«Il nostro modello di autogoverno era un’eccellenza, ora non sembra più esserlo»

«Il nostro modello di autogoverno era un’eccellenza, ora non sembra più esserlo»
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Correva l’anno 1952 e il 1° maggio nasceva il Savt, il Syndicat Autonome Valdôtain Travailleurs che domani 1° maggio - al forte di Bard - festeggia i suoi primi 70 anni di vita. Un anniversario importante per il quale il Savt ha programmato, a partire dalle 15.45, una tavola rotonda moderata dalla giornalista Martina Praz durante la quale sarà affrontato «Il ruolo del sindacato ieri, oggi e domani».

La nascita del Savt riporta agli anni appena successivi la fine della Seconda Guerra Mondiale. I lavoratori in Valle d’Aosta diedero vita a un’organizzazione (Sections des travailleurs valdôtains) presente soprattutto nei settori industriale e metallurgico.

Il sindacato dei lavoratori valdostani è fondato su capisaldi quali garantire i posti di lavoro, contribuire all’attuazione dello Statuto Speciale, combattere lo spopolamento della montagna seguendo il pensiero di Emile Chanoux secondo cui l’abbandono del territorio avrebbe comportato un recesso della cultura e delle tradizioni valdostane. Il Savt ha saputo mediare nei rapporti tra le organizzazioni sindacali, tanto che nel 1972 fu capace di promuovere la federazione Cgil-Cisl-Savt-Uil.

Festeggiare i 70 anni del Savt è oggi l’occasione per ricordare il passato e guardare con grande attenzione al futuro. E chi meglio di François Stévénin - classe 1944, storico sindacalista chiamato nella seconda metà degli anni Sessanta da Bruno Salvadori a riorganizzare il sindacato poi, nel 1983, passato alla politica nell’Union Valdôtaine portando avanti le problematiche del mondo del lavoro - e Claudio Albertinelli, classe 1971, dal 2019 segretario generale del Savt.

«Nel 1967 lavoravo a Torino e mi occupavo della promozione di una grossa società. Mi chiese di tornare in Valle d’Aosta Bruno Salvadori. Ero molto perplesso - ricorda François Stevenin - perché avrei dovuto occuparmi di organizzazione, aspetto lavorativo di cui non mi ero mai occupato prima. Ci fu un incontro con l’allora vice presidente del Consiglio del sindacato, Albert Vuillermoz, e accettai. Il Savt, di cui segretario generale era Pierre Fosson, era in profonda crisi e in grave difficoltà. Era un sindacato debole e ridotto ad appena 350 iscritti. La realtà che mi si presentava in quel momento era che mi trovavo di fronte a una situazione complessa. Ma non potrei mai negare che per me il sindacato, dal giorno del mio insediamento, è stato una scuola di vita. Un cambio forte sia dal punto di vista politico, e soprattutto sociale. Il sindacato fino ad allora era stato collegato alla Uil a livello nazionale che poi creò a sua volta una sede in Valle d’Aosta che si prese anche la parte dell’assistenza dei lavoratori. Noi soffrimmo molto questo momento, in seguito ne uscimmo più forti di prima quando tutti pensavano che saremmo spariti. Nel giro di un anno arrivammo a circa un migliaio di iscritti. Quando nel 1983 lasciai il sindacato per entrare in politica gli iscritti erano diventati 4 mila. In quegli anni ebbi la fortuna di conoscere gli uomini che fondarono il sindacato Savt in Valle d’Aosta e le loro motivazioni: Pierre Fosson, Albert Vuillermoz, Ernesto Brevé, Graziello Péacquin, Pietro Bioley, Albino Fourier, Giancarlo Ravet, Oreste Boniface, Prospero Jordan e Silvano Bois che ne fu il primo segretario».

La storia della nascita del sindacato passò attraverso molte vicissitudini, compresa la crisi industriale che colpì l’intera regione. «Ho visto chiudere la Fera di Saint-Vincent, la Ilssa Viola, la Brambillla Filatura, la Brambilla costruzioni, la Guinzo e Rossi, la Montefibre di Châtillon, la Morgex Carbo, la Pollein confezioni. Fu un fatto tragico anche il rischio di chiusura della Cogne che si è salvata grazie a un’operazione che ha visto l’intervento della Regione e di Romano Prodi. Per il Savt era importante però riuscire a partecipare poi al nuovo sviluppo equilibrato della Valle d’Aosta e abbiamo sempre ritenuto nostro dovere essere presenti sul territorio. Solo così potevamo dare fiducia alla gente. Già allora avevamo una visione molto unitaria e nello stesso tempo globale del mondo del lavoro e delle diverse categorie. Fu per me sicuramente un’esperienza formidabile durata 17 anni e che continuo a portarmi dietro nella vita».

«Festeggiare 70 anni - parole dell’attuale segretario Claudio Albertinelli - ha un significato molto importante nella storia di una organizzazione sindacale. E un traguardo storico che fa riflettere su quello che è avvenuto in passato, soprattutto cosa si potrà fare guardando al futuro. Perché questa è la scommessa vera. Dobbiamo, infatti, capire come si deve porre il mondo sindacale in un mondo che è in continua e rapidissima evoluzione. Un tempo tutto si faceva più lentamente, oggi è una corsa continua contro il tempo e i cambiamenti rapidi della società. A questo interrogativo stiamo cercando già da qualche anno di dare una risposta coinvolgendo i giovani. È a loro, infatti, che chiediamo cosa si aspettano nel momento in cui, all’uscita di un percorso scolastico entreranno nel mondo del lavoro. E per questo che da alcuni anni abbiamo voluto entrare nelle scuole, conoscere sempre più da vicino questo ambiente. Attraverso le borse di studio che abbiamo istituito e che domani consegneremo durante la celebrazione del 70esimo anniversario del Savt che abbiamo voluto chiedere agli studenti delle scuole superiori di riflettere sul ruolo del sindacato, partendo dalla storia, nel prossimo futuro. Chi meglio di loro, ormai cittadini del mondo che verrà, potrebbe darci indicazioni in questo senso? La tavola rotonda accoglierà voci con esperienze diverse per avere un momento di stimolo, ragionamento e riflessione anche in un momento particolare che stiamo vivendo con la crisi di guerra Russia-Ucraina che sta creando a livello europeo danni importanti. Posso dire, a proposito, che noi valdostani, restando tra i nostri confini, negli ultimi anni abbiamo perso qualche occasione per fare meglio, per dimostrare che il nostro modello di autogoverno era un’eccellenza, ma che ultimamente non sembra più esserlo. E che quindi occorre riflettere tutti insieme su cosa non ha funzionato e ognuno per la propria parte rimettersi in gioco. Anche la pandemia ha mostrato molti problemi a livello socio-sanitario sul quale bisogno ragionare per una riforma che è ormai necessaria ma di cui nessuno vuole parlare».

La manifestazione del 1° maggio

I sindacati si ritroveranno a Verrés per la Festa dei Lavoratori. Il programma prevede il ritrovo alle 10 nel piazzale Fiorìn e il corteo nella via centrale per giungere al monumento ai Caduti (davanti al Municipio), dove verrà deposta la corona d'alloro.

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