Caro energia, in chiesa con una maglia in più Per le bollette in difficoltà pure le parrocchie

Caro energia, in chiesa con una maglia in più Per le bollette in difficoltà pure le parrocchie
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Il rischio di dover assistere alle celebrazioni religiose al freddo, con i fedeli nei banchi con due maglie e i cappotti addosso, come accadeva ottant’anni fa, purtroppo è concreto, anche se non auspicabile.

La conferma viene da don Giuliano Albertinelli, quarantasei anni, economo della Diocesi di Aosta e direttore dell'Ufficio amministrativo diocesano, nonché parroco di Nus, Saint-Barthélemy, Fénis e Saint-Marcel.

«La situazione nelle parrocchie purtroppo è molto difficile, anche se non è diversa da quella che stanno vivendo tutte le famiglie. - sottolinea l’Economo della Diocesi - Le circostanze ovviamente variano di caso in caso e nelle prossime settimane ogni parroco deciderà da sé come regolarsi per il riscaldamento della propria chiesa. Non ci saranno indicazioni precise da parte della Diocesi. Ciascuno dei sacerdoti valuterà il da farsi, come avviene del resto in ogni famiglia».

La situazione nelle parrocchie della Diocesi di Aosta è complessa e variegata. In alcune chiese sono già presenti, per fortuna, impianti di ultima generazione, con riscaldamento a pavimento, in altre vi sono ancora i vecchi impianti a gasolio molto energivori, o addirittura ad aria, che sono i più dispendiosi di tutti e alla fine rischiano di scaldare l’ambiente solo verso l’alto.

«Bisognerà fare quadrare i conti in qualche modo, però la situazione è seria, occorreranno buon senso e accortezza nella gestione delle spese» aggiunge don Giuliano Albertinelli che cita le diverse situazioni presenti nelle sue parrocchie per rendere l’idea.

«A Nus per esempio l’impianto è stato rifatto un anno e mezzo fa, ed essendo nuovo è particolarmente performante. Garantisce la massima resa, con il minimo consumo. E’ la soluzione ideale, però purtroppo non è dappertutto così. - spiega don Albertinelli - A Saint-Barthélemy invece è presente un impianto con radianti a infrarossi che consuma molta energia elettrica - anche quella con i costi saliti alle stelle - mentre a Fénis e a Saint-Marcel ci sono ancora i vecchi impianti ad aria, che consumano moltissimo. Dalle prime bollette arrivate abbiamo visto che il gasolio è già raddoppiato come pure la luce e se l’anno scorso abbiamo speso milleottocento euro quest’anno sicuramente sfioreremo i quattromila euro».

Le parrocchie insomma non sono, come del resto era intuibile, un’isola felice nella desolazione della crisi energetica. E farsi «aiutare» dai fedeli è piuttosto impensabile, di questi tempi. «Personalmente non ho mai chiesto ai miei parrocchiani di venirci incontro. - dice ancora don Giuliano Albertinelli - I bisogni della comunità sono sotto gli occhi di tutti, se qualcuno se la sente, o è nelle condizioni di farlo, lo fa spontaneamente. Già le famiglie sono in condizioni critiche, penso ai più disagiati, come gli anziani o gli ammalati, in molti faranno già fatica quest’anno a riscaldare le proprie abitazioni. Come si fa a chiedere altri soldi alla gente?»

L’Economo della Diocesi spiega anche di avere già contattato i vari gestori del gas e dell’elettricità per strappare nuove offerte, ma che neppure questi ultimi sono in grado di fare proposte vantaggiose, visto che i costi oscillano molto.

«Purtroppo le variabili sono molteplici, legate soprattutto all’acquisto delle materie prime - conclude don Giuliano Albertinelli - e occorre anche fare attenzione alle varie proposte perché rischiano di nascondere insidie, se non truffe. Di questi tempi, nessuno si impegna a garantire soluzioni a lungo termine».

Oltre alle chiese, vi è pure il problema degli oratori e degli ambienti parrocchiali che in tutte le comunità vengono messi a disposizione dei gruppi di fedeli: per il catechismo, feste, assemblee. In questi casi, è evidente, il problema è lo stesso e la stessa sarà la soluzione: si cercherà di accendere il minimo indispensabile e si indosserà una maglia in più.

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