Movida, verso l’intesa: stop ai dj set alle 23.30 Confcommercio non ci sta: «Musica fino alle 24»
È stato l’ultimo confronto pubblico sulla «movida ad Aosta», quello che si è svolto nella tarda mattinata di giovedì scorso, 11 agosto, nel salone ducale del Comune, alla presenza del sindaco Gianni Nuti e degli assessori Samuele Tedesco e Alina Sapinet, del questore di Aosta Ivo Morelli e del comandante della polizia locale di Aosta Fabio Fiore. Dalla sala piena sono arrivate lamentele e anche proposte: era infatti l’ultimo degli incontri organizzati dal Comune per arrivare ad un accordo, un protocollo condiviso per gestire la città nella sua veste serale e animata.
«Il nostro obiettivo è trovare un accordo e non lo scontro. - ha sottolineato il sindaco Gianni Nuti - Attiviamo, come suggerito da Arpa, il noleggio dei fonometri, da collocare nelle pertinenze dei locali in cui si allestiscono dj set»: chi ha provato a rilevare con app sul cellulare, ha registrato anche 90 decibel, ovvero il limite che rende necessario l’utilizzo delle cuffie in un cantiere. Il questore Ivo Morelli ha aggiunto: «Spesso gli interventi delle forze dell’ordine sono dettati da una chiamata al numero di emergenza: occorre rispettare entrambi, la realizzazione di eventi e il riposo dei residenti».
«Nelle prime riunioni - continua - ragionavamo sull’urbanistica, sulla costruzione degli edifici e la larghezza delle strade. Con pareti e solette sottili bisogna valutare l’impatto acustico della propria attività e le istituzioni, con uso del fonometro, devono misurare qual è l’impatto sonoro sulle strutture. Se apro un’attività devo tener conto dei limiti del luogo in cui mi trovo, non posso prevaricare i diritti dei residenti. Le licenze hanno anch’esse delle limitazioni, che vanno rispettate, altrimenti i permessi così come sono stati dati potrebbero anche essere tolti».
Lamentele e proposte
Nella discussione, aperta e durata due ore, si sono alternati dj, gestori di locali, proprietari di camere in affitto e cittadini esasperati. «Siamo disponibili ad interrompere i dj set alle 23.30», dice Bob Sinisi, autore di una lettera pubblica al Sindaco, nella quale in rappresentanza anche di altri dj chiedeva condizioni non repressive per continuare la loro attività nel centro di Aosta. «Le serate non dovrebbero essere mai questioni di ordine pubblico - continua - però purtroppo è accaduto, a volte per colpa nostra e altre perché, lo sappiamo, dopo una certa ora l’alcool negli avventori porta a scene che ho visto anche in centro. Siamo disponibili a confrontarci, non vorremmo tornare su questo argomento perché il nostro lavoro dovrebbe essere soprattutto occasione di festa. Alla fine chiediamo di poter realizzare più eventi durante il mese. I gestori dei locali che nel tempo sono stati redarguiti sono pochi, altri cercano di rispettare sempre le regole. Chi esagera deve essere avvisato, serve anche l’accordo tra il gestore e il dj». «Non si è parlato della fisiologica necessità dei ragazzi di divertirsi ed uscire. - interviene Luca Jacquin, che organizza come Horizon events - Meglio diminuire i decibel ma tenere aperto anche fino alle 4, per evitare che i ragazzi restino a fare rumore davanti ai locali, dando invece loro un posto in cui rimanere. Propongo inoltre di creare occasioni perché anziani e giovani si incontrino, per avere gli uni più tolleranza e gli altri più rispetto». «Da 25 anni sto in via Sant’Anselmo e ho visto di tutto. - sottolinea Vladimir Egro - Ma denunciare porta poco risultato e, dato che sono straniero, non voglio rischiare ripercussioni nei miei confronti». Si moltiplicano gli esempi di cattivo comportamento: i dehors ampliati per recuperare le perdite dovute alle limitazioni per il Covid, il rimbombo della musica negli alloggi anche a finestre chiuse, i clienti delle strutture ricettive che se ne vanno perché la notte c’è rumore. «Siamo stanchi di pagare la camera ai clienti che non sono riusciti a dormire - rincara Jeannette Bondaz, delegata Adava per la città di Aosta - o di ripulire sporco e anche sangue lasciato dopo una rissa tra ubriachi. Non basta nemmeno chiamare le forze dell’ordine, perché quando loro arrivano i disturbatori se ne sono già andati». «I miei ospiti si lamentano della musica ma anche del vociare in mezzo alla strada fino alle 4 del mattino, Aosta non è Rimini! - concorda Maddalena Cristiani che gestisce una chambre d’hôtes - Nel cortile trovo bicchieri e bottiglie rotte, una volta anche un paio di pantaloni. Chiediamo più attenzione anche negli eventi come la Fiera, che toglie parcheggi e ci fa trovare multe salate». «Il discopub non si può fare in centro, dove non ci sono uscite di sicurezza, né ci si può improvvisare discoteca. - aggiunge il dj Rocco “Roy” Foti - Le regole esistono, basta fare ciò per cui si è ottenuta la licenza. Attirare 300 persone in un locale da 40 non garantisce la sicurezza. Il dj set è bello, ma se hai licenza per fare bar e non intrattenimento devi rinunciare ai grandi numeri. Servirebbero telecamere nei fine settimana ma con personale vigile, che possa intervenire subito, non su registrazione vista una settimana dopo. Lavoro in in discoteca e sono stufo di veder arrivare gente dopo le 2 perché sono stati nei locali, quando non si possono più servire alcolici e viene meno il profitto che paga chi lavora. Ciascuno faccia quello per cui ha la licenza. I residenti siano più tolleranti e i dj rispettosi. Per fare grandi feste si consideri l’area di Montfleury, con palco, casse e soprattutto licenze e il servizio di sicurezza che in centro non si può garantire».
