Panza: «Fit for 55, un obiettivo utopico che mette a rischio le nostre aziende e i risparmi degli italiani»
“Pronti per il 55%” è il nome del pacchetto di misure green recentemente approvato dal Consiglio europeo dei ministri dell’Ambiente per combattere il cambiamento climatico. “Fit for 55” è l’insieme di proposte volte a rivedere e aggiornare le normative dell’Unione europea e ad attuare nuove iniziative al fine di garantire che le politiche europee siano in linea con gli obiettivi climatici concordati dal Consiglio e dal Parlamento europeo. Al centro del piano c’è l'obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e di raggiungere la neutralità climatica nel 2050.
Un successo? Non per tutti, come spiega Alessandro Panza (nella foto), parlamentare europeo della Lega e membro del Gruppo Identità & Democrazia: «“Fit for 55” è il nome del piano europeo per il cambiamento climatico che avrebbe l’obiettivo utopico di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ed è la dimostrazione pratica di come a Bruxelles prevalga l'ideologia sulla realtà, sul buonsenso, sulla sopravvivenza delle aziende e sulla tutela dei risparmi delle famiglie».
Può spiegarci questa sua valutazione negativa?
«E’ un pacchetto che, permeato dall’ideologia ultra ambientalista, finisce per puntare ciecamente all’obiettivo senza tenere conto delle conseguenze e senza preoccuparsi della tutela concreta degli interessi dei cittadini e dei lavoratori italiani ed europei, creando solide basi per la distruzione del nostro tessuto imprenditoriale impoverendo così le famiglie».
In pratica quali sarebbero le conseguenze?
«Due esempi concreti che dimostrano quanto sia folle questo provvedimento? Il primo: dal 2035 non potranno più essere vendute auto con motore termico. Questo vorrà dire lo smantellamento di tutto l'automotive italiano con una perdita stimata di almeno 70mila posti di lavoro per tutto il settore e l’indotto della fabbricazione meccanica prodotto localmente, soprattutto in Italia. Il secondo punto, le tasse sulle emissioni: il cosiddetto Ets, strumento che non solo graverà ulteriormente su molte aziende, anche quelle agricole, ma anche sugli edifici, prima commerciali e poi privati e quindi anche le case dei cittadini italiani rischieranno di vedere compromesso il loro valore perché “non efficienti”».
Quindi, qual è la vostra posizione?
«E’ una follia contro la quale la Lega, con il Gruppo Identità e Democrazia al Parlamento europeo, continuerà a battersi in tutto e per tutto. Non possiamo permettere che il nostro patrimonio industriale, quel patrimonio fatto di piccole e medie imprese che sono il motore del nostro Paese, o che il patrimonio immobiliare delle famiglie italiane venga meno per perseguire un’ideologia folle che non porterà da nessuna parte, anzi non farà che rendere i nostri competitor ancora più forti in un’Europa ancora più debole e succube dei capricci della geopolitica».