Delitto Gilardi, la Procura archivia di nuovo il caso: nessun colpevole
La Procura di Aosta ha chiesto al gip l'archiviazione del fascicolo per omicidio riaperto 10 anni dopo la morte di Giuliano Gilardi, ucciso a coltellate, il 27 dicembre 2011, nella sua casa di Senin, a Saint-Christophe.
Secondo i pm Luca Ceccanti e Manlio D'Ambrosi non sono emersi elementi per sostenere l'accusa in giudizio.
Erano indagati Salvatore Agostino, operaio edile pregiudicato 61enne, Cinzia Guizzetti - già principale indiziata del delitto nell'inchiesta che era poi stata archiviata -, l'ex marito di quest'ultima, Armando Mammoliti, e Domenico Mammoliti, operaio edile già noto alle Forze dell'Ordine.
Il principale indizio in mano agli inquirenti era la compatibilità, emersa in base a una perizia svolta con incidente probatorio, tra il Dna di Salvatore Agostino e quello estrapolato da un chewing gum rinvenuto nel letto di Gilardi dopo l'omicidio.
«Io continuo a essere ottimista. Prima o poi sarà fatta giustizia. Io continuerò nelle mie ricerche, non è che mi abbatto. - dichiara Anna Maria Inforzato, ex moglie di Giuliano Gilardi - In 10 anni non ho mai puntato il dito contro nessuno, figuriamoci se lo faccio adesso ma ci sono personaggi che sono entrati in casa nostra a commettere un omicidio, che cosa vogliamo fare?».
L'avvocato Giacomo Francini, che assiste Cinzia Guizzetti, ex compagna di Giuliano Gilardi, commenta: «Rispetto a una richiesta di archiviazione per la posizione della signora Guizzetti non posso dire altro che me l'aspettavo, a fronte delle deduzioni difensive svolte. Ovviamente attendiamo l'ufficializzazione dell'eventuale provvedimento per ogni valutazione».
Il cadavere di Giuliano Gilardi venne trovato nella casa nel borgo di Senin in cui abitava. Qualcuno entrò all'alba nell'alloggio di Giuliano Gilardi, prima infierì su di lui con una serie di coltellate e poi lo colpì alla testa con un corpo contundente, come rilevò in seguito l'autopsia. Un uomo, o una donna, che però conosceva le abitudini della vittima, dato che la mattina presto la vittima era solita aprire la porta d'ingresso per lasciare uscire di casa il suo cane Yuma e ritornare a letto in attesa del rientro dell'animale. Un particolare noto a pochi e che favorì l’omicida. Il fatto che nessuno dei vicini abbia sentito abbaiare il cane fa appunto sospettare che l'assassino fosse una persona abituata ad entrare e a uscire da quella casa, quindi conosciuta dal cane.