25 aprile, «Si fermi la guerra e i russi devono tornare a casa»
«Lo dico nel modo più semplice: la Russia ha aggredito l'Ucraina e nel fare questo si è assunta tutta la responsabilità etica e politica degli avvenimenti che ne conseguono, le morti, le distruzioni, la sensazione di pericolo che percorre l'Europa e la destabilizzazione del mondo. Ciò che possiamo dire è si fermi la guerra e i russi devono tornare a casa». Lo ha detto il vicepresidente nazionale dell'Anpi, Alessandro Pollio Salimbeni, durante le celebrazioni per il 25 aprile in piazza Chanoux ad Aosta. Nel capoluogo regionale, sono stati ricordati i caduti in guerra con la deposizione di una corona al cimitero comunale e al Giardino della Rimembranza, in via Boniface Festaz. Le celebrazioni si sono concluse in piazza Chanoux con l'alzabandiera e la deposizione di una corona al monumento del soldato valdostano alla presenza delle autorità civili, militari e religiose, dei rappresentanti dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia e della associazioni combattentistiche e d'arma, dei militari del Centro addestramento alpino e della banda municipale di Aosta. Erano presenti il presidente della Regione Valle d'Aosta Erik Lavevaz, il sindaco di Aosta Gianni Nuti, il comandante del Centro addestramento alpino Marcello Orsi e il segretario della sezione valdostana dell'Associazione nazionale ex internati Sergio Milani. La cerimonia si è aperta con la lettura dei primi sei articoli della Costituzione italiana, a cura dei ragazzi (Edoardo Pesche, Sophie Bionaz, Margot Bionaz, Thierry Empereur, Martina Tiraboschi, Lorenzo Andreo, Nicolò Andreo, Jacopo Caputo, Davide Andreo, Andrea Capano, Zoe Fruttaz, Mattia Goi, Simone Goi e Lorenzo Tiraboschi) del Gruppo sportivo dei Vigili del Fuoco Giuseppe Godio (foto).
La Resistenza «è stata un fatto plurale e multiplo», ha ricordato Salimbeni, animata «da combattenti in armi e combattenti senza armi, ma i primi non ce la faranno mai senza la solidarietà e il sostegno, anche solo psicologico, dei secondi». E aggiunge: «La pace non si invoca, si costruisce, ma il problema è che la pace non è soltanto l'assenza di guerra. Pace è una cultura diversa. Pace è cercare di comprendere le preoccupazioni di ciascuno e a partire da queste costruire un sistema di sicurezza collettiva condiviso», che si traduce in «sicurezza europea, politica estera europea, difesa europea, intesa come funzione di autoprotezione senza orizzonte di sfida, e progressiva rinuncia alle armi nucleari». L'arma nucleare «fu conclusione della seconda guerra mondiale e dopo di essa nulla è più stato come prima - ha concluso il vicepresidente nazionale dell'Anpi -: l'artigiano della pace che richiama il Papa da quel punto deve iniziare il suo lavoro».
Per il Presidente della Regione Erik Lavevaz, la Festa della Liberazione, il 77° anniversario della Liberazione assume un significato particolare, «impregnato di un forte valore politico e civile. Celebrare il 25 aprile significa rinnovare l’impegno a trovare la strada per la pace, confermando le affermazioni della Costituzione verso il rifiuto della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Lo sguardo non può che rivolgersi verso la deprecabile aggressione russa all’Ucraina, che mette alla prova quei valori conquistati proprio attraverso la Resistenza».