Finale tra le polemiche il Tor des Géants

Finale tra le polemiche il Tor des Géants
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Si è chiusa nel peggiore dei modi la 13esima edizione del Tor des Géants: la gara è stata interrotta a causa del maltempo che nella notte di sabato scorso, 17 settembre, ha di fatto impedito agli atleti di proseguire ed a quelli iscritti al TOR30 Passage au Malatrà di prendere il via, come previsto da Bosses.

In quota, tempeste di neve e vento si sono abbattute sul tracciato rendendo impraticabile il percorso per i corridori del Tor des Géants e del Tor des Glaciers. Il comitato organizzatore capitanato da Alessandra Nicoletti è stato quindi costretto a sospendere l’ultratrail, anche se la decisione ha suscitato delle polemiche. Inizialmente, intorno alle 9, era stato deciso di considerare finisher del TOR330 i runners arrivati entro le 6 di sabato a Bosses, ma verso le 14 gli organizzatori hanno optato per le 4 del mattino, anticipando di 2 ore, per il totale di 136 ore. La scelta non è stata gradita dai concorrenti che avevano già raggiunto la base di Bosses prima della sospensione. Tra i più attivi si è dimostrato Marco Patacchini arrivato al punto tappa di Bosses alle 4.27, quindi 27 minuti dopo il termine. «Non c’era alcuna correlazione statistica, temporale o storica tra le 136 ore e Bosses. - spiega Marco Patacchini - Il calcolo è stato fatto con un programma del computer, ma non non l’ ho ritenuto corretto perché il passaggio più lento di sempre a Bosses nella storia del Tor des Géants era di 138 ore, un tempo che avrebbe potuto essere un riferimento accettabile. Quando l’organizzazione ha bloccato la competizione non poteva rendere finisher tutti, lo capisco, però io ero arrivato entro la chiusura del cancello orario. Quando ho provato ad uscire dalla base vita di Bosses, sono stato fermato dagli organizzatore. Ho fatto perciò notare che con altri atleti eravamo entrati a Bosses entro il tempo limite, tanto da oppormi a questa decisione così da farla cambiare».

Il maltempo ha obbligato gli organizzatori a prendere delle decisioni improvvise. «Inizialmente è stato detto che la gara era sospesa per motivi di sicurezza, in attesa di decidere il dà farsi, - racconta Marco Patacchini - tanto che hanno messo una transenna per bloccare la strada. Inizialmente quando ho saputo di essere diventato finisher ero felice, si tratta di un premio dopo la grande fatica per arrivare fino a lì. Poco dopo, però, è arrivato il comunicato stampa con il termine delle 136 ore e sono rimasto sbalordito. La mia reazione è stata forte, giustificata dalla stanchezza e dalla volontà che venisse riconosciuto il mio sforzo. Ero poco allenato e non avevo mai percorso più di 60 chilometri consecutivi. Ho tenuto un ritmo costante, mentalmente ero preparato anche se da Cogne in poi non sapevo come avrebbe reagito il mio corpo». Difficilmente il noto ortopedico e direttore sanitario di Premium Medica potrà dimenticare questa esperienza: «Ho dormito solo 5 ore. Ai punti ristoro e nelle basi vita mi sono fermato pochissimo, giusto il tempo di mangiare qualcosa e di rifornirmi. Sono andato benissimo sino a metà gara al Rifugio Coda. Da mercoledì 14 in poi la mancanza di sonno mi ha giocato un brutto scherzo e ho iniziato ad avere delle allucinazioni, vedevo cose e persone inesistenti».

Alla fine 589 atleti sono stati considerati finisher con penultimo l’aostano Luca Isidori arrivato a Bosses alle 8.18 insieme a Osvaldo Ghedi.

Anche per il Tor des Glaciers è stato fissato un punto limite all’Hotel Italia al colle del Gran San Bernardo per essere riconosciuti finisher. In questo caso, in 57 hanno chiuso la gara con ultimo il francese Stephane Higueret.

