Cia Agricoltori: «La Valle d’Aosta faccia come il Piemonte»
«Chiediamo alle Regioni Piemonte e Valle d’Aosta di rivedere la programmazione del Programma di sviluppo rurale (Psr) in modo da sostenere con forza e determinazione la rivoluzione idrica necessaria all’agricoltura per affrontare la mancanza di acqua ormai destinata a diventare cronica. L’irrigazione a scorrimento è un lusso che responsabilmente non possiamo più permetterci. Bisogna incentivare il più possibile sistemi d'irrigazione a basso consumo d'acqua, tipo irrigazione a goccia o a manichetta. Servono investimenti consistenti in questa direzione, così come per la realizzazione di una nuova rete di bacini e invasi diffusi sul territorio per l’accumulo e lo stoccaggio dell’acqua piovana».
Cosi il presidente di Cia Agricoltori italiani delle Alpi, Stefano Rossotto e il vicepresidente con delega alla Valle d’Aosta, Gianni Champion, all’uscita della riunione del Comitato esecutivo dell’Organizzazione convocato d’urgenza nei giorni scorsi per affrontare la situazione dell’emergenza idrica in provincia di Torino e in Valle d’Aosta.
«Non possiamo continuare ad affrontare il tema della siccità - osserva Stefano Rossotto - ogni volta solo come un evento emergenziale. I segni del cambiamento climatico sono ormai da anni evidentissimi, servono nuovi strumenti che conducano l’agricoltura verso una transizione idrica più sostenibile e strutturata. La situazione della siccità in Piemonte è drammatica. Nel bacino del Po, area centrale del Made in Italy agroalimentare, è a rischio fino al 50 per cento della produzione agricola. I nostri agricoltori prevedono che la produzione della frutta estiva, in particolare meloni e cocomeri, subirà una riduzione tra il 30 e il 40 per cento, fino al 50 per cento per mais e soia, produzioni il cui mercato è già ampiamente sotto stress per via della guerra in Ucraina».
Il presidente Rossotto e il vicepresidente Champion fanno appello anche alla Regione Valle d’Aosta perché richieda al più presto lo stato di calamità, come ha fatto il Piemonte, in modo che gli allevatori possano accedere alle deroghe nel caso in cui debbano far rientrare anticipatamente le mandrie dagli alpeggi, evitando che al danno del mancato pascolo, si aggiunga la beffa della perdita dei contributi europei e dell'aiuto regionale di monticazione per mancato rispetto del periodo minimo di pascolamento.