Il settore ovicaprino chiede attenzione “Siamo poco considerati dalla politica”

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Il settore ovicaprino valdostano chiede più attenzione da parte della politica regionale. E lo fa mettendo in luce la grande disparità di considerazione, ma anche in termini di aiuti economici, con il settore dell’allevamento bovino.

La crescita dell’interesse verso il settore ovicaprino si è toccata con mano anche in occasione della finale del 25esimo concorso regionale delle batailles des chèvres che si è svolta domenica 30 ottobre scorso, all’arena Croix Noire di Aosta, dove si è fatta notare la presenza di gruppi di persone provenienti dalla Svizzera e dalla Francia.

«Il nostro fino a oggi è stato un settore bistrattato e poco valorizzato. - dice un allevatore di capre della Bassa Valle che chiede di non essere citato - La finale regionale delle capre ha però dimostrato una crescita di interesse soprattutto da parte dei giovani che, in questo periodo di crisi e di incertezze economiche, vorrebbero puntare su qualcosa di diverso e meno impegnativo dell’apertura di una stalla bovina, a meno che non abbiano già alle spalle la famiglia. La Valle d’Aosta non è l’unica regione in cui si allevano capre, ma dalla Regione non arrivano né proposte né aiuti economici. Il nostro mondo è sicuramente indietro rispetto all’allevamento bovino e alla produzione di formaggi d’élite, ma anche i prodotti derivati dalla trasformazione del latte di capra stanno prendendo sempre più piede e sono sempre più ricercati dagli acquirenti. È arrivato il momento che qualcuno si renda finalmente conto che questo nostro settore merita di essere considerato un valore aggiunto per tutto il comparto zootecnico valdostano».

«Le lamentele sono giustificate. C’è poco interesse da parte della politica in generale - afferma il presidente dell’associazione ovicaprini in seno all’Arev Daniele Morzenti - e sono anni che ci stiamo muovendo per rilanciare e valorizzare il settore. Prima non esisteva un piano sanitario dedicato agli ovicaprini, ora lo abbiamo. Ma per quanto riguarda la questione contributi, siamo molto penalizzati giacché l’intenzione della Regione è di darli solo alle aziende che fanno controlli funzionali, ovvero sul latte prodotto da ogni singolo animale: è l’unico modo che hanno per stabilire chi alleva animali produttivi e chi no. Si tratta però di controlli che, seppure possono essere necessari, creano difficoltà a noi allevatori, giacché portano via molte ore al nostro lavoro. Chiediamo, quindi, che la politica e l’amministrazione pubblica si muovano e che ci sia qualcuno che ci venga incontro, perché quando si tratta di dare contributi al settore zootecnico, la Regione non fa distinzione tra bovini e caprini e utilizza le stesse regole per entrambi. Ma lo fa senza tenere conto che le nostre aziende funzionano in maniera diversa!».

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