Nadir Maguet, nuovo Fastest Known Time sul Gran Campanaro

Nadir Maguet, nuovo Fastest Known Time sul Gran Campanaro
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Nonostante le pessime condizioni del ghiacciaio nella mattina di lunedì 5 settembre scorso Nadir Maguet ha messo a segno l’ennesima performance alpinistica di livello nella formula «fast & light», a metà tra skyrunning ed alpinismo. Nadir Maguet dopo la Biancograt al Piz Bernina e la Hintergrat dell’Ortles ha completato la sua particolarissima "trilogia estiva" a fil di cresta mettendo a segno il nuovo FKT sulla Stüdlgrat del Grossglockner, con i 3.798 metri della sua vetta la massima elevazione dell’Austria, nonché la montagna più alta delle Alpi ad est del Passo del Brennero. A cadere sotto i colpi di Maguet il terzo primato del suo predecessore Philipp Brugger, austriaco.

Dopo gli exploits del mese di luglio sull’unico quattromila della catena alpina al di fuori di Alta Savoia, Valle d’Aosta e Vallese (il Piz Bernina) e sull’altro gigante delle Alpi Retiche (l’Ortles), il valdostano del Centro Sportivo Esercito e portacolori del team La Sportiva ha proseguito la sua “campagna” sulla rotta di nord-est andando a prendersi d'autorità sul “Gran Campanaro” degli Alti Tauri l’ennesimo FKT, acronimo che sta per Fastest Known Time (miglior tempo conosciuto).

Come nelle 2 precedenti occasioni, Nadir Maguet ha atteso la fine del fine settimana per trovare campo libero e lunedì 5 settembre si è messo all’opera - nonostante le pessime condizioni del Pasterze Gletscher, il ghiacciaio alla base del Grossglockner - per l’ennesima performance alpinistica di livello nella formula «Fast&Light».

Impegnato a fondo lungo i 7 chilometri e 740 metri di sviluppo ed i 1.860 metri di dislivello positivo della Stüdlgrat (che deve il suo nome all'alpinista austriaco Johann Stüdl), Nadir Maguet ha toccato la vetta del Grossglockner un’ora, 30 minuti e 23 secondi dopo il via, abbassando di poco meno di 7 minuti il primato precedente che Philipp Brugger aveva fissato poco più di 5 anni fa (fine agosto 2017) in un’ora e 37 minuti netti.

La prima parte della performance (start a quota 2.000 metri) si è svolta su strada sterrata ripida, che ha poi lasciato spazio a sentiero di montagna. Messo alle spalle questo primo tratto «d’ingresso», l’itinerario si addentrava sul ghiacciaio, le cui condizioni non erano certo ideali. Il gran caldo degli ultimi mesi aveva provocato infatti la formazione di diversi crepacci (in aggiunta a quelli solitamente presenti) e per Nadir Maguet trovare la linea da seguire per una migliore progressione non è stato facile. A quota 3.300 ha poi attaccato la cresta vera e propria, con passaggi su roccia fino al terzo grado, non esattamente elementari. Una cresta molto estetica, che supera un dislivello di 500 metri. Non proibitiva ma mai banale, che si chiude solo in corrispondenza dei 3.800 metri della croce di vetta del Grossglockner.

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