Mont Fleury, la Valle d’Aosta ha una nuova birra agricola artigianale
Due birre agricole artigianali dove si ritrovano ben 4 generazioni: dal piccolo Filippo Selmo, 2 anni appena, alla bisnonna Pinuccia Pizzigoni, 87 anni (chiamata Uccia) passando per papà Enrico Selmo, e dai nonni Maurizio e Paola Rosset. Sono questi i protagonisti di una storia tutta valdostana dove i principali «ingredienti» sono soprattutto la voglia di creare un’impresa di famiglia sul proprio territorio, realizzando, in tutta la linea produttiva, una bevanda made in Valle d’Aosta. Una storia che nasce in piena epoca Covid, nel 2020, quando Enrico (per tutti Chicco) Selmo con il prezioso supporto di mamma Paola e lo zio Roberto Rosset, proprietari dei terreni nella zona del Montfleury ad Aosta, decide di dare vita al suo progetto, valorizzando il vecchio casolare di famiglia. Da sempre appassionato di birra (prima era un produttore in privato o, come si dice, un “home brewer”) inizia ad aprire una piccola azienda agricola e a coltivare i primi campi ad orzo, di circa 3 ettari. Chicco di mestiere vero nella vita fa tutt’altro (è un artigiano nel settore edile) ma sogna un giorno di poter vivere solo delle sue birre.
«All’inizio è stata una vera e propria scommessa. - racconta Enrico Selmo, 38 anni - Insieme alla mia compagna Valentina Marangelo, 32 anni, abbiamo deciso di intraprendere questo percorso, ma non è stato facile per niente. Per questo devo ringraziare, oltre la mia famiglia per il supporto fornito, anche il mio amico Denis Montrosset. La nostra amicizia, la sua esperienza e i suoi macchinari sono stati fondamentali per questa avventura».
Dopo la prima produzione, ancora a livello sperimentale nel 2021, finalmente nella primavera di quest’anno arriva la «Fill», battezzata così proprio in onore del piccolo Filippo, nato nel 2020: è una delle poche birre agricole artigianali della Valle d’Aosta, dove per agricola si intende che viene prodotta con l’orzo coltivato direttamente in valle. L’orzo viene inviato a Villafranca d’Asti per essere trasformato in malto e poi questo ingrediente, fondamentale per produzione della birra, viene rimandato in Valle d’Aosta per essere utilizzato, con l’aggiunta del luppolo, come base per la bevanda. Per quest’ultimo passaggio Enrico Selmo si appoggia a dei birrifici locali, prima il Birrificio di Courmayeur e ora il Birrificio Aosta, anche se il suo desiderio è di diventare autonomo.
La «Fill» (che significa anche riempire, come il boccale di birra) è una Alpine blonde ale, a doppia fermentazione, di medio tenore alcolico, 6 gradi, con un aroma fruttato e speziato, e si abbina ai piatti tipici valdostani.
Ora per l’estate 2022 è in arrivo la seconda nata della Mont Fleury, la «Uccia» (in onore della bisnonna Pinuccia). E’ una American Ipa, sempre ad alta fermentazione, rifermentata in bottiglia, con gusti e sapori molto fruttati. «E’ una birra che va di moda in questo momento. - dice ancora Enrico Selmo - ha 6,5 gradi e si abbina anche questa con i nostri piatti locali dai sapori decisi».
Le 2 birre per il momento (della prima ne sono state prodotte 2.500 bottiglie, circa 1.000 litri, della seconda 500 litri, 1.500 bottiglie) si possono gustare in alcuni locali di Aosta come il Bataclan, l’Ad Forum e Baguette e Bollicine. La bottiglia da 33 cl costa 7 euro. «Sembra un prezzo alto, ma se si considera tutto il lavoro che c’è dietro, non è molto rispetto una birra di produzione industriale. Con un chilo di malto si producono circa 4 o 5 litri di birra, l’intero processo come si può capire è molto lungo» conclude ancora Enrico Selmo. E ora in cantiere c’è un progetto con la distilleria Saint- Roch, che possiede campi adiacenti a quelli di Selmo, per realizzare un distillato di malto d’orzo.