Scuola, sciopero nazionale lunedì 30 maggio
Non convince i sindacati il nuovo decreto legge 36, che riorganizza il reclutamento docenti e la loro formazione, prima e dopo il ruolo. Per questo i sindacati regionali Flc Cgil, Cisl Scuola, Snals Confsal e Savt Ecole aderiscono allo sciopero nazionale della scuola indetto unitariamente dai sindacati rappresentativi della scuola per lunedì 30 maggio. Il presidio sarà in piazza Deffeyes dalle 10 alle 13 ed è già previsto che una delegazione sia ricevuta dall'assessore all'Istruzione Luciano Caveri, dal senatore Albert Lanièce e dalla deputata Elisa Tripodi.
Il decreto è valido da domenica 1° maggio e dovrebbe essere convertito in legge entro luglio, mettendo in moto una nuova procedura che farà capo alla Scuola di Alta formazione e formazione continua. Quest’ultima partirà a breve e detterà a livello centrale cosa e come dovranno formarsi i docenti, ma anche come e se saranno retribuiti per le attività sperimentali e di aggiornamento all’interno della propria istituzione scolastica. «L’obiettivo è bloccare il decreto prima che diventi legge. - ha spiegato Claudio Idone della Flc Cgil - Ci aspettavamo una valorizzazione maggiore dei docenti e anche un adeguamento stipendiale a livello dei colleghi europei. Invece ci troviamo di fronte a nuove criticità organizzative». In alcune parti del decreto compare la dicitura «sentite le organizzazioni sindacali», in particolare per definire i contenuti della formazione, ma ciò non è ancora stato definito. «Dobbiamo ribellarci a queste scelte in cui il governo interviene in modo unilaterale. - ha aggiunto Luigi Bolici di Savt Ecole - Reclutamento e formazione vengono fatti passare per decreto e non per contrattazione, ma in una democrazia evoluta non si può operare per decreto d'urgenza che esautora parlamento e parti sociali. E’ una questione di principio, di civiltà e anche di merito». «Sono tematiche per loro natura da discutere. - ha rincarato Alessia Demé della Cisl - Il decreto prevede tagli di cattedre, ne prevediamo circa 11 mila in meno e il calcolo è per difetto. I soldi per la formazione sarebbero quelli risparmiati sui posti a ruolo. Per quanto riguarda la retribuzione tabellare, solo alcuni docenti saranno premiati, in base ad un sistema gerarchizzato dalla Scuola di alta formazione. Questo ci fa inorridire». Alessandro Celi di Snals-Confsal richiama l’articolo 36 della Costituzione: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata e ha diritto a qualche decina di ore di formazione l'anno - ha sottolineato - Il decreto dice che si aggiungono ore di lavoro ma non di formazione. Se di interesse della scuole, per i compensi forfetari sulla formazione dei docenti si può attingere ai fondi per il Miglioramento dell’offerta formativa, che però è già parte della retribuzione, per le prestazioni aggiuntive». La prospettiva sarebbe quindi di un nuovo percorso di formazione centralizzato, prima e dopo l’assunzione a tempo determinato, con uno scenario in cui il bonus docenti da 500 euro viene gradualmente diminuito in favore di un compenso, solo per alcuni, che può arrivare a 2.000 euro ogni 3 anni, come spiega ancora Alessia Demé: «Sono i precari a dover investire in libri e studio e per questo chiediamo che anche i precari abbiano un bonus docenti. Ma nel decreto si legge che invece verrà erosa anche la carta docente per chi è già di ruolo».