Il 72% degli alberghi non ha completato l’organico estivo Filippo Gérard: “Non solo colpa del reddito di cittadinanza”

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La ricerca del personale dipendente per affrontare la stagione estiva si sta dimostrando un’impresa sempre più difficoltosa nel settore turistico ricettivo valdostano. Con l’obiettivo di avere un quadro aggiornato della situazione, ma anche di cercare di indagare quali siano le cause che rendono poco attrattivo il settore, l’Adava - Associazione degli Albergatori Valdostani - ha avviato tra gli associati un’indagine conoscitiva. Al questionario hanno aderito poco più di 230 strutture ricettive, di cui l’80 per cento ha risposto di avere maggiori difficoltà nel reperimento del personale rispetto al 2019.

Alla domanda “Attualmente sei riuscito a completare l'organico della tua azienda?”, il 72 per cento ha risposto di no, al 63 per cento mancano ancora da 1 a 3 persone. Venendo ai settori in cui si sono riscontrate le maggiori difficoltà, il 33 per cento dice “sala/bar”, il 26 per cento cucina, il 19 per cento “housekeeping” (faccende domestiche). E’ da evidenziare che la maggior parte delle strutture che hanno risposto forniscono vitto (80 per cento) e alloggio (75 per cento). Relativamente alla durata della stagione e ai mesi di lavoro offerti, il 44 per cento ha dichiarato di offrire oltre i 4 mesi, il 35 per cento da 2 a 3 mesi e il 21 per cento da 3 a 4 mesi. La stragrande maggioranza degli intervistati (85 per cento) ritiene che la crisi nella ricerca del personale sia un problema strutturale e che le principali motivazioni siano: differenza troppo bassa tra reddito da lavoro e altre forme di assistenzialismo (50 per cento); cambiamento nell’approccio relativo al valore attribuito al tempo libero (36 per cento); retribuzioni non adeguate rispetto al numero di ore e al sacrificio richiesto (14 per cento). La riduzione della tassazione in particolar modo sul personale stagionale e sugli straordinari è stata indicata dall’81 per cento del campione come soluzione per migliorare la situazione, mentre la maggioranza (60 per cento) non è d’accordo con l’inserimento di una mancia obbligatoria a carico dei clienti da girare ai lavoratori ad integrazione della retribuzione. Soluzione interessante è invece stata individuata nell’avvio di collaborazioni con scuole alberghiere al di fuori dell’Italia e dell’Europa, con il 52 per cento che ha risposto “Sì” e il 46 per cento “Forse”.

«La ricerca del personale sta diventando un’impresa sempre più ardua e le cause non sono riconducibili ad un solo fattore ma ad un insieme di motivi. - commenta il presidente Adava Filippo Gérard - Nonostante abbia sicuramente giocato un ruolo importante, non è sufficiente indicare come capro espiatorio il solo reddito di cittadinanza o semplicemente dire che dobbiamo pagare di più i nostri collaboratori. Molti lavoratori che prima della pandemia lavoravano nel nostro settore si sono riversati su altri settori, non sempre ottenendo retribuzioni maggiori, ma spesso non lavorando nei fine settimana o nei periodi delle festività. Per molti altri c’è stato invece un vero e proprio cambio di paradigma che ha modificato totalmente l’approccio relativo alla propria vita e al valore attribuito al tempo libero, magari da dedicare alla propria famiglia (e questo è ancora più vero per i nostri collaboratori che vengono da fuori Valle). L’unica soluzione per uscire da questa impasse è creare le condizioni di attrattività del settore a 360 gradi: su questa tematica esiste già un tavolo di confronto nell’ambito del Consiglio per le Politiche del lavoro e credo che solo da lì e da un ragionamento congiunto tra tutte le parti rappresentate in quella sede si possano individuare le iniziative da mettere in campo». «Per quanto riguarda l’elevato dato sulle strutture ricettive che offrono vitto e alloggio, - conclude Filippo Gérard - ricordo che questa situazione per le attività stagionali rappresenta un aumento rilevante dei costi per il personale da parte degli imprenditori che, a fronte della detrazione del valore convenzionale giornaliero previsto dal

contratto di lavoro pari a 16 centesimi di euro per la colazione, 90 per il pranzo e 1 euro per il pernottamento, sono obbligati a reperire le soluzioni abitative sul mercato al costo degli affitti turistici».

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