Caro benzina, «La causa non è solo la guerra in Ucraina»
«In questa fase di confusione le tendenze del mercato appaiono sempre più imprevedibili, non siamo in grado di capire cosa succederà nel breve termine e l'impressione è che siamo di fronte ad un periodo lungo di instabilità e prezzi pesantissimi, e non sarà certo la cosiddetta transizione energetica a tirarcene fuori». Lo dice Graziano Dominidiato, presidente di Confcommercio Valle d'Aosta, commentando il caro carburante e l'aumento dei prezzi dell'energia, ulteriormente esplosi dall'inizio del conflitto ucraino. Dallo scoppio della guerra, «la quotazione internazionale dei prodotti raffinati è cresciuta del 18 per cento per la benzina e del 30 per cento per il gasolio - spiega Fabio Martinet, presidente della Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti (Figisc) della Confcommercio VdA - con un conseguente aumento del prezzo finale alla pompa, sul quale pesano un'accisa di 0,728 euro/litro per la benzina e di 0,617 per il gasolio, più Iva». Fabio Martinet fa chiarezza: «Le cause non sono solo dovute alla guerra in Ucraina: i prezzi di gas e luce sono in tensione da mesi e da fine gennaio anche il petrolio stava sopra 80 dollari al barile. Ma la guerra ha fatto esplodere i prezzi, anche al di là dei timori che le sanzioni decretate contro la Russia possano far venir meno una parte dei prodotti e ci si è aggiunta una forte speculazione internazionale».
E aggiunge: «Non vi è oggi una autentica giustificazione a questi prezzi, che contribuiscono a mettere ulteriormente in crisi imprese e famiglie già provate dai costi delle altre fonti energetiche». Anche per Fabio Martinet, «non basterà la transizione energetica a tirarci fuori da questa dura fase». E avverte: «Qualunque sia il prezzo della benzina che vi viene chiesto di pagare, ricordate che al benzinaio con la divisa che vedete nel distributore vengono sempre e solo 3,5 cent/litro, qualunque sia il prezzo e con quei 3,5 cent deve pagarsi tutti i costi, le tasse, la previdenza e, forse, remunerare il proprio lavoro». La categoria dei gestori delle stazioni di rifornimento «è penalizzata da questa crisi quanto lo è il consumatore», prosegue il Presidente dei gestori dei distributori di carburante in seno alla Confcommercio VdA. «Era già provata dalla prolungata stagione della pandemia, con una drastica perdita di vendite - conclude - ; poi è arrivato il costo dell'energia elettrica, che già prima dei rincari valeva un 20-25 per cento dei nostri costi, infine ora l'aumento della merce che vendiamo con un enorme incremento della nostra esposizione finanziaria verso il fornitore e delle spese delle commissioni bancarie».