Tra i banchi degli artigiani la Fiera diventa spettacolo
La prima Fiera ad aprile ha riservato più di una sorpresa ai suoi affezionati frequentatori. A partire da Giangiuseppe Barmasse di Valtournenche, uno dei nomi più noti della manifestazione, che all’ombra della Porta Pretoria ha esposto per la prima volta nella sua carriera di scultore un’opera astratta tra quelle tradizionali raffiguranti scene di vita agropastorale. «È in noce e si intitola “Coincidenze speciali” - spiega Giangiuseppe Barmasse - proprio per celebrare questa inedita edizione primaverile della Foire che ha coinciso con la fine dello stato di emergenza per l’epidemia di Coronavirus. Speriamo, però, che dal prossimo anno si torni a farla il 30 e il 31 gennaio».
Tra i pezzi sul banco poco distante di Marco Joly di Arnad - altro nome celebre della Millenaria - spicca la trave di un camino con 8 santi e un crocifisso. Quest’ultimo è parte integrante dell’opera ma è staccata da essa e la sormonta. «Nelle altre sculture ripropongo le greggi di pecore - riferisce Marco Joly - che sono il mio marchio di fabbrica. Sono stato tra i primi a farle, poi le hanno riprese in tanti». I prezzi vanno da 70 a 2mila euro.
Forme moderne e levigate per Jean Gadin di Saint-Nicolas che assieme al padre Carlo propone alla Porta Pretoria volti - da Pulcinella a Don Chisciotte, da Giulio Cesare a Socrate - e originali stappabottiglie. «Sono la novità di quest’anno e ricordano animali stilizzati. - afferma Jean Gadin - Per farli ho utilizzato noce e noce bianco, ciliegio, frassino, acero, tiglio, pero e melo». Per i cavatappi si parte dai 15 euro e si arriva ai 350 euro per le maschere più grandi.
Innocenzo Petey di Valpelline è un dipendente Enel in pensione che ha riscoperto la passione della scultura, trasmessagli quando era bambino dall’indimenticato maestro François Cerise. «Quando passeggio in montagna - racconta Innocenzo Petey che è nella piazza della Porta Pretoria - scelgo pezzi di ginepro, castagno, pino e larice nei quali intuisco forme di animali che poi completo con dei ritocchi. Infine aggiungo gli occhi che sono pietre trovate nei letti dei torrenti».
Cesare Bottan quest’anno festeggia le nozze d’oro con la Fiera. La moglie Anita Trèves è con lui in via Sant’Anselmo. Ex vigile urbano e sindaco di Bard dal 2005 al 2015, ha iniziato a scolpire il legno e poi si è innamorato della pietra ollare. «Mezzo secolo fa gli artigiani erano molti meno di oggi - ricorda Cesare Bottan - e i banchi partivano dall’Arco d’Augusto e arrivavano fino alla Porta Pretoria. Ho partecipato a tutte le edizioni: passione ma anche fortuna, dato che la salute mi ha sempre assistito».
Ancora pietra ma marmo verde è il materiale preferito da Donato Savin di Cogne, la cui fama ha valicato da tempo i confini regionali, che è in via Porta Pretoria. «Espongo dei suonatori e degli strumenti musicali perché volevo portare un po’ di allegria in questi tempi così cupi. - dichiara Donato Savin - E poi quando scolpisco ascolto sempre la musica, specialmente brani di cantautori italiani».
Domenico Valter Pino di Saint-Christophe, dipendente del Casinò di Saint-Vincent, realizza tatà, tra i quali uno con i colori dell’Ucraina. Il pezzo forte sul suo banco in via Monsignor de Sales, però, è un enorme cavallino con le ruote. «Pesa 60 chilogrammi - riferisce l’artigiano - e per farlo ho utilizzato legno poco pregiato, come quello dei bancali. È completamente smontabile per agevolarne il trasporto». Il prezzo? 1.500 euro.
In piazza Giovanni XXIII luccicano al sole i bastoni da passeggio intagliati e dai colori sgargianti di Bernardo Foti di Charvensod che partecipa alla Fiera di Sant’Orso dal 2001. «Ho iniziato frequentando i corsi di Ornella Crétaz - rammenta l’artigiano - e per realizzarli uso pezzi di nocciolo e frassino che trovo quando vado a spasso con il cane». Prezzi dai 60 euro in su.
Un progetto che cresce a ogni edizione della Fiera è la famigliola in vannerie del tipografo in pensione Ezio Andrea Danne di Saint-Christophe i cui personaggi in via Xavier de Maistre sono tra i più fotografati. «Ai genitori, che ho chiamato Melie e Tobie, - dice Ezio Danne - ho aggiunto la bimba Celie con le pecorelle. È una bella Fiera, la gente non manca e compra: propongo pezzi tra i 10 e i 60 euro».
Poco distanti sono spettacolari pure il cavallo e il cane - un border collie - a dimensioni naturali realizzati dal maniscalco Michel Pelliccioni con ferri di cavallo. «Non sono in vendita - precisa Michel Pelliccioni - ma li esporrò nel museo a cielo aperto che sto allestendo sul prato davanti a casa mia a Planet di Gignod».
Un’altra opera che non passa inosservata è quella di Davide Ireneo Tornago di Pontey che in via Guido Rey incanta i visitatori con un sensazionale mosaico di 1 metro e 30 centimetri per 1 metro e 40 che riproduce il Forte di Bard. «Ho impiegato 3 anni per trovare le pietre dei colori che mi servivano cercandole in tutta la Valle d’Aosta, tra le quali serpentinite, ossidiana e pirite aurifera. - racconta l’artigiano-artista - Poi sono stati necessari 8 mesi per finire l’opera: ogni frammento di pietra è stato collocato al suo posto con colle professionali e una pinzetta per sopracciglia». Un lavoro certosino che per il suo autore vale 7mila euro.