Alberghi, è una Pasqua deludente

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La Pasqua così alta, con temperature da primavera inoltrata e l’imminente chiusura dei comprensori sciistici ha disincentivato le prenotazioni nelle località di montagna. Quindi tra gli operatori dell’ospitalità turistica serpeggia un po’ di malcontento e, nella migliore delle ipotesi, solo per il fine settimana di Pasqua, un cauto ottimismo.

Tra i soddisfatti, Eloise Bechaz, titolare di Hotel Relais des Glaciers di Champoluc ad Ayas, che si dichiara contenta perché ha la struttura piena anche in questo periodo, sia pure per soggiorni brevi, di 2-3 giorni, sia di stranieri che di italiani. «La nevicata tardiva ha influito, facendo ripartire le prenotazioni, perché ha sventato il rischio di chiusura impianti al 10 aprile. Rispetto agli anni pre-Covid, abbiamo avuto più italiani perché i tour operator hanno lavorato un po’ meno, ma non sono mancati britannici, svedesi e danesi, pochi invece i francesi e gli svizzeri».

«Il caldo e la mancanza di neve hanno condizionato le scelte di questa Pasqua tardiva» secondo Massimiliano Draghi, direttore del Grand Hotel Cervino di Breuil Cervinia, che ha un’occupazione del 50 per cento, di cui l’80 per cento italiani, e spera ancora in qualche prenotazione last minute.

Alcuni alberghi hanno addirittura già chiuso, per mancanza di prenotazioni o perché non era economicamente sostenibile prolungare di 15 giorni i contratti al personale per avere clienti solo nel fine settimana pasquale. E’ il caso dell’Hotel Re delle Alpi di La Thuile, il cui titolare Giovanni Glauco Falzone ha riscontrato «un po’ di movimento nella località a marzo e inizio aprile, anche perché le piste da sci sono aperte e ben innevate; poi il fattore guerra e l’aumento delle spese hanno fatto desistere i titubanti dal prenotare per Pasqua, che comunque rispetto al solito ha richieste “mordi e fuggi”».

Giuseppe Comola, titolare del Ristoro Sitten a Gressoney-La-Trinité, ha chiuso l’albergo mercoledì 13 aprile, tenendo aperto il ristorante fino a martedì 19, ultimo giorno di apertura piste: «Mancano gli italiani e, per quanto riguarda gli stranieri, a Gressoney abbiamo avuto un grande gruppo di belgi che ha riempito una decina di strutture. Partiti loro, le prenotazioni sono crollate».

Neppure a Courmayeur la situazione è migliore, come riferisce Alessio Berthod, titolare dell’Hotel Berthod, al 75 per cento dell’occupazione: «Quasi tutte le strutture aperte hanno ancora disponibilità, nonostante il meteo favorevole e gli impianti aperti. Un problema importante per il nostro comprensorio è che è piccolo. Quelli della Savoia e del Vallese sono più grandi e appetibili per i mercati stranieri, in calo quest’inverno a Courmayeur. Dovremo fare delle riflessioni, perché ci stiamo “tarando” su una clientela da fine settimana, che per le strutture ricettive non è economicamente sostenibile».

E’ tutto abbastanza fermo pure a Valtournenche, nonostante l’innevamento sia buono e gli impianti aperti fino a Pasquetta (a Cervinia fino al 1° maggio). «Negli ultimi giorni è migliorata la situazione, la speranza è ancora di avere un buon fine settimana di Pasqua» commenta Marco Gorret, titolare dell’Hotel Punta Cian, al 90 per cento di occupazione, perlopiù con clienti italiani.

Remy Herren, titolare dell’Hotel Rendez-Vous di Aymavilles e delegato Adava anche per Cogne, riscontra tanti hotel già chiusi a Cogne, dove la stagione invernale si è conclusa il 30 marzo (con la chiusura delle piste) e si pensa alla riapertura di sabato 21 maggio per la tappa del Giro d’Italia e in vista della stagione estiva. «Nel mio hotel non c’è il pienone, siamo intorno all’80 per cento. Prevalgono gli italiani, con qualche francese e svizzero. Quando Pasqua è così alta le più penalizzate sono naturalmente le località sciistiche. Se fa caldo in città non si pensa allo sci, ma al mare, ai laghi o al turismo culturale».

A Saint-Vincent, all’Hotel Elena, un mese fa erano arrivate molte richieste, che poi da fine marzo si sono bloccate. «Quando Pasqua è così alta si preferiscono posti più caldi per una vacanza» riferisce il titolare Alessandro Perosino. «Giovedì 14 hanno ricominciato a squillare i telefoni, speriamo ancora in quale richiesta last minute. Siamo al 50 per cento di occupazione, quasi tutti italiani, percentuale più bassa della media del 2019 e degli anni precedenti, in cui si arrivava al 90 per cento».

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