Il repentino cambio delle condizioni atmosferiche ha bloccato nella notte di sabato 7 runners nei pressi del Col de Barasson. Gli atleti sono stati individuati e raggiunti dai soccorritori della Guardia di Finanza e del Soccorso alpino alle prime luci dell’alba con un intervento via terra a causa della nebbia che ha impedito l’impiego dell’elicottero.

La condizioni al Rifugio Frassati

Le difficoltà legate alla tempesta di neve e vento si sono manifestate soprattutto nella salita verso il Col de Malatrà, ultima asperità della corsa. Tra gli atleti che in quel momento stavano affrontando il versante il gressaen Benoit Chabod. «Circa 15 minuti prima che arrivassi al Frassati ha iniziato a nevicare, non sapevo se fermarmi al rifugio o proseguire. - racconta Benoit Chabod -. La vera bufera, però, è arrivata 2 ore più tardi. In precedenza, 10 minuti dopo essere entrato nel ristoro al Frassati, il responsabile di gara mi ha comunicato che da quel momento non potevo più uscire, invitandomi ad aspettare perché la competizione sarebbe ripartita all’alba. La situazione era frenetica, non ho dormito in attesa di rimettermi in marcia. A un certo punto è stato detto che a gruppi di 8/10 persone saremo stati accompagnati al colle dalle guide alpine, praticamente 30 minuti prima che arrivasse la decisione definitiva di interrompere la competizione. Quasi 5 ore dal mio ingresso al Rifugio Frassati, l’organizzazione ha annullato la gara invitandoci a scendere a Bosses a piedi, da dove un pullman ci avrebbe portati a Courmayeur». E’ stato questo l’epilogo dell’esperienza di Benoit Chabod, giunto al Frassati alle 3.36 di sabato 17 dopo 135h36’24” e classificato come 441esimo. «In tutto il Tor ho dormito 9 ore, la prima notte insonne, poi ho distribuito il riposo con 1 ora e mezza a notte. - precisa Benoit Chabod - Non ho avuto problemi fisici e non sono mai stato male. L’obiettivo minimo per me era Cogne e, una volta raggiunto, tutta quanto percorso è stato un di più. Il primo giorno ho cercato di partire forte, anche se nelle basi vita e nei ristori mi sono fermato a parlare con amici e parenti, il cronometro era l’ultimo dei miei problemi. Dopo Valtournenche ho rallentato in modo da arrivare sabato mattina, così da avere più gente ad accogliermi. Sono soddisfatto della mia gara, è un peccato non essere arrivato a Courmayeur, ma la condizioni metereologiche non lo permettevano, sospendere la corsa è stata la decisione giusta».

Gli arrivi degli ultimi valdostani

I valdostani classificati che rispetto a sabato scorso, 17 settembre, dovevano ancora terminare il Tor des Géants sono: 267esimo in 128h02’00” Michel Borinatto, 288esimo in 129h25’56” Simone Massimino, 312esimo in 131h07’24” Stefano Mantione, 321esimo in 132h09’08” Marino Roveyaz, 353esimo in 135h50’57” Michele Colombo, 370esimo in 139h38’01” Carlo De Amici, 372esimo in 139h45’15” Spartaco Calveri, 374esima in 140h00’09” Aline Vierin, 409esimo al rifugio Frassati in 127h59’29” Giovanni Roveri, 434esimo al Frassati in 135h26’53” Riccardo Borroz, 441esimo al Frassati in 135h36’24” Benoit Chabod, 491esimo al Frassati in 138h16’42” Simone Sergi, 554esimo a Bosses in 136h13’23” Luca Pivot, 556esimo a Bosses in 136h27’29” Marco Patacchini, 578esimo a Bosses in 138h00’27” Eric Chatrian, 586esimo a Bosses in 140h17’24” Ferruccio Diemoz e 588esimo in 140h18’22” Luca Isidori.

Marco Patacchini con la moglie Silvia Blanc, nella fotografia a destra invece Benoit Chabod

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