In calo la presenza di stranieri in Valle d’Aosta

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Cala, in valori assoluti, il numero di cittadini stranieri presenti in Valle d'Aosta al 31 dicembre 2021: sono 8.169, 226 in meno rispetto al 2020.

Si tratta del 6,6 per cento della popolazione residente (valore leggermente superiore rispetto all'anno precedente, visto il trend demografico negativo).

Un dato più basso sia del Nord-Ovest (11,2 per cento) sia della media nazionale (8,8 per cento). Il mondo della scuola riflette l'andamento, con un calo degli studenti stranieri nella regione alpina di 0,7 punti nell'anno scolastico 2021/2022 (sono 1.138, il 6,7 per cento del totale). Più della metà degli alunni stranieri sono presenti nelle scuole d'infanzia e primarie (57,1 per cento, contro il 46,5 per cento degli italiani) e per il 24,1 per cento nelle secondarie di secondo grado (a fronte del 32,3 per cento degli italiani). I dati emergono dal Dossier statistico immigrazione 2022 del Centro studi e ricerche Idos, presentato giovedì scorso, 27 ottobre. Oltre un terzo dei residenti non italiani ha meno di 29 anni (tra i cittadini italiani è il 26,4 per cento) e solo il 7,1 per cento ha più di 64 anni (il 25,9 per cento tra gli italiani). Nel 2020 la maggioranza degli stranieri residenti è europea (54,8 per cento) e in particolare originaria della Romania (28 per cento). Nel 2021 la componente femminile in Valle d'Aosta risulta maggioritaria (54,8 per cento).

Guardando al mondo del lavoro, emergono le maggiori difficoltà di inserimento degli stranieri, che sono il 7 per cento degli occupati ma il 16,9 per cento dei disoccupati. Riguardo all'accoglienza di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, al 30 giugno 2020 le persone accolte erano 68 (11 in meno rispetto alla fine del 2020). Le persone fuggite dall'Ucraina in Valle d'Aosta sono in tutto 447, di cui 301 femmine e 146 maschi, di cui 167 minori (dei quali 8 non accompagnati). Circa 200 di loro hanno trovato una sistemazione temporanea presso case di valdostani.

Sul futuro dell'immigrazione «sono abbastanza preoccupato, perché vedo su questo fronte tempi duri: Salvini ha già detto che si vuole occupare di terra e di mare per chiudere i porti, e questo è il sistema peggiore che ci sia per affrontare un problema serio, spesso drammatico». Lo dice Paolo Ribet, pastore della chiesa valdese di Aosta, in apertura della presentazione del dossier statistico sull'immigrazione 2022, nella sede del Csv ad Aosta. La ricerca, realizzata dal Centro di studi e ricerca Idos, da Confronti e dall'Istituto di Studi Politici San Pio V, è stata finanziata dal Fondo 8 per mille della Chiesa Valdese che ha permesso di lanciare anche altri progetti: «Mercoledì - annuncia Paolo Ribet - 37 persone provenienti dal Libano sono arrivate a Fiumicino grazie ai corridoi umanitari. Saranno accolti in varie realtà e nei prossimi giorni ne arriveranno altri 29». E aggiunge: «Tutto questo si può fare se esistono delle possibilità, perchè immigrazione non significhi sfruttamento o senso di morte ma inserimento in un tessuto nuovo di persone che cercano un futuro».

A questo proposito, «in pochi mesi siamo riusciti ad accogliere 140mila profughi ucraini e non abbiamo mai parlato di invasione ucraina ma di persone che rischiano la pelle a casa loro, l'accolgienza, l'apertura verso l'altro è una cosa fondamentale». Per Paolo Ribet, «troppo spesso i migranti vengono effettivamente sfruttati, pensiamo ai raccoglitori di frutta e verdura. Serve un comprensione e un rispetto del lavoro».

E conclude: «Oggi abbiamo leggi pensate in tempi passati e mai ripensate in modo serio in termini di accoglienza ma solo in termini di gestione dei flussi o di un problema. Abbiamo bisogno di una visione chiara e reale del fenomeno, di quello che è l'immigrazione, nel rispetto delle persone e del tema del lavoro».

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