Impresario assolto per l’operaio che morì a Pré-Saint-Didier
«Perché il fatto non sussiste»: con la formula più ampia l’impresario di Saint-Vincent Angelo Camputaro Lavorgna, 66 anni, è stato assolto martedì scorso, 8 novembre, dall’accusa di omicidio colposo per la morte del suo dipendente Giuseppe D’Agostino. L’operaio 43enne aveva perso la vita il 12 febbraio dello scorso anno, un venerdì, a Pré-Saint-Didier, dove l’azienda stava operando in un cantiere sulla Statale 26 aperto per conto dell’Anas per la manutenzione di un tratto di rete fognaria. In base a una prima ricostruzione, la vittima si era allontanata dal gruppo di colleghi con cui stava lavorando per espletare un bisogno fisiologico ed era scivolata da un ripido pendio, tra neve, ghiaccio e nebbia, nell’orrido sottostante. Gli altri operai non vedendo Giuseppe D’Agostino rientrare, si erano preoccupati e andarono a cercarlo. Quindi, notate le tracce sulla neve, diedero dato l’allarme. Il medico del 118 che constatò il decesso fu calato dall’elicottero con l'ausilio del verricello. Il recupero della salma, però, avvenne con tecniche alpinisti a causa delle condizioni meteo avverse. Sul posto intervennero oltre all'elisoccorso i Vigili del Fuoco, il Corpo forestale della Valle d’Aosta e i carabinieri. Alla scorsa udienza del processo, celebrato con rito abbreviato, il pm Francesco Pizzato aveva chiesto la condanna dell’imputato a 6 mesi di reclusione. Stando alle indagini della Procura, il piano sostitutivo adottato dall’impresa - con Angelo Camputaro Lavorgna come amministratore unico - non individuava in modo idoneo le lavorazioni da svolgere e, inoltre, l’area degli interventi non risultava dotata di protezioni laterali adeguate. Una versione che la difesa dell’impresario ha sempre respinto con l’avvocato Corrado Bellora di Aosta - che aveva depositato anche una consulenza tecnica di parte - che definiva l’accaduto «Una tragedia, una tragica fatalità, per la quale non si può che avere massima comprensione sul piano umano, ma senza alcuna responsabilità del datore di lavoro».
Il legale aveva motivato la richiesta di assoluzione dell’imputato ponendo l’accento sul fatto che l’operaio defunto «Ha scavalcato una recinzione e si è recato in una zona al di fuori dell’area di lavoro». Dopo l’assoluzione, l’avvocato Bellora ha dichiarato di essere «Molto contento di questa sentenza, perché la ritengo rispondente a giustizia». Entro 90 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza.