Medici di famiglia: cronaca di un disastro annunciato “Servirebbero 104 professionisti: sono solamente 70”

Medici di famiglia: cronaca di un disastro annunciato “Servirebbero 104 professionisti: sono solamente 70”
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E’ una questione che si è lentamente aggravata negli anni e che sta letteralmente esplodendo nelle ultime settimane, complice il grande affollamento nelle località turistiche, i recenti pensionamenti, le richieste di alcuni medici di tornare alle proprie regioni di origine, oltre ai problemi dovuti al Covid. Sembra la cronaca di un disastro annunciato, insomma.

“Servirebbero 104 medici di base: sono una settantina”

Non ha dubbi il referente dei medici di base Nunzio Venturella, segretario regionale della Federazione italiana Medici di famiglia, che si pronuncia su una questione diventata sempre più difficile da gestire. «I numeri parlano chiaro. Con una popolazione di circa 123mila abitanti, e un rapporto di 1 medico per ogni 1.200 utenti, dovrebbero essere 104 i medici a disposizione e invece attualmente sono una settantina. - dice Nunzio Venturella - Però non mi sento di dare la colpa alla Regione o all’Usl. L’azienda sanitaria ha fatto tutto quello che prevede la normativa attuale ma non c’è stata partecipazione ai bandi. La carenza di medici è un problema nazionale, con gli accessi a numero chiuso alle Università. Occorre mettere a punto strategie mirate che a mio parere si concretizzano su alcuni punti: la sburocratizzazione delle incombenze a carico dei sanitari, con personale di segreteria addetto a smaltire le pratiche non prettamente di carattere medico, il potenziamento dei gruppi di lavoro, riuniti in studi medici, come avviene già in alcune zone della ragione (ad esempio nel distretto di Verrès-Issogne-Montjovet), oltre ad incentivi e benefit per i professionisti che vengono a lavorare in una regione prettamente a vocazione turistica come la nostra. In questo senso si sta già lavorando e un incontro con il Comitato regionale in programma per venerdì 2 settembre».

Dai Gressoney a Ayas: situazioni al limite

Emblematica la situazione a Pont-Saint-Martin e nella valle di Gressoney, dove normalmente operavano 4 medici ma ora, in un periodo di super afflusso turistico, con circa 30mila presenze, è appena rientrato nella sua regione di origine il dottor Carmine Lauriola, e sono ora presenti solo i medici Silvio Boggio e Isabella Ruffino e, fino a settembre, la dottoressa Giada Follis.

Oppure quella della Val d’Ayas, dove Paolo Nicolet ea Maria Silvia De Felicis sono andati in pensione di recente e poco prima era venuta a mancare la dottoressa Marina Carrel. Ora in questa ampia zona sono in servizio solo il medico Stefano Vigo e la dottoressa Martina Cortinovis che è il medico dei turisti di tutta la Val d’Ayas.

La Cgil: “Caos generale, famiglie senza medico”

«Come Fp Cgil abbiamo fatto partire per primi (a seguito anche delle tante segnalazioni dei cittadini) l’annosa problematica dei medici di famiglia. - dichiara il sindacalista Andrea Bourbon - La questione è semplice, i tanti pensionamenti. Ma non può essere tutto ridotto a una situazione di mancanza di turnover. La nostra sanità - soprattutto con la pandemia- ha messo in rilievo problemi vecchi e conosciuti dagli addetti ai lavori (e non solo). Noi da tempo lanciammo l’allarme, e non siamo stati ascoltati o ascoltati poco. Ora ci ritroviamo in una situazione di caos generale. Con un pronto soccorso in affanno, un ospedale al collasso e il territorio semi-abbandonato. Specie nelle valli laterali e ci viene da pensare alla Val d’Ayas, ma tutta la Bassa Valle in realtà è colpita da questa problematica. I cittadini si ritrovano senza il punto di riferimento della sanità per antonomasia, il medico di base. Abbiamo accennato della questione ai vertici dell’Usl. Vogliamo risposte in primis per i cittadini. Non è concepibile che si ritrovino senza medico di base o peggio che vengano rimpallati da un ufficio all’altro anche solo per la scelta di un medico di famiglia. Famiglie intere senza medico di base. Servono medici, serve personale infermieristico e sanitario. Non siamo noi come sindacato a dover trovare soluzioni ai problemi che sono sotto gli occhi di tutti. Devono essere i vertici Usl e l’Assessorato. Vogliamo azioni concrete».

