«Saint-Nicolas, il paese del silenzio che ha dimenticato i giovani»

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Siamo milanesi, siamo turisti, quindi, zitti e buoni. No. Perché qui a Saint-Nicolas c’è già un gran silenzio, spesso e denso come l’afa che abbiamo lasciato in città. La fontana del paese, un tempo canterina, lascia cadere nella vasca il suo triste filo d’acqua. Un cane testardo abbaia ad ogni passante, le ruote delle macchine corrono sul selciato, un’Ape Car affronta la salita a tutto gas. Ma i ragazzi, perché non si sentono e non si vedono? C’è qualche bimbetto sullo scivolo ma sono spariti i giovani. Il campo di calcio, un tempo teatro di epiche sfide, è chiuso con un lucchetto, silenzioso, inaccessibile, martellato da un sole crudele che solo gli adolescenti oserebbero sfidare. Dunque oggi se volete scovare qualche giovane a Saint-Nicolas, dovete perlustrare le panchine del paese, stanno seduti lì, come fanno i loro nonni. Ma questi giovani fortunati hanno i cellulari, così possono anche stare ore accartocciati sul monitor e imbambolati senza rompere (il grande silenzio). Ora basta ragazzi, fate pure rumore come si addice alla vostra età e protestate contro chi vi ha rubato il diritto di giocare, di socializzare di vivere il vostro tempo. Sì perché i giovani di Saint-Nicolas sono stati traditi ed abbandonati dagli adulti che non hanno dimostrato la minima sensibilità verso le loro esigenze di base (poter avere un campo di calcio libero dove giocare dopo due anni di pandemia). La civiltà di una comunità si vede da come difende i diritti dei suoi membri, soprattutto di quelli più deboli. In questo caso, i giovani di Saint-Nicolas sono stati completamente dimenticati. Si è anteposto al bene comune il desiderio di guadagni facili ed immediati. Con leggerezza colpevole si è dato in pasto all’ingordigia dei privati un bene di interesse Comune. Con il campo di calcio a pagamento (30 euro all’ora) si è tolto ai giovani l’unico punto di riferimento in paese. Con colpevole indifferenza non si è fatto nulla per trovare un’alternativa, nonostante i numerosi appelli rivolti più volte all’amministrazione comunale. E non diteci che mancano i soldi: sono stati messi nuovi lampioni vicino alla chiesa e al cimitero (gli antenati ne saranno contenti), i lampioni neri fanno la loro bella figura tutti dritti e verniciati di fresco, i ragazzi potranno divertirsi a contarli e ricontarli. Con molti meno soldi si potrebbe ritagliare uno spazio d’erba (i prati non mancano) e mettere due porte per far giocare i ragazzi. Certo per trovare soluzioni occorre buona volontà e iniziativa ma ne vale la pena. Lo dobbiamo ai nostri giovani che sono la parte viva e pulsante della società. Loro sanno guardare in alto, come i giovani partigiani che sono morti in guerra “In nome della libertà che non può morire e della fraternità che non ha confini”. Così c’è scritto sulla targa della cappella di Saint-Nicolas. Per rompere l’assordante silenzio dell’indifferenza forse non serve gridare, basta seguire l’esempio dei nostri nonni, riscoprire la cultura della cura per l’altro e il piacere della gratuità. Forse così torneremo ad essere comunità viva, partendo magari anche da un campetto di calcio per i ragazzi.

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