Addio a Gemma Berard Ouvrier custode delle tradizioni di Cogne

Addio a Gemma Berard Ouvrier custode delle tradizioni di Cogne
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Aveva i lineamenti antichi della montagna Maria Gemma Berard, quelli scolpiti della gente dei villaggi attaccati al fianco dei boschi e delle pietraie. Visi d’altri tempi e caratteri duri, forti. Aveva nove anni Gemma quando rimase orfana di papà Fortunato, con due sorelle più grandi di lei - Lea e Ornella - ed una mamma incredibilmente attiva come Bibiana Truc. Anche per questo motivo la famiglia è sempre stato il valore fondante della vita di Gemma, come lo è stato il suo villaggio, Epinel.

Fu a Epinel che crebbe insieme a Dorino Ouvrier, tre anni li separavano come i pochi metri da una casa all’altra. Il mondo del villaggio d’altronde è stato pure per Dorino lo stimolo per iniziare a scalpellare le forme sul legno, erano gli anni Settanta ma sembra siano trascorsi secoli. Per Dorino Ouvrier quel mondo era reale, dal Trajo a Arpisson, le mucche dentro alle stalle basse di Epinel, i boschi e la legna, i muli, i campi di patate e di segale, la latteria, il gioco della morra nel bar fumoso, l’organo delle grande cappella, i volti unici di quell’umanità che non tornerà mai più. Così Dorino provò a trasferire sul legno quello che vedeva, da autodidatta, con la sua Gemma sempre a fianco, consigliera preziosa e discreta.

Si sposarono il 26 maggio del 1973, lei piccola e minuta, ma molto determinata. Lui meccanico che abituato a lavorare con i pezzi precisi di ferro e di acciaio modellati dalle macchine trovava però la gioia quando toccava un pezzo di noce, un tronco di castagno, perché dentro a quel legno immaginava di dare vita a un ricordo. Il loro Davide nacque nel novembre del 1973, ad aprile del 1975 venne al mondo Andrea.

Proprio nel 1973 Gemma e Dorino acquistarono la casa e l’officina a Cogne, nella strada che saliva alla chiesa. Qui abitarono per cinque anni, capendo che il loro mondo era Epinel e fu lì che tornarono nel 1978, ristrutturando il grande fienile lungo il torrente di Arpisson e costruendo il laboratorio dove Dorino creava le sue magie partendo dal legno, con quello stile inconfondibile ed inimitabile. Alle prime Foire de Saint Ours a cui partecipò fu un successo, un successo che dura ancora oggi e che lo colloca tra i veri artisti della cultura popolare valdostana, come gli scultori della scuola di Vens, Hans Savoye, François Cerise, cioè coloro che hanno saputo innovare una tradizione con uno stile assolutamente personale, senza scuole, anzi come unica scuola hanno avuto quello che vedevano intorno a loro.

Gemma ebbe una capacità unica, quella di comprendere che le sculture di Dorino non rientravano nell’artigianato ma erano arte. Così, come è giusto che sia, organizzò un archivio e soprattutto si premurò di fotografare ogni opera, rilasciando ai collezionisti sempre più numerosi i certificati, dimostrando precisione e professionalità, lasciando a Dorino il tempo di dedicarsi al lavoro che amava ed occupandosi lei di tutti gli altri aspetti, a cominciare dalle esposizioni. L’amicizia profonda ed affettuosa con Lydia e Gherardo Priuli fece il resto, venne pubblicata la prima monografia dedicata a Dorino Ouvrier, alla quale seguirono altri libri ed i cataloghi di numerose mostre.

Fu da questa amicizia che nacque l’idea di aprire l’Atelier, uno spazio dove proporre cultura nella grande casa dove si trovava l’ormai non più utilizzata officina meccanica di Dorino. Prima solo nell’interrato, l’Atelier si allargò poi occupando il piano terreno e diventando una tappa fissa per i turisti che frequentavano Cogne e per coloro che invece salivano apposta per ammirare le opere di Dorino Ouvrier e di tutti i migliori artisti dell’arco alpino, a cominciare dall’altoatesino Adolf Vallazza e poi tanti altri come Renzo Igne, Franco Balan, Silvio Vigliaturo, con la puntuale organizzazione di due mostre all’anno. Gemma Berard programmava e gestiva, senza però mai dimenticare quegli amori che la mamma Bibiana le aveva trasmesso: il costume di Cogne al quale nel 1997 dedicò un libro insieme a Teresa Charles e appunto alla madre Bibiana Truc, les dentelles che furono oggetto di un altro prezioso volume e la cucina tradizionale. Fu Gemma a portare il suo contributo agli studi sui piatti valdostani pubblicati nel 2003 in “Cucina di tradizione della Valle d’Aosta” dopo che nel 1990 aveva aperto la strada con il bellissimo “La cuisine du Val de Cogne”.

Tanto amore per le ricette della sua valle che esprimeva nella sue straordinarie cene, quando con una maestria da perfetta padrona di casa accoglieva gli ospiti nella sala vetrata di Epinel, circondata dal legno antico. Una passione che nel 1996 venne raccolta dal figlio Andrea, cuoco, che seguendo i consigli di mamma Gemma e con l’aiuto del papà Dorino e del fratello Davide, ora titolare della chambre d’hotes dell’Hostellerie de l’Atelier, inaugurò a fianco della galleria d’arte il ristorante dell’Atelier, un locale che rispecchia ancora oggi la personalità di Dorino e di Gemma, pieno di oggetti preservati della cultura materiale di Cogne e con un menu che ricorda sempre le ricette dei ricordi.

Ora questa piccola grande donna, dopo alcuni mesi di sofferenza ci ha lasciati: è accaduto sabato mattina all’Ospedale di Aosta. Non è semplice pensare a Gemma senza pensare a Dorino, una coppia veramente affiatata, nella vita come nel loro contributo a mantenere e valorizzare un’identità culturale della montagna valdostana e della montagna di Cogne che è tuttora a rischio. Sono state le persone come Gemma Berard Ouvrier ad avere costruito un solido ponte tra il nostro passato e il nostro futuro, passando da un piccolo villaggio come Epinel e facendo diventare quel mondo un valore condiviso. Anche per questo motivo lunedì davanti alla chiesa di Cogne una folla ha ricordato la forza di Gemma, mentre splendeva il sole a pochi metri da quel suo Atelier dove tutto ha avuto inizio praticamente mezzo secolo fa.

Da sinistra le sorelle Berard - Lea, Ornella e Gemma - e, nell’altra fotografia, Gemma Berard con il marito Dorino Ouvrier davanti all’Atelier a Cogne

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