«Planpincieux, la situazione ci preoccupa» Lunedì scorso incontro a Villa Cameron

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Fondazione Montagna sicura ha ospitato lunedì scorso, 30 maggio, a Villa Cameron, alcuni tra i massimi esperti di glaciologia dell’arco alpino. E’ stata l’occasione per presentare l’avanzamento degli studi scientifici sui ghiacciai monitorati sul massiccio del Monte Bianco con un confronto operativo tra modelli scientifici. Tra gli ospiti Martin Funk professore emerito del Politecnico federale di Zurigo (ETH) e membro del comitato scientifico di FMS, Daniele Farinotti e Jacquemart Mylène dell’ETH di Zurigo, Christian Vincent del Laboratorio di glaciologia e geofisica dell'ambiente (LGGE) dell'Università di Grenoble Alpes, Olivier Gagliardini dell’Institut des Géosciences de l’Environnement (IGE), Daniele Giordan e Niccolò Dematteis dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (IRPI), Alberto Godio del Politecnico di Torino e Valerio Segor dirigente della struttura Assetto idrogeologico dei bacini montani della Regione Valle d’Aosta. «L’incontro ci ha permesso di confrontarci con i massimi esperti sulle strategie messe in atto sui siti glaciali più osservati del territorio valdostano» dichiara Jean-Pierre Fosson, segretario generale di Fondazione Montagna sicra. «Bisogna accentuare le azioni di montoraggio, essere sempre operativi e intensificare le attività di confronto alla luce di quello che avverrà in questa estate, già anticipata da un caldo anomalo a maggio, con temperature paragonabili a quelle di luglio. Faremo una valutazione a fine settembre, stiamo applicando quello che ci è stato consigliato ma la situazione di Planpincieux ci preoccupa».

A riprova di quanto i ghiacciai siano sorvegliati speciali, giovedì 26 maggio la squadra degli 11 guardaparco specializzati nelle rilevazioni glaciologiche è salita a piedi su quello del Grand Etret per i consueti rilievi di accumulo e ha calzato gli sci da alpinismo a partire dai 2.500 metri, mentre di solito venivano calzati dai 2.200 metri. Le rilevazioni, come si legge in una nota del Parco del Gran Paradiso, sono molto preoccupanti, poiché l’accumulo registrato è il più scarso della serie storica che parte dal 1999, anno di avvio del monitoraggio di questo ghiacciaio. L’accumulo medio di neve registrato è di 127 centimetri, di ben 204 centimetri inferiore rispetto a quello medio del periodo 2000-2020 (pari a 331 centimetri). Le previsioni, visto l’accumulo registrato, indicano che il ghiacciaio potrebbe consumare le esigue riserve invernali già nella prima metà del mese di luglio, con più di un mese di anticipo rispetto agli ultimi 23 anni.

Quanto alla tragedia di venerdì 27 maggio, quando un seracco è crollato lungo la via di salita al Grand Combin, provocando la morte di 2 alpinisti e il ferimento di altri 9, ci si interroga sulle cause dell’incidente, soprattutto al termine di uno dei mesi di maggio più caldi della storia recente. I tecnici di FMS invitano alla prudenza, sottolinenando come i processi naturali siano soggetti anche a imprevisti: «Attribuire le cause del crollo al solo cambiamento climatico è semplicistico e fuorviante, visto che gli alpinisti erano lì già alle 6 del mattino, quindi in un orario corretto. Si tratta di una via da sempre soggetta a crolli, a maggior ragione dopo un inverno molto ventoso: il vento può provocare accumuli, che poi cadono per la forza di gravità».

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