“La telefonata, la polizia con i mitra e poi arrivò Gorbaciov in cantina” La bella storia della famiglia Ducly

“La telefonata, la polizia con i mitra e poi arrivò Gorbaciov in cantina” La bella storia della famiglia Ducly
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«Gorbaciov vuole visitare una cantina del posto: voi sareste disposti ad ospitarlo?». Massimo Ducly non prese troppo sul serio quella telefonata che gli arrivò dal Grand Hotel Billia alla fine del mese di marzo del 2001. Con l’incoscienza dei suoi 20 anni, rispose di “sì” e riprese a lavorare insieme a papà Walter nel laboratorio sulla collina di Châtillon, in località Albard. «In quel periodo facevamo manutenzioni al Billia, per questo mi conoscevano. - racconta ridendo - Quando mi dissero che Gorbaciov voleva venire da me, non ho capito subito. Pensavo fosse un soprannome, di certo non credevo che sarebbe arrivato qui l’ex presidente dell’Unione Sovietica! Dopo 10 minuti è piombata la polizia con i mitra spianati, ci hanno fatto accendere tutte le luci. Ci hanno chiesto dove fosse la cantina, che si trova proprio accanto al laboratorio, e anche lì abbiamo dovuto accendere le luci. Poi sono entrate le guardie del corpo, e infine è arrivato lui. Si è seduto con noi, tranquillo, e gli abbiamo dato da assaggiare del vino del posto, anche in una coppa dell’amicizia che non usavamo mai e che ho risciacquato alla buona per l’occasione. Però non avevamo niente da dargli da mangiare. Così ho chiamato mia mamma Rosa Brunod e le ho chiesto di portare pane nero e qualche salame. Poco dopo è entrata in cantina la polizia e ci ha detto che una donna con una borsa chiedeva di entrare. Naturalmente era mia mamma…». «Gorbaciov non è rimasto tanto, forse dieci minuti o un quarto d’ora. - prosegue Massimo Ducly - Abbiamo comunicato attraverso un interprete. Voleva sapere come fosse la vita da noi e ci ha raccontato che dalle sue parti ancora tante persone vivevano in povertà. Hanno bevuto anche le sue guardie del corpo e tutti i “suoi”, non la nostra polizia. Fuori era pieno di fotografi e giornalisti che lo hanno seguito pure nel resto della visita, tra le vigne qui sopra e al torchio di Pissin Dessus». Per la famiglia Ducly, un incontro indimenticabile. «E’ stato del tutto improvviso. - ricorda Massimo Ducly - Pare che quel giorno dovesse andare in elicottero a vedere il Monte Bianco, ma poi non aveva voluto perché era nuvoloso. Così… è venuto da noi!».

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