Natalino Viérin, testimone di un mondo antico Addio a un uomo che ha vissuto per la sua terra
Natalino era l’ultimo dei fratelli Viérin, i figli di Umberto e di Lidia Lucianaz, dinastia di allevatori che nel sangue portavano l’amore per la montagna e per il bestiame. Lui era il secondo, nato il 14 luglio del 1930, dopo Provino del 1929 e prima di Cirillo del 1931 e di Vincenzo, Vencino, del 1934, tutti di Charvensod e come molti contadini e allevatori del loro tempo alla ricerca di una terra migliore per crescere e migliorarsi. Fu così che i Viérin cambiarono versante e passarono dall’envers all’adret, affittando la bella e soleggiata cascina di Saraillon dei Jacquemin con i campi ed i prati che i fratelli falciavano con un ritmo unico, forti e veloci. Dalla collina di Aosta i Viérin scesero poi a fianco alla Cogne, nella cascina delle sorelle Nouchy dove sono ora i condomini del Quartiere Dora, ma Natalino fece un’altra scelta, prima si sposò - era il 1957 - con Olga Dalbard di Pollein, di un anno più giovane, poi si trasferì proprio a Pollein per gestire la sua stalla, insieme alla famiglia della moglie.
Quando ebbe l’opportunità di entrare alla Cogne la colse, ma rimase fedele all’allevamento, lui che pagava i contributi agricoli sin dal 1946, così decise di lasciare lo stabilimento e di diventare “marchand”, occupandosi quindi del commercio del bestiame, una professione un tempo parecchio diffusa, che attribuiva la qualifica di esperto e il rispetto della comunità a chi la esercitava, perché dalle mucche dipendeva l’economia della Valle d’Aosta. Con i colleghi di lavoro Silvio Nex e Adrien Petitjacques, diventati amici, frequentava le fiere e le rassegne del bestiame che allora numerose si tenevano nella nostra regione, insieme salivano negli alpeggio con i loro camioncini, visitavano le stalle. Un altro mondo, più lento, molto più lento di quello odierno, dove “le patse” erano all’ordine del giorno ma senza quella fretta di oggi, con le famose strette di mano che suggellavano ogni accordo.
Nel 1976 Natalino ed Olga, che dal 1958 erano diventati i genitori del loro unico figlio Marco, costruirono a Pollein una nuova stalla, allevando dai quaranta ai cinquanta capi, che in estate salivano in montagna a Pesse dai fratelli Cirillo e Vencino. Nel frattempo dalla famiglia di Olga era entrato nei loro cuori un’antico fabbricato a Grand Haury di Arvier e per Natalino quel villaggio bellissimo nella Valgrisenche diventò una seconda casa, dove saliva non appena era libero da impegni. Ristrutturata nel 1987 quella casa di Grand Haury rappresentò per lui l’occasione di crearsi di nuovi amici, di vivere il tempo del villaggio insieme agli altri, un’esperienza che amava tantissimo, perché lì trovava la serenità che a volte si faceva desiderare giù in basso. Nel 2001 Natalino Viérin, a settantuno anni, aveva sorriso di gioia quando si era regalato insieme ad altri quello che per tutti gli allevatori valdostani è il sogno: acquistare un piccolo alpeggio a Champorcher, nella valle dell’Alleigne, due ore a piedi per raggiungerlo ma quanta gioia nel cuore a salire, una prova di amore per la terra commovente.
Natalino Viérin a novantuno anni aveva ancora nove bestie nella stalla, non avrebbe potuto farne a meno, e continuava pure ad essere iscritto alla previdenza agricola, probabilmente il più anziano in Valle d’Aosta. Lui uomo delle mucche, allevatore e “marchand”, uomo della montagna, da due mesi aveva dovuto lasciarle, ricoverato in Ospedale prima della fine al Beauregard di venerdì scorso. Tra sabato e lunedì, giorno del funerale, tutti gli abitanti di Grand Haury sono scesi per salutare per l’ultima volta il loro amico Natalino.