Valle d’Aosta Aperta: «Siamo un’alternativa alle destre e anche agli autonomisti e al Pd, che a livello locale sono molto deludenti»
«Caro vita», crisi climatica, difesa dei diritti sociali e civili, e soprattutto timori per il neonato governo Meloni. Sono state queste le tematiche - e le perplessità - al centro del dibattito dei simpatizzanti di Valle d’Aosta Aperta (che comprende Adu, Area democratica e Movimento 5 Stelle), nell’assemblea di mercoledì scorso, 26 ottobre, ospitata nella sala polivalente di Tzanté de Bouva a Fénis. «Stanno arrivando tempi bui dove solamente i bianchi, gli eterosessuali e i ricchi potranno vivere bene, mentre tutti gli altri saranno emarginati - ha esordito Alexandre Glarey, dirigente di Adu - per questo oggi non ci possiamo più permettere di dire “lasciamoli governare”, bisogna subito agire nell’interesse di tutte e tutti». Prima del dibattito hanno preso la parola i vertici del progetto. «Abbiamo pensato di proporre questa serata aperta a tutti i militanti, i simpatizzanti e gli attivisti che fanno parte della coalizione, per sentire le vostre proposte e qualsiasi altro vostro appunto in merito al risultato delle elezioni» ha detto l’ex deputata pentastellata Elisa Tripodi. «Sono stata contattata da molte persone di altre regioni che hanno reputato il nostro laboratorio politico molto coraggioso e che vorrebbero “importarlo” nei loro territori. Anche loro sarebbero disposti ad aprirsi a collaborazioni progressiste che viaggiano sui nostri temi - continua Elisa Tripodi - escludendo il Pd che, anche a livello nazionale come regionale qui in Valle d’Aosta, fuori dice una cosa e poi in aula vota il contrario».
Elisa Tripodi ha rassicurato poi i simpatizzanti sulla rappresentanza in Parlamento del progetto. «Avremo dei deputati a Roma del Movimento 5 stelle e di Sinistra Italiana che saranno la voce della Valle d’Aosta all’interno delle due camere, perché questo è il momento di unire e non di dividere. Sarà più difficile rispetto a quando c’ero io - sottolinea Elisa Tripodi - però mantenendo i giusti contatti possiamo raggiungere dei risultati».
«Abbiamo portato a casa più di 5mila voti alle ultime elezioni, e questo lo ritengo un ottimo risultato» ha poi commentato la consigliera regionale di Area Democratica Erika Guichardaz. «Siamo convinti che chi ha votato per il nostro progetto non avrebbe potuto scegliere altrove, e questo perché da anni ci battiamo per la questione ambientale, Cime Bianche e la legalizzazione della cannabis, ovvero temi che nessuno ha il coraggio di portare avanti». Erika Guichardaz ha poi fatto una riflessione sul governo Meloni. «Questo governo non si può definire di centro destra perché di centro non ha proprio nulla, e lo vediamo dai personaggi che hanno scelto per fare i ministri. Dopo il discorso di insediamento di Giorgia Meloni ho capito che per noi si apre una nuova epoca di “resistenza” che deve essere portata avanti anche qui in Consiglio Valle, affinché il governo intervenga in maniera seria per aiutare la popolazione. Sotto gli occhi di tutti c’è un aumento della povertà tra i valdostani, e il governo al posto di intervenire parla di regionalizzazione della scuola, ovvero problemi che al momento sono superflui».
E’ soddisfatta per il risultato delle politiche anche Daria Pulz: «Il motivo per cui questa campagna elettorale è “andata liscia” è perché abbiamo condiviso il programma, ascoltato molte persone e discusso con tutte le categorie sociali. Questa serata rappresenta per i nostri tre movimenti un’occasione di rilancio di un’alleanza nella quale noi crediamo molto. Siamo un’alternativa alle destre ma anche un’alternativa agli autonomisti e al Pd, che a livello locale sono molto deludenti - continua Daria Pulz - e questo nostro laboratorio politico, come sottolinea Elisa Tripodi, è all’avanguardia». Daria Pulz spiega anche i programmi futuri di Valle d’Aosta Aperta. «Porteremo avanti questo progetto fuori e dentro le istituzioni, e dobbiamo stare molto attenti, soprattutto perché tra un po’ arriverà il bilancio regionale, e decideranno come spendere il denaro pubblico».