L’ultimo saluto a Billy Biletta Pittore dallo spirito bohémien
“Pittore maledetto nonché sporco intellettuale, autore e schiavo di grafica, design, parecchie troiate e ricerche di varia natura”. Con queste parole - scritte su un foglio attaccato alla porta del suo appartamento in via Martorey, a Verrès - Pier Luigi Biletta, per tutti Billy, si presentava significativamente ai visitatori. Il foglio è ancora lì ma dentro Billy non c’è più. Si è spento lunedì scorso, 8 agosto, all’ospedale Beauregard di Aosta, a quasi 84 anni. O forse c’è ancora, nei tanti quadri realizzati nel corso di tutta la sua vita, nei voluminosi faldoni con i minuziosi studi preparatori delle opere, nei libri di architettura e storia dell’arte, nei grandi tomi sui quali - anno per anno - annotava a mano i suoi pensieri. Billy c’è ancora in quelle pagine fitte di frasi da cui traspare il suo multiforme ingegno, che spaziava dai poemi omerici alla filosofia fino, naturalmente, all’arte e alla pittura, che interpretava come una ricerca senza sosta e a tratti tormentata, come dimostrano i differenti stili proposti nel corso della sua carriera.
Pier Luigi Biletta era nato il 21 agosto del 1938 a Borgone di Susa, in provincia di Torino. Dopo i difficili anni della Guerra, ha trascorso l’infanzia e la prima giovinezza a Torino, con papà Gianmaria e mamma Caterina Campanella, e poi con il fratellino Riccardo, nato 19 anni dopo di lui. Il Liceo scientifico, gli studi di architettura avviati ma mai portati a termine, le frequentazioni con gli artisti dell’Accademia Albertina: la sua formazione fu irregolare - come era nel suo carattere bohémien - ma proficua e stimolante. Il suo primo quadro - datato 1959 - raffigura Porta Nuova. Poi via Caboto, dove vivevano, uno stile impressionista sui toni del grigio che in seguito si ravvivarono negli anni vissuti a Genova, quando era sposato. Poi la separazione e l’arrivo nel 1973 in Valle d’Aosta, dove si riunì a Verrès con la sua famiglia di origine e che conosceva fin da ragazzo per i periodi di villeggiatura a Bard. Insegnante di matematica alle scuole medie di Pont-Saint-Martin e di Verrès, lavorò pure come grafico e come designer di mobili. La sua pittura si sviluppò tra paesaggi e temi più simbolici: firmava i suoi quadri “billyMcM”, in omaggio - raccontava - al bisnonno materno ebanista e scultore che aveva lavorato al palazzo di Schönbrunn a Vienna e aveva conosciuto la principessa Sissi. Oltre alla sua passione artistica, Billy era anche una persona di compagnia: tra i fondatori della Pro Loco nel 1981, basso del Coro Verrès dal 1976 fino alla fine degli anni Ottanta, i tanti amici di allora in questi giorni hanno ricordato con nostalgia le mitiche serate al Pekelin di Châtillon. Tante le sue mostre - a Verrès e non solo - l’ultima a Maison La Tour nel 2019. Meditava di farne una nel 2023, per celebrare i suoi 50 anni vissuti in paese. «Stiamo pensando di organizzarla postuma, in suo ricordo» confida il fratello Riccardo, che lo ha accudito negli ultimi tempi della malattia, riportandolo anche a casa dall’ospedale per 15 giorni prima del peggioramento fatale: «Abbiamo riso, parlato tanto, ripianato alcune cose che erano rimaste in sospeso, è stato bello così». In quelle stanze ora Billy non c’è più ma rimane, in bella vista, il suo ultimo quadro: un’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri.