Cave des Onze Communes, un futuro nel solco tracciato da Dino Darensod

Cave des Onze Communes, un futuro nel solco tracciato da Dino Darensod
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Sono trascorsi appena 5 mesi dalla scomparsa di Dino Arensod, socio fondatore e storico presidente de La Cave des Onze Communes di Aymavilles. Una realtà cresciuta nel tempo che agli inizi ritirava e lavorava 500 quintali di uva dai viticoltori associati e oggi, a distanza di 30 anni dalla sua nascita, secondo le annate ne lavora invece tra i 5 e 6mila l’anno.

La Cave oggi vanta un fatturato di circa 2 milioni di euro e 28 “etichette”, dalle bollicine per l’aperitivo, ai bianchi e ai rossi fino al vino da dolci, il passito.

«Siamo passati da una produzione di 50mila bottiglie di vino alle 500mila di oggi. - dichiara René Gerbore, al fianco di Dino Darensod per 7 anni con l’incarico di vicepresidente e oggi presidente de La Cave des Onze Communes - Un bel traguardo, significa che la Cave produce una bottiglia su 3 in Valle d’Aosta».

René Gerbore ha preso le redini di un grande bagaglio culturale legato al territorio lasciato dal suo predecessore.

«Io e Dino avevamo 50 anni e un giorno di differenza, - ricorda René Gerbore - ma lui è riuscito a trasmettermi tanto, in primis l’amore per questa “creatura” come lui la definiva, in cui l’uva dei vigneti eroici si trasforma in qualcosa di magico dal profumo inconfondibile. Dino ha lasciato sicuramente un’eredità di esperienza di cui sia io sia i componenti del direttivo sapremo fare sempre buon uso. Ma, soprattutto, ha lasciato in eredità un’azienda sana e ben lanciata e per quanto si parli di un allontanamento di conferitori da La Cave, dico che così non è anche se i numeri forse danno un’idea diversa. Mi spiego meglio. Il numero dei soci è diminuito negli ultimi 10 anni da 220 ai 160 attuali. Quindi non si può assolutamente parlare di fuga di soci con la scomparsa di Dino Darensod. Ci sono dei parametri a cui fare riferimento ed uno di questi è che stiamo aumentando gli ettari di terreno coltivati a vite e ci stiamo specializzando sempre di più. Non si vuole togliere meriti ai piccoli produttori, ma va precisato che questo è un ciclo già iniziato con Dino Darensod che credeva molto nel “savoir faire” e nella professionalità dei viticoltori che, di fatto, portano a risultati importanti per la produzione delle bottiglie in vendita. Con l’alta gamma dei nostri vini abbiamo completato il cammino intrapreso. Parliamo di vini che si trovano solo in enoteca, al ristorante e negli alberghi e che spiegano la storia del nostro territorio. A noi de La Cave manca solo sapere comunicare all’esterno chi siamo e cosa produciamo, però a questo ci stiamo pensando con un nuovo logo. Abbiamo molte idee, comunque non vogliamo lasciare la strada tracciata da Dino Darensod che fino ad oggi ha portato a ottenere buoni risultati nel panorama valdostano, come anche in quello italiano e internazionale: la nostra Cave è conosciuta in tutta Europa, negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone. Il nostro futuro si sta aprendo ora anche in Cina».

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