Aosta, un dossier per diventare Capitale italiana della cultura

Aosta, un dossier per diventare Capitale italiana della cultura
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La parola chiave è “pluralismo”, scelta per indicare che Aosta è aperta a tutti, tanto da richiamare il concetto con la scritta “aostae” sul dossier della candidatura a Capitale italiana della cultura. A spiegarlo giovedì scorso, 15 settembre, nel Salone Ducale del Municipio, sono stati il sindaco di Aosta Gianni Nuti, l’assessore alla Cultura Samuele Tedesco e la manager culturale Linda Di Pietro che ha curato il progetto. Alla scadenza di martedì 13 risultano candidate 16 città. Oltre ad Aosta, Agrigento, Assisi e Spoleto, in provincia di Perugia, Asti, Bagnoregio, in provincia di Viterbo, Reggio Calabria, Enna, Lanciano, in provincia di Chieti, Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia , Orvieto, in provincia di Terni, Otranto, in provincia di Lecce, Peccioli, in provincia di Pisa, Pescina e Sulmona, in provincia dell'Aquila,e Roccasecca, in provincia di Frosinone. Dalle candidature, una giuria di esperti selezionerà 10 finaliste entro martedì 15 novembre e la procedura di valutazione si concluderà entro martedì 17 gennaio.

«Attualmente la Capitale italiana della cultura è Procida - ricorda il sindaco Gianni Nuti immaginando le ricadute del progetto su Aosta - dove nei primi mesi del 2022 è stato registrato un numero di presenze pari a quelle di un intero anno. Abbiamo quotato la candidatura 3,5 milioni di euro e prevediamo un impatto mediatico, di promozione, di interesse che vale questo sforzo. Se anche Aosta non dovesse essere scelta, intendiamo comunque attuare le iniziative che abbiamo individuato».

Un progetto plurale

«Stiamo proponendo una narrazione diversa del transfrontaliero. - precisa la manager culturale Linda Di Pietro - Mercoledì 24 agosto abbiamo incontrato gli operatori culturali e prevediamo dei testimonial che ci aiuteranno a raccontare lo stato dell’arte, di Aosta e Valle d’Aosta, il suo patrimonio. La città è un luogo che è stato sempre crocevia, che parla tante lingue, racconta tante culture, dove urbano e alpino si incontrano». Saranno coinvolti i luoghi attorno alla città, per raccontare le relazioni anche con gli alpeggi e con la Desarpa.

I testimonial della città, con i quali gli organizzatori hanno già avviato un confronto, saranno l’astronoma Marta Burgay, lo scrittore Paolo Cognetti, il conduttore televisivo Fabio Fazio, la rettrice dell’Università della Valle d’Aosta Maria Grazia Monaci, la soprano Elisa Soster e la campionessa di ciclismo Gaia Tormena.

Con loro verrà raccontato il patrimonio al plurale per illustrare come l’arte interviene nello sviluppo della città. E quindi l’innovazione plurale, perché Aosta è città della grande impresa ma anche di quella piccola, artigiana, sostenibile, il paesaggio plurale, che parte dalle connessioni fra montagna e urbano, per trattare tutto ciò che è mobilità. Con il termine accesso plurale, proposto dal sindaco Gianni Nuti e dall’assessore Samuele Tedesco, si intende una città che pianifica la fruibilità del suo territorio a partire dai soggetti più vulnerabili, con l’intento che tutti possano partecipare alla vita della comunità. Aosta è infine una comunità plurale, cellula e crocevia, autonoma e internazionale, «Una caratteristica che nessun’altra città candidata presenta, - evidenzia Linda Di Pietro - ci sono progetti bellissimi, in gran parte elaborati a livello locale ma pure provenienti da altre città italiane. Ad esempio la Community Opera di Matera vuole essere presente, con un’opera di comunità rurale, nel periodo della desarpa».

È previsto un sistema di monitoraggio e valutazione degli impatti, in collaborazione con l’Università della Valle d’Aosta, parametrando le aree sociale, economica, ambientale, culturale, e anche la selezione “25+25 per il 2025”, collaborazione fra 25 ragazzi italiani e 25 valdostani, tra i 16 ed i 25 anni, per un tavolo permanente dei giovani.

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