Quart, da Grosjean Vins festeggiato il Frères’ Day La viticoltura eroica è una questione di famiglia
E’ stata una grande festa, vivace ed emozionante, quella che si è tenuta mercoledì scorso, 24 agosto, in cantina da Grosjean Vins, un insolito viaggio attraverso la storia dei cinque Frères’ Grosjean - Vincent, Piergiorgio, Marco, Fernando ed Eraldo - e della viticoltura eroica della Valle d’Aosta.
«Siamo qui per gratificare la seconda generazione di Grosjean; la prima purtroppo non c’è più da quando è mancato nonno Dauphin. - ha esordito Hervé Grosjean - Abbiamo voluto invitare tutti coloro che ci conoscono, che collaborano con l’azienda e aprire le porte della cantina anche a chi voleva festeggiare con noi nel periodo della vendemmia, che è iniziata già lunedì a causa dell’annata molto siccitosa».
«Grazie a una ricerca che va avanti da diversi anni con lo storico Rudy Sandi vorrei evidenziare come in Valle d’Aosta si produca del vino già da parecchi secoli. - ha continuato Simon Grosjean - Quella di Ollignan non è solo la storia della nostra famiglia ma anche dei vini valdostani di qualità: un atto notarile risalente al 1° dicembre 1371 indica un certo Jeannot di Ollignan che donava alla chiesa di Quart per un nuovo presbiterato formaggio, pane, fieno e del “buon” vino; successivamente, nel 1377, tra le vigne del castello di Quart viene citata la Rovoiri (oggi Rovettaz), una delle migliori della zona. Ma è solo dal XVII secolo, a seguito della peste del 1630, che i primi Grosjean arrivarono in Valle d’Aosta d’Oltralpe invitati dai Savoia a coltivare i terreni incolti, tra cui le vigne di proprietà degli ordini ecclesiastici».
Dopo un excursus tra le mappature dei terreni valdostani di Napoleone e i danni provocati da oidio, fillossera e peronospora, Hervé Grosjean ha sottolineato come in Valle d’Aosta a inizio 1900 fosse difficile produrre vino, per la forza lavoro impiegata nelle prime fabbriche, l’arrivo della ferrovia in Valle, e dei vini piemontesi meno cari, la chiusura con la Svizzera dopo l’Unità d’Italia. «Eppure nonno Dauphin oltre 55 anni fa ha accettato i suggerimenti del canonico Vaudan e nel 1968 ha imbottigliato la sua prima bottiglia per partecipare alla “I Exposition des Vins du Val d’Aosta”». Successivamente, durante l’esponenziale crescita della viticoltura valdostana negli anni Ottanta, la famiglia Grosjean ha deciso di investire nella nuova cantina e, dal 2011, di convertirsi al biologico con l’intento di tutelare l’ambiente prediligendo etichette di carta riciclata e producendo oltre il 90 per cento della propria energia da fonti completamente rinnovabili.
«Oggi coltiviamo 18 ettari di terreno sano, proponiamo un’ampia gamma di etichette tra spumanti, vini bianchi e rossi e con le 2 presentate oggi arriviamo a 20: si tratta di una Petit Arvine e di un Pinot Nero, il cuore pulsante della nostra viticoltura che meglio rappresentano l’azienda. - ha concluso Hervé Grosejan - Le nuove iniziative di Adotta un Cru e TraMonti DiVini ci permettono di portare gli appassionati a scoprire le vigne e la cantina, tuttavia è giusto anche fermarsi a spiegare perché facciamo vino e valorizzare il lavoro dei nostri nonni e dei nostri genitori qui presenti, che da oltre 50 anni portano avanti l’attività di famiglia».