Grandinate sempre più frequenti anche in Valle d’Aosta Gli agricoltori iniziano a pensare alla posa di reti protettive
Il clima sta cambiando, gli effetti si fanno sentire dappertutto e la Valle d’Aosta non fa eccezione. Ghiacciai che si ritirano e siccità sono sotto gli occhi di tutti e sono solo due dei tanti esempi delle mutazioni in atto. C’è pure la grandine che ormai da qualche anno prende di mira anche la nostra regione, come successo domenica scorsa, 5 giugno.
Uno dei settori che patisce maggiormente i cambiamenti climatici è quello agricolo. Ed è forse arrivato il momento di riflettere, perché, tanto per restare in tema di grandine, se la caduta dei chicchi di ghiaccio dovesse diventare un fenomeno frequente, qualcosa bisognerà pur fare, magari valutando una nuova serie di azioni per difendere le coltivazioni.
«Bisognerà attendere alcune settimane per quantificare i danni della grandinata di domenica scorsa, - dice Elio Gasco, direttore di Coldiretti Vda - in particolare per quanto riguarda frutticoltura e viticoltura. L’utilizzo delle reti di difesa della grandine richiede un impegno logistico e molto costoso, vista la conformazione del territorio valdostano rispetto alla pianura padana. Tutto questo però deve fare riflettere sui cambiamenti climatici in atto, perché non sappiamo come saranno i prossimi anni. Non si parlerebbe più di rischio di impresa e ciò porta già a pensare che bisognerà in qualche maniera attivare nuovi sistemi di difesa attiva - come reti e altri strumenti - e di difesa passiva, come l’assicurazione contro le avversità atmosferiche. Quindi, bisogna già provare a immaginare a un nuovo sistema di agricoltura valdostana con la possibilità anche alcune forme di aiuto e sovvenzioni: in questo caso potrebbe venire in aiuto il nuovo Piano di sviluppo rurale».
«La grandinata di domenica scorsa - parla il presidente della Cofruits di Saint-Pierre Renzo Bionaz - ha creato qualche piccolo danno tra Gressan, Jovençan e la zona bassa di Saint-Pierre, mentre ha fatto più danni nella parte alta del paese. Solo più avanti, tra qualche settimana, potremo però calcolare con certezza cosa ha rovinato e quanto sono gravi i danni. Si può arrivare, come già successo in passato, a subire perdite del 30-40 per cento, finanche del 50 per cento. Fino a oggi non abbiamo mai utilizzato, o semplicemente sentito la necessità di usare delle reti ma comincio a credere che i cambiamenti climatici ci porteranno a cambiare il sistema di impianti. Il nostro obiettivo futuro dovrà essere quello di mettere le reti, seppure per gli agricoltori questo significhi costi alti, il doppio sicuramente di quelli sostenuti in pianura. È vero che la frutticoltura comincia a dare dei risultati economici non indifferenti in Valle d’Aosta, ma bisognerà capire se il gioco vale la candela!».