Giro di vite per la movida aostana Più controlli e un tetto ai decibel

Giro di vite per la movida aostana Più controlli e un tetto ai decibel
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Conciliare le feste nei locali notturni della città con il diritto al riposo dei residenti. Questo è stato il tema del “patto per la movida”, discusso dal sindaco Gianni Nuti martedì scorso, 5 luglio, nella Biblioteca Ida Desandré di viale Europa ad Aosta, assieme ad alcuni residenti e proprietari di locali del capoluogo. La proposta è quella di intensificare i controlli di Polizia con nuove implementazioni di organico, e mettere dei fonometri fissi per sanzionare chi supera i 65 decibel. «Da venerdì scorso, 1° luglio, sono stati inseriti 8 nuovi agenti di Polizia Locale con un turno dalle 21 fino alle 24 - ha esordito il sindaco Gianni Nuti - L’obiettivo dell’Amministrazione comunale è quello di creare maggiore sinergia tra le Forze dell’Ordine, affinché il presidio sia mirato e si concentri sulla parte nevralgica della città». Assieme al maggior controllo ci sarà anche un regolamento sulle emissioni sonore: l’Arpa sarebbe disponibile ad installare dei fonometri stabili a basso costo per misurare il volume della musica e sanzionare chi supera i 65 decibel. «Chi vorrà fare dj set dovrà comunicarlo con preavviso - continua il sindaco Gianni Nuti - e chi sforerà i limiti acustici e i tempi sarà sanzionato». La proposta sarebbe dunque quella di poter tenere aperto fino a mezzanotte con un tetto per i decibel, per arrivare ad una convivenza civile che soddisfi sia i bisogni dei residenti che vogliono dormire, sia di coloro che vogliono godersi la serata. Ad alzare la voce durante l’incontro pubblico è stato Vittorio Caruso, residente in via Losanna: «Sono 8 anni che abbiamo questo problema con chi frequenta i bar la sera e non è solo questione di decibel, ma anche di risse, vomito per terra e bottiglie rotte». Luca Lenzi del KakaoThe in viale Conte Crotti ha commentato: «Sicuramente è vero che i bar non sono discoteche, ma il problema è che quando chiudiamo a mezzanotte molte persone arrivano, prendono da bere e stanno fuori anche quando il locale è chiuso. Non possiamo andare fino dall’altra parte del marciapiede e mandarli a casa».

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