La Uil: “Troppa burocrazia in capo ai medici”

«La realtà valdostana vede una carenza di medici di famiglia, fatto che preoccupa anche, in una proiezione nel tempo, in relazione alla particolarità del nostro territorio e alla crescita esponenziale di una popolazione sempre più anziana e della crescita delle malattie degenerative, legate anche all'invecchiamento. - sostiene Marilena Melidona della Uil - Purtroppo molti dei medici in servizio vanno in pensione, altri ci andranno e altri ancora hanno percorso altre scelte lavorative. Possiamo pensare che ci sia un sistema troppo burocratizzato, a cui i medici devono sottostare per effettuare ricette, prescrizioni ed ogni genere di intervento sull'utente, sottraendo così del tempo per la visita. Quali gli interventi per sbrigliare la matassa? Sicuramente prevedere quanti medici serviranno in un triennio e sperare di coprire il numero è giusto, ma dovremmo ragionare sull'organizzazione attuale, comprendere quali sono le criticità e trovare soluzioni alternative, ma in fretta perché l'autunno è alle porte e nella nostra regione alpina le stagioni caratterizzano anche i flussi (dati dalla crescita della popolazione dai turisti), e con essi le difficoltà che i medici e il personale tutto potranno avere nel raggiungere le vallate per fornire la tutela sanitaria agli assistiti».

Il Savt: “Si prevedano contratti regionali”

«Purtroppo si tratta di una situazione generalizzata in tutta Italia (con il numero chiuso dei corsi all’Università di Medicina) anche se in Valle d’Aosta il problema è chiaramente accentuato dall’aumento della popolazione anziana. - aggiunge Umberto Nigra del Savt - Occorre tenere presente che i medici di base hanno una forma contrattuale diversa rispetto agli altri medici Già da tempo abbiamo proposto di puntare su una migliore organizzazione territoriale (come già avviene in alcune zone) e soprattutto in una prospettiva futura di migliorare le condizioni contrattuali, inserendo benefit e incentivi proprio per i medici di base. Come sindacato, ripartiremo in autunno puntando soprattutto sulla possibilità di prevedere contratti regionali di primo e secondo livello. Tornare a discutere del problema rimane comunque la cosa più importante».

La Cisl: “E’ mancata la visione a lungo termine”

«La situazione ci preoccupa già da diverso tempo, è inutile negarlo, e ora dopo il Covid è ulteriormente peggiorata. - riflette Chiara Pasqualotto della Cisl - Adesso in estate, quando il numero dei pazienti raddoppia, emergono le criticità maggiori. D’altra parte la colpa non deve essere imputata direttamente ai medici che cercano in ogni modo di fare la loro parte e di essere presenti. Occorreva forse già diversi anni fa avere una visione a lungo termine, la Valle d’Aosta da questo punto di vista è in ritardo. In molte regioni d’Italia ci si è attivati già da tempo con una rete di collaboratori (come ad esempio l’infermiere di famiglia) in grado di dare una mano ai medici e supportare il lavoro sul territorio».

L’Usl: “Mancano una ventina di professionisti. Criticità soprattutto in Bassa Valle”

«E’ una situazione comune a tutta Italia. - sottolinea il dottor Leonardo Iannizzi, direttore dell'Area territoriale dell'Usl che non manca di fare una battuta sulla recente notizia dell’arrivo di una cinquantina di medici cubani in Calabria - La prima soluzione che stiamo mettendo in atto è il prolungamento dell’accesso diretto per i pazienti nei 3 ambulatori di Ayas, Gressoney e Donnas, proprio per agevolare i residenti. Le zone più critiche infatti sono proprio quelle della Bassa Valle. Questo durerà almeno fino al mese di ottobre o comunque fino a quando non arriveranno altri medici». Secondo il dirigente mancherebbero all’appello una ventina di professionisti, destinati a coprire le zona più carenti che sono proprio quelle della Bassa Valle. Ma ci vorranno almeno alcuni mesi perché la situazione si avvii alla normalità. «Aprendosi le mobilità tra le regioni in molti ne hanno approfittato per ritornare nei luoghi di origine. - conclude Leonardo Iannizzi - Questo fattore unito ai pensionamenti, peraltro già programmati, ha determinato le criticità della situazione attuale».

Da sinistra il segretario regionale della Federazione italiana Medici

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