Irma Machet, la storia di una vita legata a filo doppio con i 65 anni dell’Hotel Filey di Antey-St-André

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Compie 65 anni nel 2022 l’Hotel Filey, dal nome dell’omonimo villaggio di Antey-Saint-André, costruito nel 1956 - con 526.369 mattoni interi, 77.469 mezzi mattoni, 6.969 quarti di mattone e 5.869 bernardini, a quel tempo la contabilità di cantiere non era uno scherzo - ed inaugurato nel giugno del 1957, inizio della «grande avventura», da Vittorio Machet e da Alda Betemps, i genitori di Irma Machet, l’attuale proprietaria, nata ad Aosta il 5 ottobre 1953, e di Alida Machet del 1950 e già mancata nel 1999.

Dopo il matrimonio nel 1949, gli sposi Alda di Nus, dove era nata il 26 ottobre 1924, e Vittorio nato a Torgnon il 15 settembre 1924 andarono ad abitare proprio con la sua famiglia che viveva a Berzin di Torgnon, dove crebbe Irma, frequentando le scuole elementari ad Antey-Saint-André. «Era una pluriclasse - ricorda Irma Machet - e ebbi la stessa maestra per 5 anni, Elinda Jannel, di cui ho un buon ricordo, pur con qualche aneddoto che richiama i metodi educativi di un tempo. Rammento che in seconda, nel giorno del compleanno della maestra Jannel, le consegnammo un regalo con un biglietto di auguri, nel quale era scritto buon compleanno ma con una “n” sola. Così per 2 giorni la signora Jannel fece scrivere all’intera classe compleanno correttamente. Alla fine tutti lo imparammo...».

Poi fu la volta delle medie a Châtillon e del trasferimento ad Aosta per il primo anno del Liceo scientifico. «Era il 1968 e in me prevalse la voglia di tornare in albergo. Era il lavoro che mi piaceva, sin da bambina. Quando avevo 10 anni un fornitore di biancheria che veniva da Genova per avvisare che sarebbe passato aveva mandato una cartolina che rappresentava un ristorante con la tavola apparecchiata. Un’immagine che me fu un modello, nelle prime esperienze in sala da pranzo, per la “mise en table”. Avevo appunto 10 anni quando con mia sorella andavamo da un tavolo all’altro per domandare ai clienti quali vini desiderassero. Ho un ricordo vivido di quando a 14 anni già servivo in sala: ritirando il piatto a un cliente di cui ancora ricordo bene nome e cognome - Luigi Ceccone di Torino - arrivato quel giorno, mi cadde una posata e fui fulminata dallo sguardo di papà Vittorio, che coordinava il servizio in sala. Il cliente mi disse “non si preoccupi, sa come sono i datori di lavoro” ed io precisai che si trattava, non del mio capo, ma di mio padre.»

Anche la sorella Alida ha sempre lavorato nell’albergo, tenendo la contabilità ed aiutando dove serviva. Irma invece fino ai 35 anni è stata in sala, poi in cucina, affiancando diversi cuochi, tra i quali Francesco Chentre, per 17 anni e che in seguito ha fondato un proprio ristorante a Ollomont, suo paese di origine. «Francesco Chentre aveva una figlia, Katia, che ora ha 46 anni e che in estate veniva a vivere nell’hotel con il papà. Era una bambina autonoma e molto vivace e allegra, tuttavia un giorno, vedendola entrare in cucina per farsi fare le trecce, tutto indaffarato prese il trinciapolli e gliele tagliò. Così funzionava, il cuoco durante il servizio non va disturbato, è una delle regole d’oro della ristorazione.» Dopo Francesco Chentre, ha collaborato con l’Hotel Filey, per circa 10 anni, il cuoco Maurizio Arioli di Nus, dal quale Irma Machet ha ricevuto molti consigli utili, tanto che dopo avere affiancato per oltre 25 anni questi 2 cuochi ha deciso di curare personalmente la cucina, raccogliendo grandi soddisfazioni. «L’attività creata dai miei genitori - papà Vittorio è mancato nel 2003, la mamma Alda nel 2018 - è stata portata avanti con grande entusiasmo e tanti sacrifici. - aggiunge Irma Machet - Questo si è potuto fare grazie al lavoro di squadra, e alle tante persone che mi hanno aiutato - tra dipendenti, fornitori, idraulici, elettricisti e manutentori - che si sono sempre prestati, collaborando come in una grande famiglia.»

In effetti i Machet del Filey non sono mai rimasti fermi, ampliando, migliorando e creando dei nuovi servizi. Nel 1957 l’albergo aveva 27 camere, solo con il lavandino all’interno e il bagno co-mune sul piano, poi nel 1960 è avvenuta una prima aggiunta tanto che le stanze sono diventate 47, tutte dotate di servizi igenici. Nel 1975 sono stati amplianti la reception, il soggiorno, la sala da pranzo e la cucina. Nel 1980 si è poi aggiunto un nuovo edificio adibito a residence, con 10 appartamenti dotati pure di angolo cottura. Nel 2019 un piano di questa struttura è stato rinnovato creando delle suites, una delle quali ha la sauna interna e l’altra una vasca idromassaggio. Nel 2000, infine, una grande ristrutturazione ha riportato il numero delle camere alle 27 originarie, tutte più ampie e dotate di salotto, così come nelle parti comuni hanno trovato posto una sauna ed una palestra per gli ospiti.

