Valsavarenche, «salta» anche la Pro Loco In Comune il commissario: Tamara Lanaro
«Abbiamo perso, adesso vedremo cosa fare, e cosa faranno gli altri. La spiegazione? Una sola: boicottaggio generale». L’arrabbiatura è passata, l’amarezza no. Stefano Cerise commenta così l’esito delle elezioni a Valsavarenche. Nel cuore del Gran Paradiso hanno votato in 52, su un totale di 153 aventi diritto, pari al 33,99 per cento. Erano candidati Stefano Cerise come sindaco e Andrea Benedetti come vicesindaco, nella lista «Valsa 4.0.61». Niente quorum, niente sindaco e nessun eletto: Comune commissariato, come era già successo in passato, a metà degli anni Ottanta.
«C’è chi ha lavorato per non fare andare la gente a votare» aggiunge Stefano Cerise. La sua lista si ripresenterà alle prossime elezioni, dopo il commissariamento? «E’ troppo presto per dirlo, non ne abbiamo ancora parlato. Vediamo cosa faranno gli altri. Sono stati bravi a distruggere, ora cosa riescono a costruire? E cercheranno dei contatti?». «Gli altri» perchè Valsavarenche con questa tornata elettorale ha riscoperto la sua «storica» spaccatura, quella che una volta era facile liquidare come la frattura tra democristiani e unionisti.
Stefano Cerise, perchè la battuta sui Cro-Magnon (vedi articolo a destra)? «Appunto, era solo una battuta. Però almeno li abbiamo stanati. - risponde il candidato sindaco - Mi sembra di aver combattuto contro dei fantasmi. Mi ha dato fastidio essere stato visto come l’ispettore dei guardaparco, non come il candidato sindaco. Mettendoci la faccia, uno viene impallinato ma è una lettura superficiale delle cose».
Un’altra lettura la fornisce Adriano Chabod, ex sindaco di Valsavarenche. «Hanno tirato in ballo gli ex sindaci, dicendo che in 3 su 4 non sono andati a votare. Alla fine sono numeri che rispecchiano il risultato. Le elezioni sono state boicottate? Tutti quelli con i quali ho parlato erano convinti di non andare a votare. Sicuramente sono stati sbagliati i candidati capilista. Ci hanno dato dei “Cro-Magnon”, uno sfoggio di cultura, peccato che molti non sappiano cosa vuol dire. Io piuttosto ho riflettuto sul fatto che negli ultimi 15 anni il candidato sindaco non è andato a votare a nessuna elezione. E poi si propone come Sindaco... Ecco perché tanti non sono andati alle urne. Il programma? 4 righe striminzite, per dire che sarebbero stati portati avanti i progetti della precedente amministrazione. Eppure sostenevano che gli ultimi 10 anni erano trascorsi nell’immobilismo. Volevano fare una lista tutti insieme? Falso. Alla prima riunione con la popolazione, sono arrivati dicendo che avevano già i candidati sindaco, vicesindaco e 3 consiglieri, che sarebbero poi stati gli assessori della nuova Giunta. Così però non c’è molto spazio per fare le cose insieme. Con Silvia Blanc candidata sindaco - conclude Adriano Chabod - le cose sarebbero andate diversamente».
Ora Valsavarenche ha un commissario. È Tamara Lanaro, avvocata ed ex sindaca di Châtillon. «Ho annunciato l'intenzione di proporre al Consiglio regionale una modifica normativa che consenta di collocare le prossime elezioni del sindaco e del consiglio comunale nella finestra elettorale dell'autunno 2022» spiega il presidente della Regione Erik Lavevaz.
Valsavarenche ha un commissario però non ha più la Pro Loco. Giovedì sera si sono dimessi i vertici: il presidente Andrea Fiou, la vice Martina Di Fede, la segretaria Sara Viola e altri membri del direttivo. Non c’è bisogno di precisare che si tratta di un «passaggio» legato al fallimento elettorale.
«Non abbiamo le giuste motivazioni per organizzare feste. - spiega Martina Di Fede - Questa situazione è una sconfitta per tutta la comunità di Valsavarenche. Molti volontari esterni al direttivo, che in passato ci hanno dato una mano, sono delusi dalla situazione e per il futuro non avrebbero più offerto la loro disponibilità. Il tessuto sociale è frammentato e caratterizzato da rivalsa e odio: non ce la sentiamo di proporre feste in questo contesto. Ci dimettiamo per consentire a chiunque altro di organizzare eventi che sono una tradizione per questo paese: non vogliamo tenere sotto sequestro l’associazione, non abbiamo l’arroganza di dire “senza di noi non si fa niente”».