Cime Bianche, in campo artisti e scrittori Continua la mobilitazione contro il progetto
Evento di chiusura organizzato dai promotori della petizione popolare «Salviamo le Cime Banche» sabato scorso, 10 settembre, dalle 13.30 all’Alpe Vardaz e poi nel pomeriggio nella piazzetta di Saint-Jacques. La raccolta firme è indirizzata al Consiglio regionale della Valle d’Aosta. «Ode alle Cime Bianche» era il titolo dell’evento promosso dal comitato Ripartire dalle Cime Bianche senza bandiere e simboli politici. Sono stati proposti diversi brevi interventi, lettere, poesie e intermezzi musicali, davanti a circa 70 persone all’Alpe Vardaz, dove si sono potuti apprezzare anche gli aspetti naturalistici del luogo, così come è successo in seguito a Saint-Jacques. Tra gli artisti intervenuti - a titolo gratuito - Bobo Pernettaz con interventi in prosa, Roberto Contardo chitarra armonica e voce, Alberto Faccini contrabbasso, Marco Lavitt chitarra elettrica, Franz Rossi effetti, chitarra, voce, Umberto Druscovich poesie.
«Questo è stato l’evento spettacolare, ideale» spiega Piermauro Reboulaz, restauratore di opere d’arte e presidente del Cai Valle d’Aosta. «Giovedì 29 settembre - aggiunge - è prevista la conferenza stampa finale, durante la quale comunicheremo le adesioni raccolte, da portare al Consiglio Valle».
Intanto, sempre l’associazione Ripartire dalle Cime Bianche e il Club Alpino Italiano Valle d’Aosta hanno raccolto numerosi brevi video-messaggi a sostegno dell’impegno per la salvaguardia del Vallone delle Cime Bianche: voci, volti e pensieri che raccontano della conoscenza e dell’amore per questo territorio.
I messaggi vengono diffusi, uno o due alla settimana, tramite i canali social e pubblicati sul canale YouTube.
«Ho letto un commento che diceva che il Vallone non è l’ambiente meraviglioso che tutti decantano, ma solo un mucchio di sassi. Amerei che questi sassi potessero essere goduti anche dalle generazioni future, senza che arrivi qualche fenomeno a progettare piloni» dichiara Piermauro Reboulaz.
«Sono nato a Milano, ma amo la Valle d’Aosta fin da bambino, prima la Valle di Gressoney della mia infanzia, poi la Val d’Ayas, a Estoul, dove sono tornato a vivere» racconta lo scrittore Paolo Cognetti. «Sono affezionato al Vallone delle Cime Bianche - prosegue Cognetti nel suo intervento - dove torno diverse volte, da solo o con gli amici. Per la sua bellezza andrebe conservato così, anche perché stanno cambiando il clima e l’innevamento. Mi immagino il vallone come un parco naturale, il cui ingresso potrebbe essere a Fiery, dove potrebbe essere restaurato lo storico Hotel Bellevue. Solo così diventerebbe un valore per le generazioni future».
Gli fa eco un altro scrittore, Enrico Camanni, a sua volta legato a Valtournenche e ad Ayas: «Ricordo quando si valicava il vallone e si scendeva verso Saint-Jacques, sem-brava di entrare in paradiso. Non ci sono tanti valloni così magici, neppur nella bellissima Valle d’Aosta. Non andrebbe più costruito alcun impianto, i costi del carburante e dell’elettricità sono talmente improponibili per il puro svago, già faremo fatica a far fronte alle esigenze primarie. E poi manca la materia prima: la neve. Gli impianti sono ormai contro natura. Dobbiamo pensare al futuro e non al passato».
Per Alessandro Gogna, alpinista e guida alpina: «Questo vallone è uno degli ultimi rimasti intatti. Si dovrebbe considerare che l’avvenire della propria valle dipende da come verranno conservate queste ultime propaggini di naturalezza».