Adunata degli alpini a Rimini Tanti applausi per i valdostani
È stata una grande festa degli alpini che hanno finalmente potuto riunirsi per l’Adunata nazionale dopo 2 anni di attesa. Infatti le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria per l’epidemia di Coronavirus avevano finora impedito gli assembramenti. Un evento che non ha tradito le attese, con la pacifica invasione delle penne nere che da giovedì 5 a domenica 8 maggio sono state nuovamente protagoniste di una manifestazione che da sempre celebra i loro valori e ideali. Nella zona vicina a quella che sarebbe poi stata riservata allo “scioglimento” della sfilata, pareva di stare in Valle d’Aosta. Maglie con i colori rossoneri sul braccio sinistro, cappelli alpini conosciuti, giovani e veci di ogni vallata, da Courmayeur a Gressoney, da La Thuile a Champorcher, a Valtournenche, alpini di Brusson e di Morgex, di Bionaz e Introd, di Verrès, Saint-Pierre, Saint-Christophe e altri ancora. Basti pensare che i gagliardetti presenti erano più di 50, con un numeroso drappello di sindaci guidati da Franco Manes. E poi gli striscioni istituzionali, gli alpini, la Fanfara ed il Coro sezionali e i consiglieri con il loro Direttivo.
Sul lungomare, in mezzo a due ali festanti di folla entusiasta, una maratona durata quasi 12 ore in cui 90mila penne nere hanno marciato davanti ad un palco d’onore come sempre gremito di autorità. Il presidente dell’Associazione nazionale Sebastiano Favero è stato tra i più applauditi assieme ai generali Francesco Figliuolo e Claudio Graziano. Grande ammirazione ha destato la presenza dell’alpino Giovanni Alutto, classe 1916. Nato il 15 novembre a Barbaresco ma residente a Carmagnola, 105 anni, è sopravvissuto alla Campagna di Russia ed ha combattuto dal fronte occidentale all’Albania.
Il presidente Carlo Bionaz ha scortato il vessillo della Sezione Valdostana portato dalla pluricampionessa mondiale di sci alpinismo Gloriana Pellissier mentre il compito di reggere il cartello della rappresentativa era stato affidato ad una emozionatissima Mara Zini, protagonista di Giochi Olimpici e Campionati del Mondo di short track.
«Queste adunate sono l’essenza di quello che possiamo definire senso di appartenenza e sentimento di fratellanza. - sottolinea il capogruppo del Gruppo Aosta Carlo Gobbo - Ogni anno ritrovi commilitoni di un tempo, fratelli di naja che avevi perso di vista e che magari rivedi dopo decenni. Un po' invecchiati, con qualche acciacco in più che ti impedisce di sfilare come avevi sognato di poter fare, ma ti basta respirare nel calore di questa gente speciale e ti rendi conto di quanto sia bella questa iniziativa. Nessuna Associazione al mondo è in grado di far nascere, ogni anno, uno spettacolo simile».
Hanno sfilato anche tanti cappelli di alpini “andati avanti”, portati con un velo di malinconia dai loro amici. Come Stefano Menegolo che aveva con sé il cappello di Felice Chabloz, capogruppo onorario del Gruppo di Saint-Christophe.
«Una Adunata che ha dimostrato quanto siano incrollabili e saldi i nostri valori di solidarietà e fratellanza. - commenta il presidente Carlo Bionaz - Lo si è visto leggendo i messaggi scritti sulle decine di striscioni portati dalle migliaia di alpini che hanno sfilato, messaggi positivi con un’attenzione particolare per i giovani, nei confronti dei quali la nostra Associazione ha una particolare attenzione». Il presidente Carlo Bionaz ha sottolineato come questa Adunata sia destinata ad essere ricordata a lungo perché, in coincidenza del 150esimo anniversario della fondazione del Corpo degli Alpini, hanno sfilato le 18 bandiere di guerra dei Reparti del Comando Truppe Alpine, più una d’istituto.
il presidente Sebastiano Favero:
«Chiedo scusa alle ragazze.
I casi sono una minoranza»
Secondo il Presidente gli atti commessi dai membri del corpo militare non hanno solo creato malessere in chi li ha subiti, ma anche «Provocato un danno d’immagine all’organizzazione». «Stiamo valutando con i nostri legali come tutelarci qualora vengano trovati gli autori. Quello che mi dispiace è che, per colpa di quelli che definirei degli imbecilli, è stata coinvolta un’associazione che nella sua lunga storia si è guadagnata rispetto per la serietà e l’impegno mostrati. Si è generalizzato, facendo passare tutta la realtà alpina, anche quella degli alpini in armi, per qualcosa di diverso da ciò che è», afferma Favero, ricordando che dopo le denunce di molestie arrivate in seguito alle adunate a Trento e Milano l’associazione aveva già fatto «Azioni di sensibilizzazione». «Evidentemente non sono bastate e faremo di più - conclude Sebastiano Favero - anche con maggiori controlli durante le manifestazioni».