«Il nostro è un bar serale, altri non lo sono e si inventano. - interviene Flavia Balbis del Gekoo, in piazza Chanoux - I turisti vogliono girare e non chiudersi in un capannone alle porte di Aosta. La soluzione non è fare cose non previste dalla licenza e noi rispettiamo le regole da 17 anni, anzi negli ultimi 3 non abbiamo più messo musica per non dover discutere. Quando Aosta diventerà cittadina universitaria cosa farete?». «Ho contato almeno 14 locali tra piazza Roncas e la Croce di Calvino - conclude Mario Frimaire, che risiede nella via -. Se non c’è controllo assiduo non si risolve nulla».
Le conclusioni
«Troppo spesso ho dovuto tornare sul discorso che le regole esistono e le istituzioni se le devono ricordare. - ha rilevato il questore Ivo Morelli - Da dj set ad attività di discomusic ci vuole poco, si superano i limiti. Non sto a discutere sul fare cultura, ma sul fatto che ballare sulla pubblica via non è saper scegliere il posto adatto: bisogna valutare anche l’aspetto amministrativo del suolo pubblico, con la relativa tassazione e permettere il transito di mezzi di emergenza. Esiste una tassazione diversa. Il rispetto ci deve essere soprattutto tra voi. Ci nascondiamo dietro un dito: non è il dj, sei tu l’esercente commerciale e sai che non puoi alzare il volume, anche a rischio di perdere quella parte di clientela. Per professionalità, chi fa musica sulla strada dovrebbe essere il primo a tenere sotto controllo il volume». «Non sarà possibile tornare alla rigidità pre Covid. - conclude il sindaco Gianni Nuti - Cerchiamo un protocollo condiviso, che potrete firmare, per rendere possibile sia le serate che la tranquillità di residenti e ospiti in centro».
Confcommercio protesta
«Un accordo sulla movida e sui dehors deve coinvolgere chi rappresenta la categoria e l'associazione». Lo dice senza mezzi termini la Confcommercio Valle d'Aosta, in una nota diffusa l'indomani del terzo incontro organizzato dal Comune di Aosta. L'associazione ha partecipato al primo dei tre, non intervenendo negli altri due. Ora tuona contro il sindaco Gianni Nuti: «Sì a controlli efficaci ma non a misuratori di decibel inutili e misure restrittive sui dehors che non fanno altro che aumentare le tensioni», scrive in una nota Ermanno Bonomi, presidente dell'Ascom Aosta. «Teniamo a precisare che Ascom Aosta non è stata invitata ufficialmente ad alcun incontro riguardante la movida aostana, nonostante i nostri precedenti comunicati stampa e la chiara presa di posizione riportata sulle testate giornalistiche valdostane» aggiunge Ermanno Bonomi.
La Confcommercio si scaglia sia contro l'ipotesi di posizionare fonometri fissi, sia di anticipare lo stop ai dj set alle 23.30. «Ribadiamo nuovamente di essere fortemente contrari all'installazione di fonometri come proposto dall'amministrazione comunale, con il rischio di generare grosse criticità e perplessità, a iniziare dalla scelta della posizione, degli orari e quant'altro. Il pericolo è quello di inasprire ulteriormente i rapporti con gli esercenti e sollevare contenziosi e ricorsi» scrive l'associazione. Che sull'orario della musica, aggiunge: «Il rispetto delle regole è una tutela per tutti e l'orario della musica fino alle 24 in una città turistica come Aosta resta un punto fermo. È importante venga premiato chi rispetta le regole a discapito di quelle poche attività non disposte a seguirle per le quali ribadiamo controlli più efficaci a tutela di tutti».
Ermanno Bonomi chiede «a quale titolo siano stati interpellati i dj chiamati in causa e se fanno parte di un'associazione o di attività imprenditoriali (professionisti con regolare partita Iva) e soprattutto se i pochi presenti hanno parlato a nome di tutti i dj valdostani e con specifico mandato».
Sull'ipotesi di una «stretta» sui dehors dopo le liberalizzazioni dovute al Covid-19, Ermanno Bonomi prosegue: «Siamo oltremodo preoccupati sull'affermazione del primo cittadino di Aosta in merito al retrocedere sulla tematica dehors quando la pandemia ci ha insegnato che tali superfici creano accoglienza e turismo, rendendo sicuramente la città più attrattiva e questo è stato un aspetto più volte condiviso da tutti, amministrazione comunale compresa».