Mont Avic: timone a Daniele Stellin Parco, inizia il «dopo Massimo Bocca»

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Dalla sede del Consorzio regionale per la tutela, l’incremento e l’esercizio della pesca in Valle d’Aosta alla direzione dell’Ente Parco Mont Avic. Per Daniele Stellin, classe 1974, laureato in Scienze naturali all’Università degli Studi di Pavia è questo il nuovo incarico che lo vede già all’opera da venerdì scorso, 1° aprile, dopo avere vinto il concorso indetto dalla Regione per ricoprire il ruolo del posto lasciato vacante da Massimo Bocca, alla guida dell’Ente parco sin dalla sua istituzione avvenuta nel 1991 (il parco era già stato istituito nel 1989 con la legge regionale numero 66) e in pensione da giovedì 31 marzo.

Il neo direttore Daniele Stellin si è dunque insediato ufficialmente negli uffici della sede amministrativa dell’Ente Parco, in località Fabbrica a Champdepraz (la sede operativa è a Covarey di Chevrère). Il passaggio di testimone vero e proprio tra l’ex Massimo Bocca e il neo direttore è stato fatto però lunedì mattina 4 aprile per la foto di rito, insieme al presidente dell’Ente, Davide Bolognini.

Daniele Stellin ha lavorato come naturalista per una decina di anni, dal 2002 a 2012 al Dipartimento Risorse naturali della pubblica amministrazione, dove si occupava della fauna ittica nell’ambito dell’Ufficio Fauna, poi per altri 10 anni come dirigente del Consorzio regionale per la tutela, l’incremento e l’esercizio della pesca in Valle d’Aosta.

«Sono talmente fresco di nomina - parole che un po’ tradiscono l’emozione quelle di Daniele Stellin - che ancora devo metabolizzare questo traguardo. Sono un naturalista di formazione e ho iniziato qui, nel parco tanti anni fa la mia professione. La mia tesi di laurea ha riguardato proprio gli ambienti di acqua dolce di quest’area protetta. Quello fu il mio primo lavoro di campo. E dopo quei primi passi legati al Mont Avic, arrivare dopo 20 anni a essere il direttore è una grandissima soddisfazione. Non me lo sarei mai immaginato 20 anni fa. Però, guardando indietro, posso dire che è stato un percorso con una sua logica viste le mie precedenti esperienze lavorative. Un bel traguardo davvero. Un onore, e anche una grande responsabilità. Devo fare i complimenti al personale del parco tutto che ha fatto molto in questi 30 anni. Una realtà continuamente in crescita. Cercherò di fare al meglio il mio lavoro, senza dimenticare quanto ha costruito Massimo Bocca che è stato il primo e unico direttore di questo primo trentennio dell’Ente Parco e con cui ho avuto modo già di lavorare negli anni».

In oltre 30 anni alla guida dell’area protetta di acqua sotto i ponti ne è passata. E per Massimo Bocca, classe 1959, andato in pensione lo scorso 31 marzo, la sensazione di fine lavoro per il parco è strana perché, dice, «31 anni sono una vita. Non sono un breve periodo. E se da un lato c’è la sensazione strana di non abitare più una sorta di seconda casa quale è stata per me il parco, dall’altro lato adesso avrò più tempo per fare altre cose. In particolare potrò dedicarmi maggiormente alle scienze naturali che purtroppo la burocrazia mi ha sempre impedito di curare come avrei voluto e poi perché la tranquillità mi permetterà di fare meglio il nonno di Pietro che oggi ha 5 anni».

Per quanto riguarda il passaggio di testimone al suo successore, Massimo Bocca aggiunge: «Lascio un gruppo di persone straordinarie, nel senso che c’è sempre stata molta collaborazione tra noi. Persone che lavorano da sempre con passione e competenza. Daniele, che ha competenze naturalistiche molto solide, avrà sicuramente un bell’aiuto. E con il presidente Davide Bolognini che traghetta la vecchia gestione con la nuova, dal punto di vista della direzione non è un salto nel buio. Un nuovo modo di operare può essere molto positivo, ma io credo che non ci si sia fermati a fare sempre le stesse cose in tutti questi anni, anche se il direttore è rimasto sempre lo stesso. Almeno, io la penso così e spero di non essere mai stato un freno. Aria nuova, esperienze e competenze non potranno che fare del bene al parco».

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