Di clienti ne sono passati a migliaia in 65 anni di apertura. Alcuni sono veri e propri amici, soprattutto quelli che frequentano la struttura in estate, più fidelizzati, tanto che alcune famiglia di turisti sono alla quinta generazione. «Certo i ricordi sono tantissimi, ad esempio come dimenticare quando nel febbraio del 1966 la cantante Caterina Caselli scelse l’Hotel Filey come contesto per un servizio fotografico. Da una delle foto venne tratta la copertina del 45 giri “L’uomo d’oro/Perdono”, nella quale si distingue nettamente luna delle facciate dell’albergo. Oltre a raffigurare sullo sfondo la nostra struttura, le fotografie del servizio ottennero una notevole risonanza mediatica grazie alla notorietà, tra i giovanissimi dell’epoca, di Caterina Caselli, allora conosciuta come “casco d’oro”. Le immagini - rievoca Irma Machet - vennero pubblicate sulla rivista specializzata di musica “Ciao Amici” del 21 febbraio 1966 ed 1 fu utilizzata per la copertina di “Motociclismo”, rivista leader del settore delle 2 ruote. Tra gli ospiti più recenti è stato da noi per una breve vacanza anche Arturo Muselli, attore della serie tv “Gomorra”, nella quale interpreta il ruolo di un giovane boss del quartiere di Scampia, Enzo detto “Sangueblu”.»

Negli anni Irma Machet ha visto il suo mondo lavorativo cambiare. «Certamente, ad esempio ora abbiamo meno richieste come residence, poiché anche i privati affittano gli alloggi anche solo per 2 o 3 giorni, tenendo dei prezzi più bassi, mentre una struttura ha dei costi di gestione logicamente alti. Invece abbiamo una maggiore richiesta e parecchie soddisfazioni dalle camere. Fino al 2019 avevamo un turismo anche invernale, con settimane bianche e stranieri, oltre agli italiani, anche gruppi di sci club, che a causa della pandemia si sono bloccati e stanno riprendendo solo adesso. L’insegnamento che ho avuto da mio papà Vittorio è che puntare sulla qualità alla fine premia sempre, perché i clienti si fidelizzano. Per esempio, acquistare della buona pasta, dal pastificio Setaro di Napoli nel nostro caso, costa sicuramente di più, ma dà un ritorno in gradimento, che si percepisce dalla soddisfazione del cliente. E così è in tanti diversi aspetti del nostro lavoro.»

Grazie alla passione per il ballo liscio, che ha ereditato dal padre Vittorio, Irma ha conosciuto nel 1980, 27enne, il marito Ugo Casagrande, nato il 2 gennaio 1940 ad Aosta. Sposati nel 1988, sono andati a vivere a Nus, dove Ugo gestiva il negozio “Ugo Sport” di articoli sportivi rilevato dopo essersi licenziato nel 1980, dalla Cogne dove aveva lavorato per 25 anni. Nei mesi di chiusura dell’albergo, anche Irma collaborava alla gestione dell’attività commerciale, venduta nel 2014, i cui locali ospitano attualmente la Farmacia Fabbri. Ora è quindi Ugo ad aiutare nell’Hotel Filey, dove tra l’altro cura i 2.000 metri quadrati del giardino e dell’orto, che fornisce zucchine, fagiolini, piselli, cavoli, insalata, cipolle, aglio ed erbe aromatiche per la cucina di Irma, che si avvale inoltre dei prodotti dell’azienda agricola Mondino di Saint-Vincent.

«Certo - ricorda con rammarico Irma Machet - gli anni buoni sono gli anni buoni del turismo sono ormai passati, erano quelli tra il 1970 e il 2000. Ora i clienti hanno esigenze esagerate, a partire da quelle alimentari, soprattutto in inverno quando l’hotel è scelto da una clientela più giovane. L’estate per Antey è la stagione dei clienti che potranno definire “plus agés” e fidelizzati, con i quali la conoscenza è personalizzata, quelli che un tempo costituivano lo zoccolo duro del turismo valdostano della media montagna, che ha sempre apprezzato località dall’altitudine non elevata, luoghi tranquilli e bene organizzati, dove villeggiare appunto, come si diceva una volta. Un sistema turistico che ad esempio solamente a Antey vedeva la presenza di alberghi come il Marmore, il Maebé, il Mon Repos, il Pession, il Beau Sejour, il Funivia oppure la Pensione delle Rose e la Monte Cervino. Ora è tutto così veloce che questo turismo amante della montagna, del paesaggio, delle camminate nella natura sta diventando un fenomeno di nicchia. Comunque per noi, per la nostra famiglia, dentro i muri dell’Hotel Filey sono 65 anni di ricordi, di sacrifici, di impegno e di successi, visto che abbiamo dedicato la vita all’attività alberghiera.»

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