del mondo con la spedizione Everest Vitesse che non si concretizzò perché siamo stati costretti dopo 16 ore di salita a fermarci a quota 8.200, potrebbe sembrare un fallimento ma per me è stato un successo umano perché non si può essere più forti del tempo avverso e bisogna sapersi fermare nel rispetto della natura.»

Sabato 13 maggio 2023 sarà sullo Zerbion la seconda edizione di una tua creatura da organizzatore? «Si è stato bello vedere molta gente salire sui sentieri su cui ti sei allenato per una vita, sulla tua montagna, davanti a casa, una bella festa e tante emozioni ma anche un grande impegno che condivido con Jean Pellissier, Dennis Brunod, le mie figlie e tanti amici e volontari.» E il futuro di Bruno Brunod dopo questa tappa dei 60 anni? «Devo ancora lavorarne 5 o 6 prima della pensione, seguirò i miei figli, Mathieu fa ancora gare, e la nostra “Monte Zerbion Skyrace”, senza dimenticare questa splendida nipotina Vittoria che Carol mi ha regalato da 54 giorni.» Già e chissà perché l’ultima arrivata della dinastia dei Brunod si chiama Vittoria, un nome e una garanzia, in casa di chi in una vita di corsa di vittorie ne ha raccolte di così belle.

Bruno Brunod impegnato nei giorni scorsi nel suo lavoro e nel 2013 durante il Tor des Geants

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